Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che le nostre vite sarebbero cambiate. Così. Senza preavviso. In un weekend. La pandemia degli scorsi mesi, che affrontiamo ancora con un misto di fatalismo ha rimesso in discussione tutto. Ma soprattutto ci ha fatto capire quanto gli equilibri su cui si basa tutta la nostra vita siano fragili. È questo che vuole raccontare, attraverso immagini autentiche, la mostra promossa dall’Associazione Fotografica in collaborazione con l’Amministrazione comunale di Bergamo, città italiana tra le più colpite dalla pandemia e l’agenzia milanese Parallelozero.
Un omaggio al lavoro dei tanti operatori sanitari, medici e infermieri che, nonostante turni massacranti, giornate infinite e un virus che faceva paura, non hanno mai smesso di impegnarsi nella lotta al Covid-19 e l’hanno affrontato con dedizione, sacrificio e grandissima responsabilità. Spesso li abbiamo chiamati eroi: un appellativo che a loro non piace molto ma che sottolinea egregiamente la forza e il coraggio di una categoria forse, a volte, sottovalutata. “CoviDiaries” è un progetto narrativo fatto di storie reali, fotografie e film che, come un diario, raccontano le esistenze più complesse durante un periodo difficilissimo. “Frame” di un capitolo della nostra storia che tutti vogliono dimenticare ma che nessuno potrà mai scordare.
Come sempre abbiamo trovato la forza di rialzarci e lo racconta bene “CoviDiaries” che dal 16 ottobre all’8 novembre, in Piazza Vittorio Veneto, cuore pulsante del capoluogo lombardo, e presso l’Ospedale Papa Giovanni XXIII, emblema nazionale della lotta al Coronavirus, mostra non solo i momenti drammatici che abbiamo vissuto, ma anche come siamo riusciti a “sopravvivere”.
In piazza si possono ammirare oltre trenta scatti che narrano i giorni vissuti da persone comuni da inizio lockdown ai primi giorni di riapertura del paese, il 3 giugno. Il titolo è emblematico: “Le nostre vite sospese”. “Faccia a faccia con il virus” raccoglie invece presso il nosocomio 16 fotografie che ritraggono i reparti di terapia intensiva, il personale medico bergamasco e le donne e gli uomini che ce l’hanno fatta.