Un mix di esami. Farmaci innovativi che proteggono il cuore. La dieta per far scendere la glicemia e l’attività fisica prescritta come se fosse una terapia. Non c’è che dire, sono veramente tante le novità per tenere a bada il diabete e le sue complicanze. E sono necessarie oggi più che mai. Il timore di recarsi in ospedale per sottoporsi ai controlli, l’inattività e qualche esagerazione a tavola durante il lockdown, hanno “sballato” i valori di molti malati.
«La situazione non può cambiare dall’oggi al domani, ma stiamo man mano recuperando il tempo perduto» spiega Agostino Consoli, neo presidente della Sid, la Società italiana di diabetologia. «I servizi di diabetologia si sono organizzati con i teleconsulti e abbiamo anche device innovativi per il monitoraggio della glicemia che permettono di tenere sotto controllo il paziente da remoto. E ci stiamo organizzando, anche con il fondamentale contributo degli infermieri, per l’assistenza alle persone con minore dimestichezza con la tecnologia, come gli anziani». La sfida è importante, ma le soluzioni non mancano, come ci racconta il nostro esperto.
Il cuore è tra gli organi più presi di mira dal diabete: cosa c’è di nuovo per proteggerlo?
«Chi soffre di diabete ha un rischio maggiore anche di quattro volte di avere un infarto rispetto a chi ha la glicemia nella norma. Per questo, se è alterato il valore dell’emoglobina glicata, cioè della spia che indica se il paziente è ben compensato, e la pressione arteriosa supera i 130 per la massima ed è sotto i 70 per la minima, non bisogna perdere tempo. In questo caso prescriviamo subito i farmaci più innovativi per il controllo della glicemia, che fanno parte della famiglia degli inibitori di SGLT2 o di quella degli agonisti del recettore del GLP1, che riequilibrano il valore dell’emoglobina glicata e riducono i livelli della pressione. Attenzione però: non azzerano il rischio di infarto. Per questo è fondamentale imparare a riconoscere tutti i sintomi caratteristici, in modo da intervenire tempestivamente con le terapie ad hoc. Per chi soffre di diabete, dunque, attenzione non solo al classico dolore al petto, ma anche a senso di oppressione toracica, mancanza di fiato, nausea, astenia».
Queste due famiglie di farmaci vengono prescritte anche per la prevenzione delle malattie renali?
«In realtà, solo gli inibitori di SGLT2 hanno dimostrato, in una serie di studi clinici, di essere capaci di proteggere la funzionalità renale. Il grande problema però resta comunque la diagnosi precoce, perché i farmaci possono rallentare la progressione del danno renale, ma non consentono di recuperare quello che è stato perduto: a tutt’oggi il diabete rappresenta ancora la prima causa di insufficienza renale nel mondo ed è responsabile di buona parte dei casi di dialisi. C’è molta attesa per sofisticate tecniche che permetteranno una migliore predizione del rischio, ma nel frattempo abbiamo identificato un mix di controlli che vanno eseguiti da chi è a rischio di complicanze renali e da ripere ogni tre, sei mesi: monitoriamo con attenzione i livelli di creatinina nel sangue e la misurazione del filtrato glomerulare, cioè la capacità dei reni di lavorare, e verifichiamo che nelle urine non vi siano proteine, la spia iniziale di un danno renale».
All’ultimo congresso di diabetologia si è parlato anche di dieta. Quali sono le novità?
«Un numero sempre maggiore di lavori scientifici ha valutato gli effetti positivi di una dieta con una percentuale di calorie di poco inferiore al solito e che non causa problemi di spossatezza o calo di energie ma dà un apporto equilibrato di sostanze nutritive, come vitamine e sali minerali. La peculiarità di questa dieta è che è ricca in fibre vegetali e in cibi a basso indice glicemico: legumi, verdure come zucchine e cavolo, frutta, tra cui pompelmo, ciliegie e mele, yogurt di soia e latte di mandorla, cereali e riso integrali. Seguendola regolarmente, si riesce a tenere meglio sotto controllo la glicemia, i valori pressori e, se è necessario, a perdere qualche chilo. Non è però una dieta fai-da-te. Se nel centro diabetologico in cui si è in cura non è ancora stata adottata si può valutare con lo specialista se è indicata e come iniziare».
La terapia del movimento per la cura del diabete
L’attività fisica diventa una parte della cura del diabete, esattamente come se fosse un farmaco. Basta infatti mezz’ora di movimento per provocare un aumento nel muscolo di una particolare sostanza che permette al glucosio in circolo di essere ben utilizzato e quindi eliminato, anziché depositarsi nell’organismo. Ma sono sufficienti 24 ore di inattività per spegnere la vitalità di questa sostanza. Per questo, la “posologia” di attività fisica non può scendere sotto i 30 minuti al giorno, per 6 giorni su 7. L’ideale? La camminata di buon passo, salire e scendere le scale se non si può uscire e il Nordic Walking con le racchette usate in diagonale, che aumenta il dispendio energetico del 20-25%.
GLI ALLEATI HI-TECH CONTRO IL DIABETE
Il glucometro rapido e indolore
Il glucometro è piccolo come una moneta da 2 euro, si applica sul braccio e monitora la glicemia senza bisogno di muovere un dito, anzi senza pungerlo. FreeStyle Libre (Abbott) infatti misura il glucosio nel fluido interstiziale contenuto nello strato sottocutaneo invece che nel sangue. Grazie a un sofisticato sensore, è il primo glucometro capace di effettuare le misurazioni ogni minuto e di trasmettere in tempo reale i valori a un lettore o allo smartphone.
La giusta dose di insulina
Con il microinfusore di ultima generazione MiniMed 780G (Medtronic) è più facile tenere sotto controllo i picchi glicemici. Grazie a una tecnologia all’avanguardia modula la somministrazione di insulina nell’arco della giornata in base alle reali esigenze del momento.