L’università di Notre Dame dell’Indiana, dopo aver studiato 5.000 coppie di fratelli, ha concluso che più cresce la differenza di età, più aumenta l’intelligenza del primogenito. E una ricerca dell’università del Missouri afferma che i benefici riguardano anche il secondo, soprattutto se femmina: grazie alla sorella maggiore, quella minore crescerà più sicura.
Ma esiste davvero una differenza di età ideale? «No» risponde Silvia Vegetti Finzi, psicologa clinica. «Sul mio blog tante mamme mi chiedono quando fare il bis» racconta. «In realtà, ogni età presenta rischi e vantaggi. Per me, una sorella o un fratello sono il regalo migliore che si possa fare a un figlio, qualunque sia il momento in cui si decida di averlo. Spetta però ai genitori far sì che l’esperienza sia vissuta al meglio». Ecco i consigli delle nostre esperte.
MAX 2 ANNI
Il punto di forza «Si cresce insieme, con un complice e un amico al fianco» spiega Vegetti Finzi. «I ragazzi saranno più tolleranti e meno egoisti, perché abituati a condividere tutto. Per favorire l’affiatamento, la mamma può suggerire di prestarsi i giochi a vicenda, così ciascuno ne userà il doppio. In caso di conflitti, più probabili tra i maschietti portati a stabilire subito delle gerarchie, è comunque meglio non intervenire: si confrontano alla pari e devono sbrigarsela da soli. Quando poi giocano in gruppo, in genere gli scontri sono meno frequenti». Lo svantaggio «La simbiosi può soffocare lo sviluppo della personalità e dell’autonomia di ciascuno» avverte Rosalba Trabalzini, psicologa e responsabile di guidagenitori.it. «Il primogenito, in particolare, viene privato delle attenzioni esclusive dei genitori nella prima fase dello sviluppo, che dura fino a 36 mesi, quando c’è bisogno di acquistare sicurezza in se stessi. Frequentare gli stessi amici e scuole, poi, può innescare una competizione continua, che alla lunga schiaccia il più debole». La soluzione è aiutare i figli a trovare un equilibrio, valorizzando gli spazi individuali di ciascuno. Stimolandoli, per esempio, a scegliere sport diversi e a non avere tutti gli amici in comune.
DAI 3 AI 6 ANNI
Il punto di forza «Questa differenza d’età offre a entrambi una grande occasione di crescita» afferma Silvia Vegetti Finzi. «Il più piccolo ha un maestro, un modello da imitare. E il primogenito, vedendo che il fratello lo segue, è spinto a fare bene le cose e a essere più autonomo» . Perché ciò accada, però, è importante che la mamma coinvolga il fratello maggiore nell’accudimento del piccolo, dal bagnetto alla pappa. L’effetto è duplice. Lui non si sente messo da parte mentre ci si dedica al neonato e, visto che si conta sul suo aiuto, l’autostima sarà gratificata. Lo svantaggio «La gelosia può raggiungere l’apice. Il grande, dopo essersi sentito per anni al centro dell’universo, si vede detronizzato. E fa di tutto per attirare l’attenzione su di sé e non sul piccolo, che a sua volta richiede tante coccole» spiega Silvia Vegetti Finzi. Il consiglio è di riconoscere quello che prova il primogenito e aiutarlo. Facciamo un esempio: va sgridato se spinge il fratellino, ma poi bisogna spiegargli perché prova rabbia verso di lui. In questo caso è fondamentale il ruolo del papà: se dedica del tempo al maggiore portandolo in bici o in piscina, mentre il piccolo rimane con la mamma, scoprirà i vantaggi di avere qualche anno in più.
DAI 7-8 ANNI
Il punto di forza «La gelosia c’è ma è più smorzata: il grande non vive il neonato come un rivale, e viceversa» spiega Silvia Vegetti Finzi. «Anche se la new entry ruba le attenzioni dei genitori, a questa età i bambini sanno ragionare sull’evento e viverlo con piacere. Le femmine amano fare le mammine, i maschietti fare i protettivi e il piccolo nelle loro braccia si sente sicuro ». Il trucco è non imporre il rapporto, ma stimolarlo in modo giocoso, per esempio dicendo «Ti va di portare tuo fratello sullo scivolo? Vedrai come è buffo!». Funzionano anche le proposte che sottintendono la fiducia che si ripone in chi è più grande: «Visto che sei bravo, gli mostri come si colora?». Lo svantaggio «Non bisogna esagerare con le richieste, altrimenti il primogenito da piccolo principe che era si ritrova oberato di un carico il cui peso maggiore spetta comunque ai genitori» raccomanda Rosalba Trabalzini. «Spesso si pensa che il più grandicello possa badare a sé stesso e lo si lascia troppo solo. In realtà, l’autonomia vera si acquista solo dai 12 anni in poi. I genitori dunque devono ricordarsi che in famiglia anche lui ha bisogno di attenzioni, coccole e svaghi da condividere insieme ai coetanei».
SOPRA I 12 ANNI
Il punto di forza «I due fratelli o sorelle crescono come figli unici, senza doversi spartirsi giochi o attenzioni. Crescendo, poi, il piccolo acquista una mamma o un papà bis giovane, con cui divertirsi» sottolinea Vegetti Finzi. L’equilibrio regge però solo se è sempre il genitore a fissare le regole, del tipo: «Puoi uscire con tua sorella, ma gli orari li stabiliamo noi». Lo svantaggio «Si può creare una distanza, anche affettiva. All’adolescente dà fastidio il fratellino che urla mentre lui studia e il piccolo si allontana sentendosi rifiutato» spiega Trabalzini. «Spetta ai genitori trovare compromessi che rispettino i diritti consolidati del grande (invitare gli amici) e le esigenze del piccolo (a nanna presto)». Non bisogna comunque forzarli e lasciare che siano loro a un certo punto, dopo essersi studiati a vicenda, a trovare un modo per avere un rapporto sereno».