«La corsa in pronto soccorso a luglio dello scorso anno, con mia figlia in stato di torpore e il respiro rumoroso, non la scorderò più» racconta Alessandra, mamma di Alessia. «Era chetoacidosi diabetica, mi hanno detto i medici e ho rischiato di perderla». La storia di Alessia non è unica. Tra il 2019 e il 2020, si è verificato un aumento del 7% delle diagnosi di diabete con chetoacidosi. A dirlo è uno studio condotto proprio in quegli anni dalla Società italiana di endocrinologia e diabetologia pediatrica su oltre 3 mila bambini under 15. «È un dato preoccupante perché significa che il bambino è giunto a un Centro di diabetologia quando la malattia era già avanzata» spiega Valentino Cherubini, Direttore della Diabetologia pediatrica degli Ospedali Riuniti di Ancona. «La chetoacidosi è una grave complicanza del diabete, dovuta alla mancanza protratta di insulina».
Una situazione, questa, che per fortuna si può evitare se il diabete viene diagnosticato precocemente. «Dallo studio si può dedurre che la paura di varcare la soglia di un ospedale in pandemia non è l’unica causa del ritardo nella diagnosi» dice il professor Cherubini. «Gioca un ruolo anche il tempo impegnato per le analisi di laboratorio. Dalla prescrizione da parte del pediatra ai risultati possono trascorrere a volte molti giorni». La soluzione? Massima attenzione ad alcuni campanelli di allarme. E in caso di sospetto, effettuare subito il test della glicemia in farmacia che garantisce risultati immediati. Ma quali sono i sintomi che devono mettere sul chi vive? E cosa bisogna fare se il test è positivo?
I sintomi a cui fare attenzione
«All’inizio mi sembrava normale che mia figlia avesse più sete e che di conseguenza facesse più pipì: era estate. Ed era logico che fosse stanca, visto che correva e giocava tutto il giorno. Però in fondo non ero tranquilla». Sono proprio questi i segnali da cogliere: una sete esagerata fin dalla mattina al risveglio e anche quando la temperatura non è torrida; lo stimolo ad andare in bagno con la caratteristica di essere sempre impellente, di svegliarsi di notte per fare pipì o farla a letto; anche la stanchezza è strana se si scatena persino quando l’attività è minima, tanto da richiedere molte volte dei piccoli break di riposo durante la giornata.
«Sono disturbi che possono capitare in estate, però, senza apprensioni, è bene tenere d’occhio per qualche giorno il bambino» continua l’esperto. «Potrebbe essere diabete se in più si notano cambiamenti come un dimagramento repentino apparentemente non giustificato o un bisogno continuo di mangiare, soprattutto dolci o, ancora, se l’alito sa di frutta inacidita e il respiro è difficoltoso senza avere fatto sforzi».
Con il test in farmacia si accelerano i tempi
Se c’è dunque il sospetto che qualcosa non va, si può fare il test in farmacia. Non c’è bisogno della ricetta medica, è semplice e indolore: al bambino, a digiuno, viene punto un dito e la goccia di sangue fuoriuscita cade su una striscia reattiva che il farmacista infila in un apparecchietto. In pochi minuti arriva il risultato, con il livello della glicemia: se è superiore a 100 mg/dl, bisogna rivolgersi a uno specialista. «Certo, ci vuole la conferma in un Centro diabetologico, ma col test in farmacia si accelerano i tempi e si arriva più rapidamente alla diagnosi, con vantaggi innegabili. Si allontana il rischio di chetoacidosi diabetica e si comincia subito la terapia con l’insulina, che è l’unica cura attualmente disponibile».
Che cosa succede dopo la diagnosi
Alessandra ha vissuto la comunicazione della diagnosi frastornata e carica di dubbi. È normale e proprio per questo, all’inizio la famiglia viene seguita da un team composto da diabetologo, dietologo e psicologo. «Il bambino deve e può condurre una vita come i suoi coetanei» sottolinea l’esperto. «E questo vale anche per l’attività sportiva».
Per facilitare la vita ai bambini, oggi le iniezioni di insulina stanno sempre di più lasciando il passo ai microinfusori. L’apparecchietto è grande quanto un piccolo mouse e lo si fissa sulla pancia con un cerotto che non si stacca neanche in acqua. Un piccolissimo ago-cannula penetra senza dolore nella pelle e permette la somministrazione di insulina a seconda delle esigenze. «Il microinfusore controlla in modo quasi del tutto automatico la glicemia ed è necessario solo inserire la quantità di carboidrati assunta durante i pasti» sottolinea Cherubini. «Ma la ricerca è molto attiva e sta per arrivare un modello che misura automaticamente ogni cinque minuti i livelli di glucosio e modula l’erogazione di insulina».
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