Ogni 40 giorni una lingua si estingue. Una perdita “catastrofica” sostengono i linguisti, amplificata dalla crisi climatica. Se non si interviene, si stima che la metà di tutte le 7.000 lingue attualmente parlate scomparirà entro la fine del secolo. E’ quanto riporta un articolo del Guardian, secondo il quale la crisi climatica non solo minaccia gli ecosistemi, ma mette a serio rischio le lingue, soprattutto le indigene.
Già dimezzati negli anni Venti a causa delle persecuzioni degli indigeni in Australia, Stati Uniti, Sud Africa e Argentina, gli idiomi potrebbero ricevere il definitivo colpo di grazia e con essi tradizioni e cultura che questi popoli rappresentano.
Le lingue a rischio
“Le lingue sono vulnerabili e in serio pericolo“, afferma Nastasia Riehl, direttrice dell’unità linguistica Strathy presso la Queen’s University di Kingston, Ontario.
“Crudele” il fatto che quelle a rischio di estinzione siano particolarmente concentrate in zone del mondo che potrebbero essere colpite negativamente dai cambiamenti climatici. Riehl porta l’esempio di Vanuatu, nazione insulare nel Sud Pacifico composta da circa 80 isole con la più alta densità di idiomi del pianeta.
“Molte piccole comunità linguistiche si trovano su isole e coste vulnerabili agli uragani e all’innalzamento del livello del mare”, afferma Riehl. Altre sono costrette a migrare perché l’innalzamento delle temperature influisce sulle pratiche agricole e di pesca tradizionali. La migrazione come conseguenza della crisi climatica porta tuttavia a muoversi verso aree spesso ostili, nelle quali il loro linguaggio non viene parlato o apprezzato. In questi casi “il cambiamento climatico ha un effetto moltiplicatore, sconvolge le comunità e dà loro il colpo di grazia”.
Il “Decennio nazionale delle lingue indigene”
In risposta alla crisi, le Nazioni Unite hanno istituito il “Decennio internazionale delle lingue indigene”. Preservare gli idiomi delle comunità indigene “non è solo fondamentale per le comunità stesse, ma per tutta l’umanità“, afferma il presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, Csaba Korosi.
Per ogni lingua che si estingue “se ne vanno anche la cultura, la tradizione e la conoscenza che essa porta con sé”, continua Korosi. E cita le parole del defunto linguista americano Ken Hale che ha paragonato l’effetto della perdita di qualsiasi lingua a quello del “lancio di una bomba sul Louvre“.
Numeri che fanno impressione
Le Nazioni Unite allertano: “Stime ottimistiche suggeriscono che almeno il 50% delle lingue parlate oggi sarà estinto o seriamente minacciato entro il 2100“.
Ma la situazione potrebbe essere addirittura peggiore di quella descritta. Altre stime considerano infatti che “il 90-95% degli idiomi morirà, o quasi, entro la fine di questo secolo”. E, secondo le Nazioni Unite, “la maggior parte di queste lingue a rischio saranno lingue indigene”.
Ecco perché l’obiettivo delle Nazioni Unite di proteggere le identità delle comunità indigene diventa oggi ancora di più fondamentale ed encomiabile.