Nel lunedì che segue l’acceso dibattito sul Congresso Mondiale delle Famiglie a Verona, sostenuto dal Ministro Lorenzo Fontana e dal senatore leghista Simone Pillon, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle politiche giovanili Vincenzo Spadafora (Movimento Cinque Stelle) ha annunciato che «il decreto Pillon è stato archiviato».
Ospite del programma Omnibus su La7, il Sottosegretario ha poi specificato: «Il provvedimento Pillon è chiuso, quel testo non arriverà mai in aula, è archiviato. Adesso bisogna scrivere un nuovo testo, che probabilmente prenderà anche qualcosa di buono [dal precedente testo, nda], ma molto poco, per andare incontro ai temi del diritto di famiglia, ma non nel modo in cui lo aveva pensato Pillon».
Spadafora ha quindi aggiunto: «Sono state fatte le audizioni in Commissione Giustizia, adesso c’è un nuovo tavolo Lega-M5S al quale sono invitate anche le opposizioni». PD e Forza Italia si sono dimostrati sempre molto critici nei confronti del testo di Pillon.
Il ddl Pillon, che è stato immediatamente criticato sia dalle opposizioni sia dalle associazioni che si occupano di violenza contro le donne, è ispirato al principio della «bigenitorialità perfetta», in base al quale intendeva riscrivere la legge del 2006 sull’affido e la condivisione dei figli dopo separazioni e divorzi. Uno dei punti più discussi è stato l’abolizione dell’assegno di mantenimento per il figlio (quello per il coniuge sarebbe rimasto) e l’introduzione dell’obbligo di mediazione familiare.
Secondo il disegno Pillon, ogni genitore avrebbe dovuto mantenere il figlio nel proprio periodo di assegnazione: ciò avrebbe comportato, nella pratica, che il minore debba dividersi tra la casa del padre e quella della madre per un numero di giorni stabilito dal Tribunale. Come in molti osservatori hanno subito notato, era una direzione contraria rispetto a quella intrapresa negli ultimi decenni, che preferiva mantenere un’unica casa per non sottoporre il minore a ulteriore stress emotivo.
Un altro punto su cui si è molto discusso è quello della casa: secondo il ddl Pillon, se un coniuge rimane nell’appartamento di proprietà dell’altro, deve corrispondere un affitto. Un principio giusto ma che non tiene conto della realtà economica di molti Paesi europei, Italia compresa, dove il 53% delle donne è vittima di violenza economica, come rilevato da un recente studio del Women Economic Indipendence & Growth Opportunity. Una criticità che chi si occupa di diritti delle donne aveva messo in evidenza sin da subito.