La difficoltà, ma anche la grande sfida di un genitore, è quella di andare oltre le criticità e vedere le capacità di un figlio. Capacità nascoste, che emergono solo agli occhi di chi sa guardare, come un visionario, andando oltre ciò che sembra. Questo è quanto succede a tutti i genitori, ma diventa un’esperienza totalizzante per quelli dei ragazzi con dislessia, il disturbo dell’apprendimento che rende difficile vivere una carriera scolastica serena e appagante.
Conosci la dislessia? La dislessia spesso si accompagna ad altri disturbi, come disgrafia, disortografia e discalculia, e disturbi dell’attenzione e del comportamento.
Intorno ai ragazzi con dislessia spesso si crea una cortina di incomprensione che, nel tempo, cementa strato su strato la sfiducia nelle proprie capacità e la certezza di “non valere”, “non contare”, non solo nell’ambito scolastico ma come persona.
Eppure, la capacità di esprimere i sentimenti ed emozionare conta più dell’ortografia e della bella grafia. Ce lo testimonia con la forza della sua storia Michelangelo Coletti, il ragazzo 13enne dislessico che nel 2017 vinse il Concorso letterario “Una città che scrive” sbaragliando 1.700 concorrenti. Per lui, un successo non di un momento, ma che vale per la vita. Una spinta a credere in se stesso, un esempio per tante altre persone in difficoltà. L’abbiamo raggiunto oggi, un anno dopo, perché ha partecipato alla nuova edizione del Premio nella Sezione speciale dedicata alla dislessia, inaugurata quest’anno e patrocinata da Aid. Ha ricevuto una menzione speciale con questa poesia, un testo scritto poco dopo la separazione dei suoi genitori, in cui Michelangelo elabora il cambiamento vissuto e dà voce con grande sensibilità alle sue emozioni.
“Sembriamo forti
Tutti sembriamo forti
ma dentro siamo deboli e fragili come una foglia secca che si sta per staccare.
Pure io sono fragile
Io sono in mezzo a due famiglie a cui vengo prestato
settimana dopo settimana
dove a quel punto anche un soffio può distruggerci dall’interno per sempre
come un soldato che è stato ferito talmente tanto che uno schiaffo può ucciderlo
Ma noi sembriamo forti…”
Al di là della vicenda personale, la poesia di Michelangelo dimostra che per scrivere serve qualcosa in più dell’ortografia e della bella grafia. E che, dietro al muro delle difficoltà quotidiane che vivono i dislessici, ci sono forza, profondità e potenzialità inimmaginabili.
Come dimostrano anche i 90 testi di persone con dislessia candidati al concorso: segno che chi non “sa” scrivere o leggere, lascia comunque il segno e può compiere qualcosa di grande. Come Michela Porcello, la bambina che a 8 anni ha vinto nella sezione poesia. Piccoli miracoli in grado di aprire una nuova strada e far crescere la consapevolezza su questa specificità dell’apprendimento.
Alcuni dei testi sono raccolti nel libro La dislessia, una forza per la scrittura (ed. Una città che scrive), supplemento alla terza antologia del premio letterario. Il volume è molto godibile, anche perché è realizzato con il font Easyreading, frutto di 10 anni di studi e sperimentazioni, che rende più semplice la lettura non solo ai dislessici, ma a tutti, grazie a un maggior spazio tra la parole e le righe e a caratteri disegnati in modo da non poterli confondere. Easyreading è utilizzato dai maggiori editori di testi scolastici, ma si sta diffondendo anche in altri ambiti: nelle mostre, nei musei, negli uffici pubblici che hanno bisogno di comunicare con un largo numero di persone.
Un segnale che qualcosa sta cambiando e che a favorire l’inclusione ci guadagniamo tutti. Chi non fa fatica a leggere un testo affollato e fitto fitto? Chi non si sconforta di fronte a una lista di nomi da imparare a memoria? E soprattutto, chi non ha bisogno di credere un po’ di più in se stesso?