Confesso: sono andata a conoscere Cristóbal Jodorowsky, autore de Il collare della tigre, animata da un sano scetticismo. Già i concetti di psicomagia e psicosciamanesimo, espressi nella quarta di copertina, mi lasciavano perplessa, pur derivando da anni di studi e dall’eredità del padre, l’artista surrealista Alejandro. E la lettura del libro, un’autobiografia zeppa di incontri magici con sciamani, asceti, monaci, tra koan e riti di liberazione, mi aveva affascinata senza cancellare i dubbi. In due parole: secondo Cristóbal, molti dei nostri problemi, blocchi e insicurezze nascono dall’influsso della famiglia di origine. E questo, chiunque si sia trovato ad affrontare una tipica madre italiana, lo sapeva già. Ma c’è di più: il nodo potrebbe nascere anni addietro. Un tratto del carattere, gli errori che ripetiamo inspiegabilmente, potrebbero essere la scomoda eredità di un trisavolo o di una prozia lontana. La soluzione? Studiare l’albero genealogico, controllare date e avvenimenti che si ripetono, corsi e ricorsi. E, una volta compreso dov’è il blocco, scioglierlo con atti di psicomagia. Che vanno dal “semplice” sotterramento di fotografie e oggetti personali dei parenti coinvolti a riti complessi (e anche cruenti) come la simbolica estrazione del cuore (preso a prestito dal macellaio).
La fama di Cristóbal è notevole anche Italia, è notevole: i seminari sono sempre affollati e, alla presentazione del libro, la sala è zeppa di persone che annuiscono estatiche a ogni aneddoto e fanno la fila per la lettura dei tarocchi, utile per far emergere nodi e conflitti del passato.
Dopo la presentazione, lo incontro per una breve intervista. È più minuto di come appariva sul palco, con occhi scurissimi e taglienti; un fiume in piena di parole.
La tua è una famiglia di artisti; ma per noi comuni mortali può essere complicato coinvolgere i genitori in riti sciamanici…
Certo, io li ho affrontati frontalmente: mi hanno capito e assecondato. Con loro è stato semplice spiegare il mio percorso di liberazione. Ma ognuno può trovare la via per superare i conflitti, anche senza coinvolgere i genitori. Si tratta infatti di cancellare i conflitti avuti non con il genitore vero, ma con la sua immagine cristallizzata dall’infanzia.
Cioè, in pratica?
Prendere coscienza che ciò che è accaduto non si può cambiare. Seppellire il lutto per sempre, e per lutto intendo anche una mancanza, un rapporto difficile, uno sgarbo. Vedere il passato come un alleato, non come fonte di sofferenza e recriminazioni. E, certo, studiare a fondo le nostre origini, perché l’albero genealogico è una mappa che ci dice dove siamo nel mondo. Storie d’amore contrastate, fallimenti, ricchezze e tragedie: tutto ritorna, in una famiglia allargata. Ma, se lo sappiamo, possiamo prepararci ad affrontarlo.
Noi pensiamo di essere unici: forse non è facile considerarci come l’ultimo anello di una catena familiare
Ma lo siamo, e se ignoriamo da dove veniamo non ce ne libereremo mai. Bisogna mettere da parte l’egoismo e vederci, davvero, come piccole rotelle di un unico ingranaggio. Ciò che facciamo oggi, i nostri sacrifici, potrebbero non servire a noi, ma aiutare le generazioni future.
Dai tuoi studi è chiara l’influenza dei genitori sui figli. Che consigli dai a chi sta crescendo un bambino?
Prima di tutto lavorare su noi stessi, sul nostro passato, per raggiungere un equilibrio. Solo così non trasmetteremo al figlio ansie e paure. Ma anche smettere di colpevolizzarci, accettando i nostri errori. Perché un errore può nascondere un gioiello e portare anche a delle conseguenze positive.
(Poi, ovviamente, mi sono fatta leggere i tarocchi e quello che mi ha detto non lo rivelerò neppure sotto tortura. Però ritorno a casa molto meno scettica)