Il decreto sicurezza è legge. Detto anche “decreto Salvini”, mantiene molte promesse del ministro dell’Interno in tema di ordine pubblico, spaziando dall’obbligo di registrare chi noleggia i furgoni in ottica anti-attentati alla revoca della cittadinanza per chi compie reati legati al terrorismo. Cardine del provvedimento è la stretta sull’immigrazione, con l’abolizione fra l’altro della protezione umanitaria, l’ampliamento dei casi che fanno decadere l’asilo politico e il taglio delle risorse per i processi d’integrazione. Abbiamo chiesto agli esperti se questo basterà a darci più sicurezza. Con la stretta sulle richieste d’asilo caleranno gli arrivi dei migranti? In realtà già oggi il 55% delle domande d’asilo viene respinto, e solo 1 richiedente su 4 ottiene la protezione umanitaria, che durava 2 anni e dava accesso a lavori di pubblica utilità e patrocinio legale gratuito. Vero è che questo sistema sarà sostituito da permessi speciali limitati a 12 mesi e più rari da concedere, visto che fanno riferimento a situazioni specifiche come gravi motivi di salute, tratta, violenza domestica, presenza di calamità naturali o epidemie nel Paese d’origine. Ma non ci sono garanzie che ciò comporti automaticamente un calo delle domande e dunque delle partenze verso l’Italia.
Come si riducono la presenza di irregolari e i reati connessi?
«Il numero di irregolari nel nostro Paese diminuirà solo se aumenteranno i rimpatri che oggi sono irrisori, non più di 7.000 l’anno, a causa della mancanza di accordi bilaterali con la maggior parte dei Paesi d’origine» spiega Matteo Villa, ricercatore esperto di migrazioni dell’Ispi (Istituto studi di politica internazionale). «A ridurre davvero gli sbarchi dell’87% nel 2018 è stata la chiusura dei porti» continua l’esperto. «Ma considerando chi è già presente e una quota di arrivi che comunque non si riesce a fermare, entro il 2020 potremo avere 130.000 irregolari sul territorio, fra protezioni umanitarie scadute e soggetti respinti con in tasca un foglio di via». Nel primo fine settimana di dicembre si sono già registrate centinaia di uscite dai centri di accoglienza. Persone che, prive di una residenza regolare, dell’accesso alla sanità e al del lavoro – ma anche impossibilitate a tornare in patria – verosimilmente si daranno alla criminalità.
Che succederà ai 20.000 minori non accompagnati oggi in Italia?
Circa il 70% di questi è accolto con la protezione umanitaria e soggiorna nella rete degli enti locali detta Sprar, dove studia l’italiano e partecipa a corsi di formazione. «Una volta maggiorenni, avranno solo 2 condizioni per restare: la protezione internazionale o lo status di rifugiato, che però ora sono più difficili da ottenere» nota Paola Crestani, presidente del Ciai (Centro italiano aiuti all’infanzia). «Migliaia di minori usciranno da luoghi in cui comunque erano registrati e controllati, e i soldi spesi dallo Stato per farli studiare saranno sprecati».
La tassa sui trasferimenti di denaro extra Ue porterà più soldi allo Stato?
L’imposta dell’1,5% su queste somme rischia, secondo molti, l’effetto boomerang. Da un lato permetterà al fisco di incassare, come ha calcolato il Sole 24Ore, circa 62 milioni. Dall’altro, spiega uno studio della Fondazione Paonessa, colpirà soprattutto gli stranieri con impiego regolare (si deve a loro l’80% delle rimesse) che, spedendo soldi nei Paesi d’origine, in parte attenuano il fenomeno migratorio. Senza contare il rischio che si ingrossino i canali informali di transfer, diffusi fra le comunità musulmane e la cui intracciabilità ha sempre allarmato l’antiterrorismo.
Con nuovi reati e strumenti di polizia migliorerà il controllo del territorio?
Il decreto sicurezza introduce il taser, la pistola elettrica, nelle città sopra i 100.000 abitanti, il nuovo reato di “blocco stradale” e l’arresto per accattonaggio e occupazione abusiva. «Il taser è uno strumento utile per chi opera sulle strade. E ci sono tanti altri punti positivi, come la nuova Agenzia che si occuperà dei beni sequestrati alla criminalità organizzata, che vanno incontro alle richieste dei cittadini e degli operatori di polizia» sostiene Giuseppe Tiani, segretario generale del Siap, uno dei principali sindacati del settore. Favorevoli anche le sigle autonome Coisp e Sap. Ma il segretario Tiani punta il dito sugli investimenti. «Nel provvedimento ci sono 70 milioni di euro. Pochi, per bilanciare il sovraccarico di lavoro che verrà richiesto alle forze dell’ordine».