La manovra finanziaria decisa dal Governo doveva contenere entro lo 0,8 per cento il rapporto tra deficit e Pil (prodotto interno lordo), cioè la differenza fra quanto lo Stato guadagna e quanto spende. Invece si è arrivati al 2,4 per cento. Questo significa che aumenterà il debito del nostro Paese per tre anni, 2019, 2020,2021. Ma perché si è scelto di aumentare l’indebitamento dello Stato? Quali le conseguenze nel breve e lungo periodo per il Paese e i cittadini?
I mercati hano reagito subito male. La prima reazione è stato il crollo di piazza Affari (-4%) e dei titoli bancari, e lo spread (il differenziale di rendimento tra titoli di Stato italiani e Bund tedeschi) verso quota 280. Questo significa che gli investitori internazionali non hanno fiducia nella manovra, temono che l’Italia si indebiti troppo senza poter far fronte agli impegni e dunque non investono nei nostri titoli di Stato. La prima conseguenza è stata la perdita di 1 miliardo di euro in poche ore per Cassa Depositi e Prestiti (la “cassaforte” dello Stato) e tiitoli del Tesoro.
Ma sul lungo periodo potrebbero esserci effetti negativi anche per i mutui a tasso variabile dei cittadini e conseguenze negative anche per le imprese, che potrebbero vedersi negare o diminuire le possibilità di accesso al credito.
Perché il 2,4%
Il Governo ha deciso di triplicare il rapporto tra debito pubblico e Pil, superando non solo la soglia dello 0,8%, ma anche quella dell’1,6% concessa dall’Europa, per finanziare la flat tax e il reddito di cittadinanza, il superamento della legge Fornero, il condono fiscale. Questi è altri provvedimenti richiedono una copertura stimata in 33 miliardi. Ma la cifra potrebbe salire fino a 40 miliardi
Quali provvedimenti
“Ci sono 10 miliardi per il reddito di cittadinanza e ci sarà anche la pensione di cittadinanza” ha dichiarato Luigi di Maio all’approvazione del Def (Documento di Economia e Finanza). “Le tasse saranno abbassate al 15% per più di un milione di lavoratori italiani e 400mila persone avranno diritto alla pensione superando la legge Fornero” ha detto Matteo Salvini.
“Oltre ai provvedimenti principali è previsto anche un aumento degli indennizzi per i risparmiatori che avevano subito i crack bancari. In più, occorreva trovare i fondi per non far scattare l’aumento dell’Iva, che pesa per 12 miliardi” spiega Luigi Contu, Direttore dell’agenzia giornalistica Ansa. “Le coperture dunque erano ingenti e, non volendo tagliare altre spese, si è deciso di spendere di più, aumentando il debito”.
Che tagli si potevano fare? “Non è detto che non ci saranno in futuro. Il testo del Def non è ancora noto del tutto, potrebbero essere previsti. Si era parlato di meccanismi di deduzioni e detrazioni fiscali da modificare, ma al momento si suppone che non ce ne siano o che non siano tali da finanziare altri provvedimenti”.
Cosa succederà ora?
Una volta che il testo del Def arriverà a Bruxelles, l’Unione europea potrà decidere se aprire una procedura di infrazione, come già avvenuto con la Francia, o se chiedere di rivedere alcuni passaggi della manovra. “La Francia ha già subito la procedura di infrazione per parecchi anni, ma come si è visto non ha avuto conseguenze concrete gravi. Sono state chieste alcune correzioni, che puntualmente non sono state apportate” spiega Contu. “Quello che si sentirà è la sfiducia degli investitori internazionali. Le agenzie di rating che giudicano il debito dei singoli Paesi potrebbero declassare l’Italia anche in conseguenza del giudizio dell’Europa. L’effetto immediato potrebbe essere un aumento dello spread con perdita di valore dei titoli del debito italiano. E se i titoli perdono valore, non c’è interesse a investire”.
Le conseguenze a lungo termine
Le osservazioni più critiche alla manovra economica e finanziaria riguardano le possibili conseguenze sul lungo periodo. “Noi abbiamo già un debito enorme, pari al 132% del prodotto interno lordo. Con la manovra si decide di spendere di più in welfare, reddito di cittadinanza e pensioni, provvedimenti che dovranno essere finanziati anche nei prossimi anni e che richiederanno ulteriore indebitamento. La speranza del Governo è che questi provvedimenti producano una ricchezza tale da diminuire il rapporto tra deficit e pil. Ma è un’incognita” spiega Contu.
Il braccio di ferro con l’Europa
Le prime conseguenze sui mercati sono state immediate. Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, non ha dato le dimissioni, rispondendo alla richiesta del Presidente Mattarella, che ha chiesto di restare per dare un segnale di stabilità all’Europa e alla comunità finanziaria internazionale. Purtroppo non è bastato. Il Wall Street Journal, il Financial Times, The Guardian ipotizzano un aggravamento della posizione italiana in Europa. Ora bisognerà vedere se si aprirà una procedura di infrazione.
Perché la Francia sì?
In molti hanno paragonato la decisione italiana di alzare il debito a quella analoga della Francia, che ha indicato il rapporto deficit/pil al 2,9%, dunque persino più elevato di quello italiano. “È vero che la Francia aumenta questa soglia, ma ci sono due differenze: in primo luogo ha un debito pubblico più basso del nostro, intorno al 99%, quindi ha più margine di manovra. In secondo luogo il 2,9% annunciato da Macron è solo per un anno” dice Contu.