Il diabete fa perdere la protezione per il cuore
Il diabete di tipo 2 è la forma più comune che si può manifestare dopo i 40 anni. E dall’ultimo congresso internazionale dedicato alla malattia arriva l’appello ai medici di occuparsene di più. «Gli studi stanno facendo emergere in modo sempre più evidente la differenza di genere» spiega Francesco Purrello, presidente della Sid, Società italiana di diabetologia. «Le donne hanno molto spesso un controllo metabolico, cioè della glicemia, peggiore rispetto all’uomo, per ragioni non ancora chiare. Si è visto anche che col diabete si perde la protezione per il cuore garantita solitamente dagli ormoni femminili fino alla menopausa. Lo dimostra il fatto che il rischio di malattie cardiovascolari, la complicanza più comune del diabete, è addirittura superiore tra le donne e con una prognosi spesso molto grave».
Ecco perché tutti, ma le donne in particolare, devono farsi curare da uno specialista. Come rivela un’indagine, invece, ancora oggi quasi la metà dei malati si affida solo al medico di famiglia. I ricercatori hanno visto che chi si è rivolto almeno una volta all’anno a un Centro diabetologico ha il 19% in meno di probabilità di incorrere in gravi complicanze. La ragione? La possibilità di scegliere le terapie più nuove e di personalizzarle.
Il futuro sono le terapie personalizzate
I diabetologi italiani hanno fatto da apripista nella personalizzazione delle terapie e hanno messo a punto un vademecum dei farmaci ad hoc. Colonna portante della cura rimane la metformina: se i valori della glicemia sono superiori a 126 milligrammi per decilitro di sangue, è ancora oggi il primo principio attivo da assumere. Ed è pressoché privo di effetti collaterali, tant’è che va bene anche in gravidanza. Ma non sempre è sufficiente e col tempo va aggiunto un secondo farmaco. «Alla luce dei nuovi studi sulle differenze di genere, abbiamo pensato soprattutto alla cura giusta per proteggere la salute e il cuore delle donne» aggiunge l’esperto. «Per questo, oltre all’età e alla presenza di fattori di rischio, indaghiamo con particolare attenzione lo stile di vita». L’esempio più comune? Il sovrappeso, che aumenta il rischio di malattie cardiovascolari. Se sei costantemente a dieta, fai sport ma non dimagrisci e in più hai la glicemia fuori norma, alla metformina si possono associare principi attivi con sigle strane (agonisti GLP1 e inibitori SGLT2 che aiutano a perdere i chili di troppo, oppure quelli che non determinano aumento di peso, come gli inibitori DPP4). Sono farmaci efficaci che fanno ripartire il metabolismo e danno pochi effetti collaterali (al massimo, talvolta, nausea e diarrea). Ma attenzione: anche con la nuova cura, non abbandonare la corretta alimentazione e il tempo che dedichi al movimento.
Niente grassi in tavola
Non è più sufficiente conoscere l’indice glicemico di tutti gli alimenti per scegliere quelli più neutri. Oggi anche a tavola ci sono nuove indicazioni. «Le ricerche hanno dimostrato che i grassi saturi sono più colpevoli degli zuccheri nell’innalzare i livelli della glicemia nel sangue» sottolinea il professor Purrello. «Scatta infatti un meccanismo di lipotossicità. In pratica, i grassi si accumulano nei muscoli, cioè negli organi che consumano circa l’80% degli zuccheri ingeriti ai pasti. E ne intralciano l’utilizzo da parte del corpo. Incrementa anche il grasso viscerale con conseguenze non solo estetiche. Il corpo inizia infatti a produrre citochine, cioè sostanze infiammatorie che contribuiscono ad alterare i valori della glicemia». Via allora burro, strutto, olio di palma e di cocco. Ed elimina dalla dispensa tutti gli alimenti che contengono anche solo uno di questi ingredienti. Le ricerche hanno visto che se tutta la famiglia segue la stessa alimentazione del diabetico, diminuisce il rischio di nuovi malati.
Il sensore per le future mamme
Sei donne su cento durante la gravidanza scoprono di soffrire di diabete gestazionale, una forma particolare che si risolve col parto ma che va tenuta sotto strettissimo controllo. Perché è alto il rischio di ipoglicemie, quando il livello degli zuccheri scende sotto i 65 milligrammi per decilitro di sangue. Sono come schiaffi per l’organismo che diventa più vulnerabile, con un aumento del rischio di complicanze. «Le crisi ipoglicemiche possono causare problemi al feto» sottolinea l’esperto. «Con pericolo di malformazioni e di parto pretermine. Per questo, è stato proposto che tutte le donne durante la gravidanza, in caso di diabete, abbiano il sensore sottopelle, che ci permette un controllo 24 ore su 24». È piccolissimo e viene inserito con un piccolo taglietto che si cicatrizza senza lasciare segni. Ha una durata di sei mesi e in questo lungo lasso di tempo, monitora continuamente il livello di glicemia nel sangue e avverte prima della crisi con un suono. È collegato a un piccolo trasmettitore ricaricabile che viene applicato con un cerotto e si può togliere e mettere a piacimento. I dati registrati dal sensore vengono scaricati sullo smartphone, in modo da condividerli in tempo reale con lo specialista.
Il vaccino contro l’herpes zoster
Secondo gli studi scientifici il diabetico ha un rischio maggiore di essere colpito da herpes zoster, più comunemente conosciuto come fuoco di Sant’Antonio. Per questo gli specialisti stanno dedicando una grande attenzione alla vaccinazione contro questa malattia. «È un disturbo sempre doloroso, ma con sintomi che si amplificano in chi soffre di diabete» chiarisce il professor Purrello. «Per questo stiamo chiedendo alle istituzioni di rendere il vaccino gratuito per i diabetici di tutte le età, e non solo dopo i 60 anni come succede oggi». La vaccinazione, un’unica dose, ha anche il vantaggio di proteggere dalla nevralgia posterpetica, che si manifesta nel 20% di chi è colpito da herpes zoster.