Nella discoteca Velvet di Rimini, i minori di 18 anni non entrano più. È la via drastica scelta dal tempio del rock sulle colline di Rimini dopo l’estate nera delle disco, macchiate dalle morti di giovanissimi, a partire dal sedicenne Lamberto Lucaccioni al Cocoricò di Riccione. Così, la condizione imposta ai minorenni per poter andare a ballare è l’incubo di ogni adolescente: portarsi dietro i genitori.

“Da una parte – ci dice Loredana Cirillo, psicoterapeuta del centro “Il Minotauro'” di Milano, specializzata in campo adolescenziale –  il fatto che ci siano dei ragazzi che accettano di portarsi dietro mamma e papà, è lo specchio di quello che succede nella famiglia di oggi. I genitori non sono visti come ostacolo, i ragazzi non hanno nulla da nascondere, anche perché è sempre più frequente che i genitori siano più amici che educatori. Questo è sbagliato. I genitori, per svolgere la loro funzione, devono mantenere una distanza di ruolo. Non deve essere una relazione paritetica. Vedere il genitore come un incubo, nell’età dell’adolescenza, è sano”. Ci siamo passati tutti. E ce la siamo cavata da soli, più o meno bene.

”Per quanto riguarda questa ‘opportunità’ offerta dalla discoteca – continua la psicoterapeuta – ha molti più svantaggi che vantaggi. Gli adolescenti hanno bisogno di uno ‘spazio del segreto‘, lontano dallo sguardo di mamma e papà. La discoteca lo è. È il luogo in cui si sperimentano autonomie, dove si prende coscienza del corpo (proprio e degli altri), del senso di sé. È evidente che lo sguardo ossessivo del genitore frena il processo di autonomia e di responsabilità. È fondamentale prendere le distanze dal genitore per accogliere relazioni dall’esterno. In questo modo, invece, la discoteca si trasforma da luogo dell’autonomia, a fabbrica di ‘bamboccioni’.

A 16 anni non si può più controllare. Un genitore deve confidare nel lavoro di educatore che ha svolto sino a quel momento. I genitori di oggi, invece, si sono ammalati di senso d’inadeguatezza, mossi da una paura del mondo esterno che si ripercuote sui figli, ai quali non viene riconosciuta la capacità di potersi misurare con esso. Per molti genitori, veder crescere i propri figli, vuol dire perderli. Non mi stupisco che siano contenti di andare in discoteca con loro: è un’occasione per rivivere la propria esistenza in quella dei figli”. Il coprifuoco al Velvet scatta per tutti all’una: per i minorenni e per chi vorrebbe ancora esserlo.