Calciatori, capi di Stato, regine e principi. In tutto il mondo è caccia ai personaggi che con il loro buon esempio sapranno convincere gli scettici a vaccinarsi contro il Covid. La regina Elisabetta e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si sono già detti pronti per l’iniezione. E per Joe Biden e Kamala Harris si parla di una immunizzazione ancora prima dell’entrata alla Casa Bianca.
Dopo che l’Agenzia del farmaco ha dato l’ok a Pfizer, le prime somministrazioni inizieranno in tutta Europa già dopo Natale e nel nostro Paese proseguiranno per 21 mesi. Al sollievo però si aggiungono i dubbi, alimentati dalle notizie delle ultime settimane. Ci sono stati alcuni casi di gravi reazioni allergiche registrate con il vaccino Pfizer e 2 case farmaceutiche, AstraZeneca e Sanofi, hanno annunciato di dover prolungare la sperimentazione per capire meglio la reale efficacia dei loro prodotti. Ma secondo gli esperti sono proprio questi rallentamenti a doverci rassicurare.
«Sono la dimostrazione che se le cose non sono tutte nell’ordine giusto non si parte» spiega Guido Rasi, professore di Microbiologia all’università Tor Vergata di Roma e già direttore esecutivo dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema). «Il grande equivoco è pensare che le procedure di autorizzazione siano state affrettate. L’Ema ha fatto quello che si dice un “rolling review”: anziché aspettare il dossier completo dalle aziende, le informazioni sono state esaminate man mano che arrivavano. C’è una squadra di 2-300 persone che da marzo lavora solo a questo».
Ma per sottoporci con tranquillità alla vaccinazione ci sono altre cose da sapere. Queste.
Si dice che i vaccini potrebbero essere autorizzati “in emergenza”, che cosa vuol dire?
«Attenzione, l’Ema non userà procedure di emergenza» chiarisce il professor Rasi. «Darà quella che si definisce un’autorizzazione piena ma condizionata. Con il via libera condizionato si intende che le aziende si impegnano a proseguire la sperimentazione sulle altre fasce di popolazione non ancora esaminate, per esempio i bambini e le donne in gravidanza. A questo si aggiungerà un monitoraggio molto stretto».
È vero che alcuni effetti collaterali si vedranno solo con la vaccinazione di massa?
«Durante la sperimentazione non è emerso nessun effetto grave, i dossier parlano di sintomi lievi come gonfiori locali, o qualche linea di febbre, risolti in poco tempo» spiega Stefano Vella, docente di Salute globale alla Cattolica di Roma e già direttore del Centro per la Salute globale dell’Istituto superiore di sanità. «Per il futuro, ogni farmaco e trattamento, quando viene somministrato su larghissima scala, può svelare effetti rarissimi (meno di uno ogni 10.000 persone, ndr)». Accade però su persone che hanno già patologie, magari non note.
Nei primi giorni di somministrazione in Gran Bretagna e in Alaska ci sono stati casi di grave reazione allergica. C’è il rischio che accada anche da noi?
«I due cittadini britannici avevano già avuto in passato shock anafilattici. Non sappiamo perché si sia deciso di vaccinarli, ma nei documenti presentati da Pfizer è scritto che il vaccino non è stato sperimentato su queste persone. Sono soggetti a rischio e, come da prassi, l’Agenzia del farmaco europea escluderà sicuramente la categoria o darà indicazioni perché il vaccino venga somministrato in condizioni di massima sicurezza, cioè in centri preparati per rispondere subito a eventuali reazioni avverse» risponde il professor Rasi. «Altra cosa è il caso registrato in Alaska: riguarda una persona che non aveva mai avuto reazioni simili e sembra non essere allergica. L’Agenzia europea si è messa subito in contatto con quella americana per esaminare i dati e capire: in questi casi se la reazione risulta legata al vaccino, al momento del rilascio dell’autorizzazione vengono date indicazioni più restrittive».
Al di là di questi casi ci saranno degli esclusi dal vaccino?
All’inizio non verranno vaccinati bambini e donne in gravidanza, su cui non c’è stata sperimentazione. Anche gli immunodepressi potrebbero avere indicazioni specifiche. «In genere vengono esclusi dai vaccini del tipo vivi attenuati, come quello del morbillo, ma nessuno dei prodotti contro il Covid appartiene alla categoria» spiega Stefano Vella.
Ci potranno essere effetti collaterali a lungo termine?
«Sono passati 6 mesi dall’inizio delle sperimentazioni, e nei volontari non sono stati riportati effetti a distanza» tranquillizza Rasi. «Non possiamo avere la certezza sul futuro, ma le tecniche usate per questi vaccini fino a oggi non hanno mostrato effetti a lunghissimo termine».
Eppure dei vaccini a Rna, quelli di Pfizer e Moderna, si dice che usano tecniche troppo nuove per essere sperimentate su miliardi di persone.
«La tecnica dell’Rna è già usata da diversi anni negli antitumorali, e fino a oggi non ha dato problemi di sicurezza» spiega Rasi. «Tutti i vaccini, in maniera diversa, hanno il compito di portare al nostro organismo le informazioni sul “nemico”, perché prepari le armi. L’Rna, che non per caso viene chiamato messaggero, arriva come un postino nelle nostre cellule, trasportato in una particella di grasso, e “consegna” l’informazione di come si fabbrica la proteina del virus, la spike. Sono le nostre cellule che, leggendola, producono la spike. A quel punto il sistema immunitario la riconosce come estranea e la attacca, producendo gli anticorpi necessari. Noi non riceviamo un virus, ma solo un messaggio. Per questo è una tecnica sicura»
Vaccino anti-Covid: una rete di vigilanza in tutta europa
Il 27 dicembre è il Vaccine day in tutta Europa, a cui i Paesi dell’Unione vogliono partecipare con una vaccinazione generale simbolica. In Italia si comincia da operatori sanitari e ospiti delle rsa ma entro fine febbraio dovrebbe partire la vaccinazione di massa ai cittadini. Saranno allestiti nelle piazze 1.500 capannoni a forma di primula, ma si sta pensando anche a spazi fieristici, o drive in.
L’Agenzia del farmaco sta sviluppando un’anagrafe vaccinale e le aziende produttrici dovranno condurre nuovi studi sulla popolazione vaccinata per monitorare efficacia, durata della protezione e sicurezza. È un modo per individuare subito effetti collaterali rarissimi che non sono già emersi. «Tutti potranno segnalare al servizio di farmacovigilanza o attraverso il proprio medico problemi e sospetti effetti negativi» spiega Stefano Vella, docente di Salute globale alla Cattolica di Roma. «Le informazioni saranno condivise a livello europeo in tempo reale. Succede già oggi: se un farmaco dà un effetto inaspettato, l’Ema ha
la possibilità di intervenire subito modificando le indicazioni o prendendo altri provvedimenti».