«In un anno le famiglie vegane che seguiamo sono più che raddoppiate e i numeri sono destinati a crescere». A dirlo è il professor Luca Bernardo, primario e responsabile dell’Ambulatorio per vegani, vegetariani e seguaci di altri regimi alimentari, presso l’ospedale Fatebenefratelli di Milano. Un’equipe di cui fanno parte anche un’endocrinologa e una nutrizionista biologa, insieme a un’infermiera. Seguono famiglie che hanno scelto tipi di alimentazione differenti rispetto alla dieta onnivora comune, con particolare attenzione ai vegani: «Siamo all’interno del reparto di Pediatria e supportiamo famiglie con figli da 0 a 18 anni. Ci sono molti lattanti e bambini, ma anche adolescenti che con questa scelta personale allarmano i genitori, perché arriva in un’età delicata. Oggi c’è molta più accettazione anche da parte di pediatri e di medici di famiglia, che spesso indirizzano ragazzi e famiglie al nostro centro per avere indicazioni e rassicurazioni. Noi li prendiamo in carico senza alcun tipo di pregiudizio, cerchiamo di capire il motivo che li ha spinti a voler diventare vegani e soprattutto li inquadriamo da un punto di vista medico. L’obiettivo è prevenire eventuali carenze nutrizionali» spiega Lisa Mariotti, nutrizionista biologa dell’ambulatorio.
L’ambulatorio: cosa fa
L’ambulatorio è attivo ufficialmente da un paio di anni, ma è negli ultimi tempi che i numeri sono aumentati: «Oggi seguiamo circa 25 famiglie, che ci chiedono consigli dopo essersi avvicinati a una dieta vegana non per moda o credo religiosi. Noi, come servizio pubblico, forniamo loro una rete di supporto con rispetto, senza incoraggiare particolari scelte (la nostra equipe è formata da onnivori!) né giudicando in alcun modo. Ciò che ci sta a cuore è la salute di queste persone, seguiamo la scienza medica per evitare carenze, per esempio, di ferro, zinco, calcio o vitamina B12, che possono portare a patologie anche gravi, oppure scompensi ormonali nell’età della pubertà o ancora deficit in termini di apporto energetico nell’età dell’adolescenza in cui si sommano le attività di studio a quelle ludico-sportive» spiega il professor Bernardo.
Gli adolescenti vegani
Tra i teenagers c’è chi si avvicina al mondo vegano (o vegetariano) per sensibilità nei confronti del mondo animale o ambientale, ma anche chi fa scelte drastiche per contrapporsi ai genitori, in un periodo di “ribellione”. Come deve comportarsi un genitore? «Molti vengono da noi con una certa apprensione, noi li rassicuriamo con consigli dietetici mirati per i singoli individui, per prevenire possibili deficit. Gli adolescenti non sono adulti in miniatura, ma individui in crescita, che vanno seguiti continuamente. Il nostro punto di partenza sono i Percorsi Diagnostico-Terapeutico-Assistenziali, condivisi dalle aziende sanitarie della Regione Lombardia – spiega la nutrizionista biologa – Non puntiamo a fargli cambiare idea, ma ad avere un piano alimentare bilanciato, che per i vegani può essere più difficile da raggiungere per il tipo di alimentazione seguita».
Prevenire le carenze
Nei vegani si possono presentare criticità maggiori, per esempio per la carenza di vitamina B12, presente nelle proteine di origine animale (uova, aringhe, sgombro, latte e derivati), ma assente nel mondo vegetale. Un deficit può portare ad anemia, ipotonia e, nei bambini più piccoli, anche a ritardi nello sviluppo motorio o neurologico, fino all’atrofia cerebrale.
«I vegani hanno bisogno di una supplementazione per via orale con integratori. Ferro, zinco, calcio, proteine e amminoacidi, invece, seppure ridotti in una dieta vegana possono essere aumentati con specifiche strategie. Ad esempio, le proteine di origine vegetale sono meno digeribili o presenti in minor quantità o in tipologia differente, ma si può intervenire nel tipo di preparazione (ammollo, germogliazione, ecc.) o nell’apporto, che deve essere maggiore, a seconda dei casi, anche del doppio. Ci sono poi strategie per arricchire la dieta vegana di alcuni nutrienti, ad esempio con frutta secca o cereali arricchiti nel caso del ferro, o con condimenti a base di succo di limone o arancia che ne favoriscono l’assorbimento. Il calcio in chi esclude il latte o i latticini può essere carente, ma si possono scegliere acque minerali calciche, ricche di sali minerali e in particolare proprio di calcio, oppure si possono inserire o aumentare nella dieta alcuni semi o frutti come i fichi disidratati o erbe aromatiche come salvia e rosmarino. Insomma, gli esperti sono pronti a supportare con indicazioni che aiutano a ricoprire il fabbisogno, oltre che con l’empatia, necessaria nel primo approccio» spiega Lisa Mariotti.
Il rapporto col cibo
È un luogo comune piuttosto diffuso pensare che se un adolescente diventa vegano è perché in fondo dissimula un disturbo alimentare, che in altri casi potrebbe manifestarsi sotto forma di anoressia o bulimia. L’esclusione di alcuni alimenti, però, oltre a creare tensioni in casa con i genitori se questi non sono a loro volta vegani, può portare anche scompensi ormonali. «Per questo abbiamo nel nostro team anche l’esperto endocrinologo che in età adolescenziale monitora eventuali deficit. Tendenzialmente si possono presentare forme di denutrizione, mentre pubertà precoce o sviluppo accelerato sono più tipiche nei soggetti obesi o sovrappeso» spiega il primario dell’ambulatorio. «Sicuramente quello che è fondamentale è avere un’alimentazione sana e bilanciata, che si fonda su un equilibrio sottile che quasi nessuno, neppure gli onnivori, riescono a mantenere. Va però sgombrato il campo dall’equivoco che una dieta vegana o prodotti vegani siano più sani o più light» spiega la nutrizionista biologa. Ai ragazzi, e soprattutto alle ragazze, dunque, è bene ricordare che quella vegana non è una dieta “dimagrante” né un regime alimentare di per sé salutare, ma va eventualmente seguita dietro supervisione di esperti.