«Non potevo collegarmi con il telefono in videochiamata, non è professionale». Me lo ha detto un’amica dopo avermi raccontato dell’ennesimo colloquio condotto nel clima di clandestinità in cui vige la sua vita da quando ha scelto di cambiare lavoro. Chiamata all’improvviso da un’HR sbadata (aveva anticipato la call di un giorno), si è trovata a dover scappare in bagno con il computer e poi a dover motivare l’accaduto coi colleghi.

Quando le ho chiesto perché non collegarsi semplicemente col telefono, mi ha guardata come se fossi impazzita, e questo mi ha fatto pensare: quante volte lo avrò fatto io? Tutti i miei colleghi mi considerano poco professionale? E soprattutto, perché non ne sapevo nulla? Il galateo delle videochiamate è solo un esempio di Digital Body Language, ovvero tutti quei segnali che inviamo “senza accorgercene” quando conduciamo le nostre attività (o più in generale comunichiamo) anche nel mondo digitale.

Digital Body Language: una nuova realtà

Facciamo un passo indietro: con l’arrivo nel 2025 della Generazione Beta, cui già facciamo riferimento come “nativi dell’AI”, giungiamo in un periodo storico che vede due generazioni di nativi digitali (Alpha e Beta) e altrettante di utenti altamente “digitalmente alfabetizzati”, ovvero in grado di muoversi con il 100% dell’autonomia online. La realtà oggi è quasi costantemente mediata dalla tecnologia, e diventa sempre più chiaro che la vita online non sia (più) una sorta di universo alternativo.

Una volta scelto lo schermo a farci da scudo, abbiamo accesso ad un mondo (fatto di informazioni, relazioni e interazioni) in cui vigono però regole specifiche. La nostra vita è diventata sì sempre più digitale, ma anche il contrario è vero. L’esempio più evidente di questa tendenza sta proprio nel Digital Body Language (DBL), che si traduce in una serie di norme codificate e date per assodate e oggi costituisce un vero e proprio galateo, basato su un nuovo linguaggio del corpo: quello “digitale”.

Digital Body Language: come funziona?

Come nella vita di tutti i giorni ci serviamo di gesti, espressioni e toni per capire meglio i nostri interlocutori, anche online abbiamo negli anni sviluppato una serie di piccoli aiuti per facilitare la comunicazione. Uno dei principali alleati sono le emoji, che infatti vengono costantemente aggiornate per poter comprendere la quasi totalità delle espressioni e degli oggetti della nostra vita quotidiana. Oltre alle emoticon, ci serviamo di stickers, punteggiatura, carattere utilizzato, spesso persino del font per comprendere sottotesti, sarcasmo o più in generale la piega che sta prendendo la conversazione.

Un esempio? Una frase semplice come “Sto bene” ha un’accezione completamente diversa se scritta completamente in stampatello maiuscolo (“STO BENE”) o in corsivo (“Sto bene”), e ancora il suo significato cambierebbe completamente se accanto vi fosse l’emoji di un cuore o quella di un diavoletto, una fiamma o un teschio.

Gli studi sul DBL nel mondo del lavoro

Oggi il DBL è oggetto di studi e pubblicazioni, una fra tutte il volume Digital Body Language di Erica Dhawan, uscito già nel 2021, che non solo definisce il fenomeno ma fornisce ai lettori un vero e proprio “galateo digitale”. Dhawan, nel fornire i suoi consigli, prende in considerazione diverse possibili situazioni con un focus soprattutto sul mondo del lavoro, nel quale le nuove tecnologie hanno creato diverse nuove dinamiche.

Mi sento sollevata nello scoprire che sono proprio le videochiamate il terreno che più mette in difficoltà gli utenti digitali: le videochiamate sono infatti l’esperienza tecnologicamente mediata più vicina a quella “reale”, eppure proprio questa loro natura un po’ a metà tra i due mondi le rende particolarmente complesse. Chi prende la parola per primo? Com’è meglio porsi per evitare di interrompere, ma allo stesso tempo assicurarsi di avere il tempo per un intervento? Come mostrare la propria autorità o la propria reverenza?

L’esperta, nel libro, consiglia di non aver paura di utilizzare tutti gli strumenti di app come Zoom o Microsoft Teams. È possibile designare tramite i programmi un moderatore in modo che si occupi di controllare l’attenzione di tutti i presenti e che tutti siano ascoltati in ugual modo. L’esperta consiglia di dare a queste videochiamate la nostra completa attenzione, esattamente come se fossero riunioni face to face: «Rispondere a un messaggio al cellulare quando qualcuno sta cercando di fare contatto visivo digitale potrebbe essere un segnale di disinteresse e mancanza di entusiasmo».

DBL e dating online

Ma una corretto utilizzo (e una corretta comprensione) del Digital Body Language non è importante solo nel mondo del lavoro: il DBL è un must anche nel mondo del dating online. A confermare questa tendenza crescente è uno studio condotto lo scorso anno dalla piattaforma di dating online Hinge. Secondo i dati in loro possesso, i segnali del linguaggio del corpo che utilizziamo maggiormente per capire se il nostro interlocutore è interessato a noi sono: chi inizia la conversazione, la coerenza del messaggio inviato (76%). Ma anche il tempo di risposta (68%), il tono del messaggio (66%) e la lunghezza (33%) e, anche in questo caso, le emoji utilizzate (11%).

Secondo gli esperti dell’app, più del 60% degli utenti considera il linguaggio del corpo digitale imprescindibile per determinare se vuole fare il passo successivo e uscire con un partner.

I consigli sul Digital Body Language degli esperti di Hinge

Per utilizzare al meglio i segnali del linguaggio del corpo digitale altrui (e non inviarne di sbagliati noi), la piattaforma ha reso pubblici alcuni consigli. Secondo Logan Ury, Director of Relationship Science di Hinge, è importante non dare mai per scontato che un mancato messaggio indichi anche mancanza di interesse. «Bisogna invece prestare maggiore attenzione alle azioni e alle intenzioni che si celano dietro le parole».

Grazie alla funzionalità dell’app è anche possibile chiarire le aspettative fin dall’inizio, comportamento fortemente consigliato dall’esperto. «Se vi piace messaggiare, non abbiate paura di chiedere al vostro match con quale frequenza desidera tenersi in contatto tra un appuntamento e l’altro».

Un altro comportamento consigliato, rivolto soprattutto agli amanti del double texting, ovvero il “doppio messaggio”, è la messa in atto di un “rinforzo” positivo: «Quando qualcuno vi manda un messaggio, fate sapere quanto vi ha fatto a piacere riceverlo».

Infine, come sottolinea Ury, anche per il dating online vige una regola aurea: less is more. «Fate capire che avete colto il fatto che la persona con cui vi state frequentando non ama inviare messaggi, ma che apprezzereste di sentirla anche in breve, ad esempio con un meme o l’invio di qualcosa che gli ha ricordato voi, anche solo per farvi sentire che siete nei suoi pensieri».