Negli ultimi anni l’interesse per il decluttering è andato crescendo. Molte persone si sentono come schiacciate dalla mole di oggetti e vestiti presenti nelle loro case, come negli armadi, insofferenti per la quantità di cibo accumulata nei frigoriferi in modo disordinato. L’idea di riportare un po’ di ordine – fisico ma soprattutto mentale – in questo caos sta avendo molto successo, tanto che sui social impazzano i tutorial e sono nati gruppi che promuovono questa pratica. In un articolo del Guardian, si mette tuttavia in guardia sul rischio che il decluttering diventi una specie di ossessione per l’organizzazione domestica estrema.

TikTok e il trend dell’ordine

L’ossessione per l’ordine ha raggiunto nuove vette con l’ascesa dei social media. Il fenomeno è esploso con hashtag come #Cleantok su TikTok, che ha accumulato oltre 110 miliardi di visualizzazioni. Video di utenti che organizzano e riordinano ogni angolo della casa sono diventati virali, stimolando la passione per l’estetica minimalista.

Decluttering

L’evento londinese dedicato al decluttering

L’interesse per il decluttering è in costante aumento, come testimoniamo eventi come il Clean and Tidy Home Show a Londra, che ha visto una crescita esponenziale di partecipazione negli ultimi tre anni. Michael Rossi, direttore della manifestazione, ha dichiarato al Guardian: «Il nostro evento è triplicato in partecipazione, da 6.000 a 16.000 persone previste per quest’anno». Rossi osserva che in tempi difficili come quelli attuali, organizzare spazi domestici può offrire un senso di controllo e gioia. «È un mondo molto deprimente quello in cui viviamo, e se organizzare un frigorifero ti dà piacere, allora fallo», afferma.

Decluttering: culto dell’organizzazione e stress

Il quotidiano britannico riporta tuttavia il parere di Siân Pelleschi, presidente dell’Associazione dei declutterer e degli organizzatori professionisti (APDO), secondo cui la pressione costante verso un aspetto esteriore minimalista stia generando impatti negativi su molte persone. «La necessità costante di stare al passo con queste tendenze di decluttering e organizzative sta causando un autentico stress mentale e fisico», afferma Pelleschi. In questo senso, l’APDO ha deciso di affrontare questo problema, dedicando la propria Settimana organizzativa nazionale al tema «ritorno alle origini», con l’obiettivo di ridurre la pressione verso la perfezione e promuovere un approccio più equilibrato e funzionale.

Il lato oscuro dell’organizzazione estrema

Anche Cassandra Jay, psicologa e fondatrice di Empowered Life Planning, ha evidenziato sul quotidiano britannico come l’ossessione per il decluttering possa causare più danni che benefici. «Buttare via le cose in questo modo non è consapevole», afferma Jay, aggiungendo che la pressione di ridurre tutto a scatole perfettamente ordinate può portare al burnout e a un maggiore senso di alienazione. Le persone, afferma, spesso fingono di aver raggiunto questa perfezione per conformarsi alle aspettative sociali, aumentando lo stress invece di alleviarlo.

Anche Georgina Burnett, conduttrice televisiva e stilista di interni delle star, esprime preoccupazione per la natura ingannevole dei social media. «È, per usare un eufemismo, molto strano che ora aspiriamo a presentare le nostre vite come così semplici da poter essere definite da ciò che sta in un vassoio dell’aeroporto», afferma. «Come siamo arrivati ​​a un punto in cui vogliamo essere così unidimensionali come queste foto implicano?».

Attenzione alla trappola della perfezione

Insomma, il decluttering sembra avere due facce: da un lato, la soddisfazione che le persone trovano nell’avere spazi perfettamente curati e il benessere mentale che questo porta con sé, dall’altro il rischio di stress e alienazione originato anche dalla pressione sociale che questo fenomeno ha. L’ideale resta trovare un equilibrio tra l’estetica dell’ordine e il benessere personale, evitando di cadere nella trappola della perfezione.