Disha Ravi ha 22 anni e sabato 13 febbraio è stata arrestata nella sua casa di Bengaluru, dove vive con sua madre, e portata a Nuova Dehli per essere interrogata. L’arresto fa parte del duro attacco scagliato dal governo guidato da Narendra Modi contro le recenti proteste degli agricoltori, che hanno catturato l’attenzione dei media internazionali.

Ravi è la fondatrice della sezione indiana del movimento lanciato da Greta Thunberg, Fridays for Future, e negli ultimi tre anni è stata molto attiva nei circoli ambientalisti della sua città. Ora è diventato il volto della repressione governativa: in molti, infatti, hanno espresso la loro frustrazione al trattamento che le è stato riservato.

Di che cosa è accusata

La giovane attivista è formalmente accusata di aver fatto circolare un documento “toolkit” collegato alle proteste degli agricoltori in corso dallo scorso novembre in India, che secondo la polizia sarebbe la prova di «una cospirazione internazionale coordinata contro l’India». Per “toolkit” si intende una raccolta di strumenti informatici e informazioni messi a disposizione dei lavoratori impegnati in prima linea nelle manifestazioni e di quanti erano interessati, al di fuori dell’India, a capire cosa stesse succedendo. Lo scorso 3 febbraio, Greta Thunberg ha condiviso su Twitter il documento, per poi cancellarlo subito dopo.

Uno degli scopi del documento era dunque aiutare chiunque non avesse familiarità con le motivazioni delle proteste di comprendere meglio la situazione e decidere così come sostenere gli agricoltori. Al suo interno si leggeva: «Invece di essere supportati per diventare autosufficienti e prosperare, la maggioranza degli agricoltori è sempre più soggetta al controllo di grandi società e istituzioni internazionali il cui unico obiettivo sono i profitti, e questo necessariamente comporta un maggiore sfruttamento della natura».

Una volta che il toolkit è diventato di dominio pubblico, la polizia di Delhi ha chiesto a Google e alle società di social media pertinenti di fornire informazioni su di esso, acquisendo così le informazioni relative agli ID delle e-mail, delle URL e degli account social collegati al toolkit. Ora Disha Ravi è accusata di essere una “cospiratrice chiave” per aver preparato e condiviso il documento, contribuendo alla diffusione di un sentimento “anti indiano”. Sarebbe stata lei, secondo la polizia, a condividere il documento con Thunberg.

La passione per l’ambientalismo

Nonostante la giovane età, Disha Ravi non è nuova all’attivismo. Nel 2019 ha lanciato la sezione indiana del movimento Fridays for Future e lo ha fatto per motivazioni che la coinvolgevano da vicino. Originaria di Bengaluru, cresciuta dalla madre single, ha visto in prima persona gli effetti del cambiamento climatico: la casa in cui viveva, infatti, si allagava ogni volta che pioveva, peggiorando ogni anno, mentre la sua città natale è tra quelle che rischia di essere sommersa a causa dell’acuirsi dei fenomeni atmosferici.

Come ha raccontato al quotidiano britannico Guardian, i suoi nonni – che sono anche loro agricoltori – hanno lottato con la siccità, la scarsità dei raccolti e le inondazioni causate dal riscaldamento globale. «Il motivo per cui ho deciso di diventare un’attivista per il clima deriva dall’aver visto i miei nonni, che sono anche loro agricoltori, lottare con gli effetti dei cambiamenti climatici. All’epoca non ero consapevole che quelle che stavano affrontano erano le conseguenze della crisi climatica, perché l’educazione su questi temi non esiste nel posto dove sono cresciuta», ha raccontato.

Dopo il suo arresto, un’ondata di paura ha attraversato i circoli ambientalisti. Molti attivisti hanno deciso di non parlare più con i media e molti gruppi WhatsApp utilizzati per l’organizzazione delle proteste sono improvvisamente diventati silenti. Allo stesso tempo, però, in molti si sono fatti sentire per denunciare la situazione: l’ex ministro dell’ambiente Jairan Ramesh ha definito la sua detenzione «atroce» e condannato le «molestie e intimidazioni ingiustificate» cui Ravi è stata sottoposta, mentre una dichiarazione congiunta di oltre 50 accademici, artisti e attivisti ha definito le azioni della polizia di Delhi «illegali ed eccessive».