Soffrite anche voi di diastasi addominale? Se dopo il parto l’addome è rimasto sporgente, e avete strani disturbi come mal di schiena e mal di pancia, ogni tanto anche perdite urinarie, potrebbe trattarsi di questo disturbo. Se ne parla poco ma colpisce il 30 per cento delle donne diventate mamme. Donne che, come ci raccontate nelle vostre storie, non riescono più ad avere una vita normale: con la diastasi basta sollevare un peso leggero per avere mal di schiena, spesso si convive tutti i giorni con il mal di pancia, non si può andare in palestra a causa dell’incontinenza e a volte non si riesce a stare in equilibrio.
La diastasi è normale, ma a volte patologica
Eppure, avere un figlio è una cosa naturale. È altrettanto normale che capiti la diastasi? Il corpo della donna è fisiologicamente predisposto ad accogliere il bambino, farlo crescere dentro di sé e, dopo, ritornare nella sua condizione originaria. Ma a volte non succede. «La diastasi dei muscoli retti addominali è fisiologica in gravidanza, in quanto il retto dell’addome, il muscolo principale della parete addominale anteriore, si divide longitudinalmente per ospitare il bambino. In pratica, per la pressione dell’utero in crescita, ma anche per i cambiamenti ormonali, le due parti che costituiscono questo muscolo si separano allontanandosi dalla linea mediana. Qualche settimana dopo il parto, tendono a ricongiungersi» spiega Tiziana Attanasio, ostetrica. «Se ciò non avviene, in corrispondenza della linea mediana si forma un “buco”, più o meno largo. Quando la distanza tra le due parti, cioè la larghezza del “buco”, resta pari o superiore a 2,5 centimetri, la diastasi può diventare patologica». Per questo la pancia resta tondeggiante, come se il parto non fosse mai avvenuto.
I sintomi della diastasi patologica
La diastasi dunque può restare un problema estetico, ma quando supera i due centimetri e mezzo, quasi sempre si accompagna a disturbi che compromettono il benessere e la salute della donna. «Il disturbo tipico è il mal di schiena: la schiena si affatica più del normale a causa dell’instabilità della colonna. Si ha poi la sensazione che la schiena stessa sia debole e sia impossibile anche sollevare un peso» prosegue l’ostetrica. «Anche il bacino è instabile, così in certe situazioni è difficile mantenere l’equilibrio, per esempio con un bambino in braccio. Possono poi subentrare dolori alle anche e al bacino, incontinenza, nausea, senso di pesantezza al pavimento pelvico e perfino difficoltà a digerire e a respirare. In alcuni casi, magari trascurati, la diastasi può provocare anche un’ernia epigastrica o un’ernia addominale».
Le altre cause, oltre alla gravidanza
La diastasi addominale può essere provocata anche da altri fattori, non solo dalla gravidanza. Quindi possono soffrirne anche donne senza figli. «Può capitare a donne molto magre che praticano un’attività fisica eccessiva, oppure può essere provocata da conati intensi di vomito legati a una malattia, oppure alla tosse cronica» spiega l’esperta.
Come si diagnostica la diastasi
Si può fare anche da sole (come si può vedere in questo video di autovalutazione). Basta inserire la punta delle dita di una mano nella fessura che si viene a creare, trasversalmente rispetto al retto dell’addome. Se almeno due dita sprofondano, può trattarsi di diastasi. La diagnosi, comunque, va eseguita dal medico con un’ecografia della parete addominale o una risonanza magnetica.
Gli esercizi per curare e prevenire la diastasi
Se la separazione delle fasce non è molto marcata, quindi inferiore ai 2-3 centimetri, possono aiutare esercizi specifici per l’addome e il pavimento pelvico.
L’ultima novità in fatto di trattamento della diastasi è la ginnastica LPF (Low Pressure Fitness, ovvero gli esercizi ipopressivi) abbinata al Pilates con le macchine. «Questo tipo di ginnastica prevede movimenti specifici, da eseguire con tecniche di respirazione ad hoc (la respirazione diaframmatica, quella “in apnea”, per intenderci). Lo scopo è diminuire la pressione all’interno dell’addome, creando una sorta di “risucchio” dei visceri pelvici che li fa “riposizionare”» spiega Ivana Mazzarella, insegnante di fitness e Pilates. «Questi movimenti, seguiti da un istruttore preparato e sensibile, aiutano non solo a prevenire e migliorare la diastasi, ma in generale a tonificare i muscoli addominali e perineali, migliorare la postura, prevenire ernie addominali e vaginali e ridurre l’incontinenza». In generale, a qualsiasi stadio sia la diastasi, «meglio evitare sforzi intensi e traumi alla pancia e mantenere tonica la parte addominale» aggiunge l’ostetrica.
Quando occorre l’intervento chirurgico
Quando però la separazione delle due fasce è molto marcata, occorre l’intervento chirurgico, l’unica soluzione che possa richiudere definitivamente la distanza che si è venuta a creare. Per aiutare le donne che hanno questo disturbo è nata l’associazione Diastasi Donna – Unite per il Servizio Sanitario Nazionale, che si batte per il riconoscimento della diastasi come patologia. Sulla corrispondente pagina Facebook è possibile scambiare consigli e trovare soluzioni attraverso ospedali e chirurghi che operano in convenzione con il SSN.