Sono 3,7 milioni gli italiani con problemi di diabete, con una concentrazione maggiore nelle grandi città; nel mondo sono 425 milioni le persone che convivono con questa malattia cronica. Solitamente la comparsa avviene in età adulta e soprattutto negli anziani, quando si tratta di diabete 2, non autoimmune di tipo 1. Ma le prime tracce possono essere “scovate” anche da giovani, persino da bambini. A sostenerlo sono i risultati di uno studio molto ampio, condotto dai ricercatori dell’università di Bristol, su un campione di oltre 4.000 tra bambini, adolescenti e giovani adulti seguiti nel corso degli anni. Secondo gli esperti i primi segnali possono essere individuati fin da quando si hanno appena 8 anni.
Tracce di diabete fin da bambini
Lo studio, pubblicato sulla rivista specializzata Diabetes Care, è stato effettuato su giovani di 8, 16, 18 e 25 anni, con l’obiettivo di capire se esistano una “predisposizione” o una serie di segnali che possano indicare la possibilità di insorgenza del diabete di tipo 2. Gli esperti hanno incrociato le informazioni genetiche dei soggetti e analizzato i valori del sangue. Hanno scoperto che in alcuni bambini e ragazzi i livelli di colesterolo erano fuori norma, con deficit di HDL (il colesterolo “buono”) e eccessi di LDL (quello “cattivo”).
Con l’aumentare dell’età, tra i 16 e i 18, un altro campanello d’allarme era un livello infiammatorio elevato, mentre in tutti i soggetti nei quali sono state individuate “tracce” di diabete c’era un’alta presenza di amminoacidi nel sangue.
Prevenzione più facile
«Esistono diversi studi di questo genere nel mondo, molti condotti
proprio dall’università di Bristol ma anche da noi. Generalmente si occupano
del diabete di tipo 1, quello autoimmune, cercando di individuare la presenza
di anticorpi nei soggetti nella fase di pre-diabete, cioè prima di quella
clinica in cui compaiono i sintomi più classici. Il fatto che questo studio si concentri
sul diabete di tipo 2 nei bambini permette di puntare l’attenzione sulla
prevenzione» spiega Riccardo Bonfanti, Responsabile dell’Unità Funzionale di Diabetologia Pediatrica
dell’Unità Operativa di Pediatria e Neonatologia dell’IRCCS San Raffale
di Milano.
«Va detto che fortunatamente il diabete di tipo 2 in età pediatrica in Italia e in Europa è molto raro e riguarda soprattutto soggetti con grave sovrappeso o obesità. Molto più frequente è invece negli Stati Uniti. Ma è anche vero che pian piano sta aumentando, proprio a causa degli stili di vita, solitamente caratterizzati da sedentarietà e alimentazione scorretta» spiega l’esperto.
Diabete: i sintomi e diagnosi precoce
«Quando il diabete è conclamato, sia di tipo 1 che di tipo 2, i sintomi sono praticamente uguali: si ha molta sete e si fa molta pipì perché la glicemia è alta (sopra i 180) e i reni non sono in grado di smaltirla, quindi finisce nelle urine» spiega l’esperto in malattie diabetiche in età pediatrica. L’aumento del glucosio è legato a sua volta alla carenza nell’organismo di insulina prodotta dal pancreas, che può essere parziale o assoluta. Nel caso di diabete autoimmune sono i linfociti che distruggono le cellule del pancreas che producono l’ormone dell’insulina. Nel tipo 2, invece, solitamente la carenza è legata alla diminuzione fisiologica delle cellule, dovuta al passare degli anni.
Il 3% degli italiani tra i 35 e i 69 anni ha il diabete senza
saperlo. Una diagnosi precoce potrebbe permettere di prevenire le complicanze
croniche della malattia o ritardarle. Da qui l’importanza di una
sensibilizzazione, soprattutto tra le famiglie e i genitori, in modo da evitare
che i figli possano diventare diabetici in età adulta.
Diabete: quali “cure” per i bambini
«Il primo intervento riguarda l’alimentazione, unita a uno stile di vita attivo che preveda movimento fisico e permetta di perdere peso. A questi interventi si associa poi anche un farmaco, che però può essere diminuito nelle dosi o sospeso quando la situazione rientra nella norma. Con la crescita va comunque sempre tenuto sotto controllo il peso» spiega Bonfanti.
Le Linee guida nazionali del ministero della Salute prevedono anche una serie di raccomandazioni: attività fisica possibilmente quotidiana (evitando due giorni consecutivi di inattività); 30 minuti di camminata al giorno, che permettono di ridurre il rischio di sviluppare il diabete in soggetti con sindrome metabolica; evitare di rimanere seduti o sdraiati durante il giorno per più di 20/30 minuti consecutivi, interrompendo con una pausa in piedi. I consigli valgono per tutte le età e nel caso dei bambini senza limitazioni al tipo di sport o movimenti, mentre per gli anziani sono raccomandati esercizi adatti per tipologia e intensità.