All’improvviso arriva un bisogno impellente di fare la pipì con dolore e bruciore una volta arrivate in bagno. Probabilmente è un attacco di cistite. Ma come si fa a esserne sicure?
La diagnosi della cistite
Per diagnosticare questa infezione delle vie urinarie, basta l’esame delle urine. Però la raccolta va fatta prima di prendere qualsiasi medicina, altrimenti i risultati non sono attendibili. Per avere l’esito ci vogliono un paio di giorni, oppure 4 o 5, se in più viene richiesta l’urinocoltura: nel frattempo in ogni caso occorre iniziare la cura che prescrive lo specialista per risolvere i disturbi.
Cosa indica l’esame delle urine
Quando ritiri il referto puoi già leggerlo da sola. In caso di infiammazione urinaria, cioè di cistite, sono presenti alcune cellule chiamate leucociti e i nitriti, cioè delle sostanze che l’organismo produce quando c’è un disturbo alle vie urinarie. Inoltre c’è un’alterazione del pH urinario, ovvero dell’acidità delle urine che possono troppo acide (pH 5.0/5.5), oppure troppo poco acide (pH 7.0/7.5). Infine è riportata la voce “microematuria” se durante la crisi di cistite hai avuto anche perdite di sangue.
A cosa serve l’urinocoltura
Una parte del campione di urina che hai consegnato nel laboratorio di analisi viene messa in isolamento in una particolare provetta in modo che si sviluppino i microrganismi presenti. In questo modo viene identificato il batterio responsabile della cistite che nella maggior parte dei casi è quello chiamato Escherichia coli. Questo esame ha una sua utilità. Perché in caso di cistite ricorrente nonostante le cure, permette di ritagliare una terapia estremamente personalizzata per debellare il batterio che causa le infezioni.
L’esame in più: l’antibiogramma
In caso di reale necessità, soprattutto quando la cistite si presenta con sangue nelle urine, l’antibiotico rappresenta ancora la cura-principe, anche se non sempre è efficace. Per evitare dunque il rischio di resistenze batteriche per un uso eccessivo di antibiotici, in associazione all’urinocoltura può essere richiesto l’antibiogramma. L’esame identifica in modo dettagliato i principi attivi della classe degli antibiotici capaci di debellare il batterio che ha scatenato il disturbo, evitando così di assumere antibiotici inutili e dannosi.