La contaminazione della curcuma, la spezia che va per la maggiore – da molti considerata la panacea di tutti i mali – potrebbe essere all’origine di una serie di casi di epatite acuta. Il ministero della Salute ha diramato l’elenco degli integratori da non assumere, per precauzione, in attesa dei risultati di analisi ed esami. Indagano anche i Nas, in raccordo con l’autorità giudiziaria.
Curcuma: la panacea di tutti i mali?
C’è chi prende la curcuma per le comprovate proprietà antinfiammatorie e antiossidanti, chi è convinto che faccia dimagrire, chi la considera un’alleata del cuore e del sistema cardiocircolatorio, chi pensa che giovi al fegato e allo stomaco. E il consumo è in progressivo aumento. Un boom. Un fenomeno che va oltre le evidenze scientifiche.
Ma la curcuma – o meglio, alcuni integratori alimentare a base di curcuma – da qualche giorno è al centro dell’attenzione di autorità sanitarie e consumatori, in chiave negativa. Almeno 9 persone sono state ricoverate in ospedale perché colpite da epatite acuta colestatica, “non infettiva – viene precisato nelle comunicazioni ufficiali – e non contagiosa”. I medici curanti hanno trovato l’elemento in comune, ricorrente, e informato i referenti regionali e ministeriali. Tutti i pazienti avevano ingerito preparati contenenti estratti di questa pianta erbacea (e chissà che altro) appartenente alla famiglia delle Zingiberacee e originaria dell’Asia sud-orientale. In alcuni degli integratori alimentari “sospetti”, quelli indagati dagli stessi malati, la curcuma è risultata essere associata alla piperina (un moltiplicatore degli effetti) ed era stata assunta con la speranza di perdere peso.
La blacklist degli integratori da non assumere
Il ministero della Salute ha lanciato allerte ad hoc e ha invitato i consumatori a sospendere l’uso dei prodotti messi sotto accusa, per precauzione, in attesa dei risultati delle analisi e degli accertamenti. Un numero imprecisato di confezioni di integratori è sicuramente nelle case di chi ha fatto rifornimento nelle scorse settimane e potrebbe rischiare conseguenze per la salute. Le marche indicate dai malati fin qui monitorati sono diverse. Solo una si ripete più volte.
Gli integratori da non ingerire – inseriti in due tempi nella blacklist ministeriale, solo dopo le diagnosi di epatite correlate – sono:
Curcumina Plus 95%, lotto 18L823 Ni.Va prodotto da Frama (con sede a Noventa Padovana) per la ditta di Destro Franco & Massetto Loretta snc (con sede legale in via Padova 56, Vigonza (Pd).
Curcumina 95% Kline lotto 18M861 Ni.Va prodotto da Frama
Curcumina Plus 95% piperina linea@ lotto 19B914 Ni.Va prodotto da Frama
Curcumina Plus 95% piperina linea@ lotto 18C590 Ni.Va prodotto da Frama
Curcumina Plus 95% lotto di produzione 18L823 scadenza 10/2021
Curcumina 95% K-Line lotto di produzione 18M861 scadenza 11/2021
Curcuma complex Bai Aromatici prodotta per conto di Vitamin shop
Tumercur Sanandrea
Movart Scharper SpA, con stabilimento a Nichelino
Curcuma Meriva 95% 520mg Piperina 5 mg Farmacia dr. Ragazzi, Malcontenta
Curcuma Buoni di natura Colfiorito
Accertamenti e analisi ancora in corso
Marco Silano, direttore dell’Unità operativa Alimentazione, nutrizione e salute dell’Istituto superiore di sanità, con una dichiarazione all’agenzia Adnkronos cerca di mandare messaggi tranquillizzanti. “Il ministero della Salute, attraverso le Regioni, ha iniziato il campionamento dei lotti di integratori coinvolti nei casi di epatite colestatica acuta. E presto procederemo alle analisi. L’obiettivo è anche quello di tracciare la provenienza delle materie prime, perché il problema potrebbe essere legato proprio a loro”. Dopo i primi ricoveri, sempre parole di Silano, “le Regioni hanno sensibilizzato Asl e ospedali a dar conto di segnalazioni di possibili reazioni avverse. Inoltre il ministero della Salute ha lanciato un richiesta agli altri Stati, attraverso il sistema europeo, per capire se ci siano stati eventuali casi simili. La situazione ora è sotto controllo: le ditte produttrici sono state sensibilizzate e alcune hanno stabilito il ritiro volontario dei lotti”. La curcuma, è una delle ipotesi su cui si ragiona, potrebbe essere stata contaminata all’origine. Oppure durante la lavorazione o il confezionamento.
I controlli a monte funzionano?
Ma come mai prodotti potenzialmente pericolosi per la salute – sempre che le analisi lo confermeranno – non sono stati intercettati prima? Come funzionano i controlli a monte? Che filtri esistono?
Risponde Luciana Prete, dirigente dell’Unità operativa di igiene degli alimenti della nutrizione dell’Azienda sanitaria di Bologna e membro della Siti, la Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica: “I controlli devono essere fatti innanzitutto dagli stessi produttori e dai distributori. Poi ci sono le verifiche di competenza dei servizi sanitari pubblici, che però sono a campione. Gli integratori – altra informazione – non sono sottoposti alle stesse procedure di controllo previste per i farmaci, ma a quelle degli alimenti, meno rigide. In queste ore stiamo andando a vedere se i prodotti richiamati sono stati effettivamente tolti dal commercio. Tra qualche giorno – continua la dottoressa, tornando ai casi di epatite accertati e alla ricerca delle cause esatte – ne sapremo di più. Quello che è noto è che la curcuma presente negli integratori sotto esame proveniva unicamente dall’India ed è stata importata da diverse società, non da una sola ditta”.
Analisi solo per il 5 per cento della curcuma importata
“Per tutti i prodotti alimentari di origine vegetale – aggiungono dal ministero della Salute – il personale degli Usmaf Sasn (Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera e Servizi territoriali per l’assistenza sanitaria al personale navigante, marittimo e dell’aviazione civile) effettua controlli generali su tutte le partite d’importazione: si tratta di verifiche dei documenti o dell’esame visivo ed esterno delle merci, con l’apertura dei container utilizzati per il trasporto”. Solo “sul 5 per cento della merce si procede al prelievo di campioni da sottoporre analisi di laboratorio”. Se non è identificato uno specifico rischio ai sensi di un Regolamento Ce del 2009, in relazione alla provenienza dei lotti, la percentuale resta questa. In caso contrario, sale.
“Al momento, per la curcuma, in base a alle disposizioni europee non ci sarebbero l’obbligo di disporre controllo accresciuti. Vista la situazione, è stata comunque sollecitato un incremento dei controlli”. Anche per gli integratori alimentari le procedure e le percentuali sono quelle indicate. Quando scattano le analisi, di routine vengono ricercate eventuali micotossine, possibili residui di fitofarmaci, contaminanti chimici. In mercati, negozi ed empori funziona diversamente. “Per i prodotti immessi in commercio – confermano e precisano dal ministero – i controlli sono fatti dalle Asl sulla base della programmazione regionale”, sempre a campione o in relazione a specifiche segnalazioni ed esigenze.
Che cosa fare in caso di dubbi
Gli esperti consigliano a chi assume curcuma e derivati di rivolgersi subito al proprio medico – oltre a interrompere l’assunzione – nel caso abbia fatto uso di prodotti appartenenti ai lotti inseriti nella blacklist ministeriale.
“L’epatite acuta colestatica – spiega Cosimo Coletta dell’Asl di Omegna, referente per l’Aspe, l’Associazione studio malattie epatiche – provoca sintemi specifici in forma lieve, in particolare subittero (la colorazione giallastra delle sclere degli occhi) e prurito. Per diagnosticarla con certezza servono gli esami del sangue e in particolare la ricerca dei valori delle transaminasi e della fosfatasi alcalina. Attenzione, però. Non è la curcuma in sé a provocare l’epatite acuta. La “materia prima” – concorda – deve essere contaminata da qualcosa durante il trasporto o la preparazione degli integratori. Per fortuna da noi sono stati esclusi casi di epatite virale, che invece si sono avuti in India”.
Indagano anche i carabinieri dei Nas
È scontato e dovuto – e forse è già successo – che la magistratura apra un’inchiesta. L’adulterazione e la sofisticazione di alimenti e affini sono reati, così come il provocare conseguenze per la salute pubblica e dei singoli. Anche i carabinieri dei Nas, i nuclei di militari specializzati che fanno capo al ministero della Salute, stanno facendo accertamenti e indagini, in raccordo con l’autorità giudiziaria.