Sono in pensiero per la mia dodicenne. L’anno scorso ha frequentato la prima media a metà e, per tutto novembre, ha fatto solo 15 ore di Dad a settimana, invece delle 34 previste in presenza. Chissà cosa succederà da gennaio. Riuscirà a mantenere viva la motivazione? Lo studio non è la mia unica preoccupazione. Faceva sport a livello agonistico ed è ferma. In più, vede le sue amiche quasi solo attraverso lo schermo del cellulare. Cerco di tenerla allegra ma, a volte, mi assale un senso di impotenza, un sentimento che in questi mesi credo sia comune a molti genitori. Ho deciso di parlarne con una pedagogista che è anche mamma. Cecilia Fazioli ha scritto un libro sulla sua esperienza di scuola parentale con piccoli gruppi di bambini (La scuola parentale, Terra Nuova editore) e affianca i genitori con consulenze mirate. Quest’anno ha deciso di non mandare a scuola i suoi ragazzi, di 9 e 13 anni, e di seguirli nello studio a casa.
Ma noi genitori possiamo fare qualcosa per questi ragazzini?
«Smarrimento, sensi di colpa e tristezza, paura sono condizioni emotive che vivono tante mamma e tanti papà. Già riconoscerle è un primo passo per prendere un po’ la distanza. La routine è cambiata nessuno lo nega, ma ognuno nel proprio piccolo può crearne una nuova che soddisfi e giovi a tutta la famiglia. Siamo di più a casa, siamo più vicini. Perché non tentare di trovare nuovi modi per stare insieme?».
A volte, però, è difficile coinvolgere i nostri figli.
«Ha ragione, la preadolescenza è il periodo in cui i ragazzi cominciano a volere camminare con le proprie gambe, ma tra gli 11 e i 14 anni sono ancora aperti e disponibili verso i genitori. Attraverso il dialogo possiamo cercare insieme un modo per valorizzare le loro giornate, magari con attività e approfondimenti di argomenti didattici, per aiutarli a patire il meno possibile questa situazione così paradossale. Non bisogna scoraggiarsi se i figli non sono subito disponibili, l’importante è mostrare interesse, non dare per scontato cosa pensano, chiedere, farsi incuriosire da loro».
Il primo passo per stimolarli?
«La cosa più importante è non costringerli, giudicarli e mettere ansie da prestazione, altrimenti rischiamo l’effetto contrario. Poi, basta assecondare le loro attitudini e quello che amano fare. I risultati si vedranno nel lungo periodo. È come un seme che gettiamo nella terra e aspettiamo che germogli».
Ci suggerisce qualche attività?
«Disegnare, dipingere e in generale creare qualcosa facilita il contatto con le proprie emozioni. È come se attraverso le mani lasciassimo andare quello che non ci piace o che temiamo. La sensazione di leggerezza che ne deriva è palpabile, mentre il risultato non conta. Per questo, quando nostro figlio chiede se il suo lavoro è bello o brutto, è meglio soprassedere e, piuttosto, domandargli come si sente dopo averlo fatto. Così ci scappa anche una chiacchierata. Vanno bene anche le costruzioni: i preadolescenti non sono troppo grandi per questi giochi. Con i blocchetti di legno sperimentano l’equilibrio e come tenere la mano ferma, imparano a concentrarsi e a essere più pazienti e disponibili alle frustrazioni».
E per tenerli al passo con il programma di studio?
«Per i ragazzi di questa età, ogni attività casalinga può avere un côté didattico. Faccio solo un esempio. Sfidare una ragazzina di 11 anni a portare a termine una ricetta per 8 persone, quando le spiegazioni sono per 4, è un po’ come invitarla a fare un ripasso veloce delle principali operazioni matematiche. Ma dovendo seguire delle sequenze, per quanto semplici, svilupperà anche competenze logiche e la capacità di risolvere problemi. In più, una volta che avrà portato a termine il progetto, senza o quasi il nostro aiuto, sentirà crescere la sua autostima. In generale, poi, i ragazzini sono fantasiosi e hanno bisogno di essere ricondotti su un piano di realtà. Le attività domestiche sono fondamentali per riportarli con i piedi per terra e farli sentire utili alla famiglia, ma occorre mettere in conto che non si lasceranno convincere facilmente. Può essere una buona idea distribuire ai figli dei compiti su base settimanale, come apparecchiare, rifarsi il letto, cucinare e dare una mano con le pulizie».
Possiamo sfruttare quello che a loro piace, come i videogochi o la tv?
«Certo, può essere una buona strategia per rafforzare la motivazione allo studio. Non si apprende studiando solo sui libri scolastici ed esponendo la lezione ad alta voce. Il mio maggiore, per esempio, sta approfondendo l’epoca napoleonica e ha trovato un videogioco a tema, che gli concediamo qualche ora a settimana, così si diverte rinforzando l’argomento che sta esplorando. Il bello dello studio è proprio appassionarsi alla conoscenza e approfondire in tanti modi. Anche un film fa sognare i ragazzini e, se ci concediamo del tempo per vederlo con loro, diventa un argomento di conversazione stimolante. Come la lettura. È impagabile abbandonarsi alla fantasia per esplorare ciò che non si conosce. Mio figlio, che è appassionato di fumetti, sta leggendo così la storia di Napoleone: nei Comix è raccontata con uno stile narattivo leggero, ma altrettanto valido. I ragazzini hanno bisogno di esplorare tanti canali espressivi utili per lo studio e per moltiplicare le esperienze. E noi genitori dobbiamo stargli vicini, cercando di infondere sostegno e coraggio perché guardino al futuro con fiducia».
Per imparare divertendosi
Giuseppe Paschetto , tra i 50 migliori prof al mondo, ha insegnato matematica e scienze alle medie e per appassionare i suoi ragazzi dava compiti di realtà. Nel saggio Una scuola a misura dei sogni (Vallardi), racconta il suo metodo di lavoro. Qui suggerisce 4 attività divertenti.
1 Persino chi odia la matematica ama il Kangourou, che è all’insegna del problem solving e della creatività. Clicca su www.kangourou.it/ testi.asp, per trovare stimolanti quesiti a risposta multipla, con tutte le soluzioni del caso.
2 Pensa a un numero da 2 a 50 e lo scrivi. I giocatori devono scoprirlo, facendo domande a cui rispondi sì o no. Per esempio, possono chiedere se è divisibile per un certo fattore. Vince chi lo indovina per esclusione. Vuoi provarci prima? Se sbagli, salti il turno!
3 I licheni sono quelle macchie, crosticine, cespuglietti di tanti colori, che si trovano su tronchi, suolo, rocce, tegole. Più ce ne sono più l’aria è pulita. È bello andare a cercarli con i ragazzi per capire come è messa l’atmosfera.
4 A partire dalle foglie cadute, si indovina l’albero a cui appartengono. Chi riesce senza consultare un manuale ha 3 punti, 2 se lo trova online, 1 con app tipo Pl@ntNet, Herbarium, PlantSnap.