Assegno di divorzio, facciamo chiarezza. A maggio 2017, con una sentenza rivoluzionaria, la Cassazione aveva ribaltato i criteri per l’attribuzione dell’assegno di divorzio: non più il tenore di vita avuto durante il matrimonio, ma il grado di indipendenza economica dell’ex coniuge.
Adesso, però, un nuovo parere della Cassazione cambia di nuovo le carte in tavola. Ecco come.
Il criterio fondamentale per stabilire il diritto
«Non è un rovesciamento, ma un’evoluzione della sentenza del 2017, che affermava, in sostanza, che una ex moglie aveva diritto all’assegno di mantenimento solo se questo era necessario per avere un decoroso tenore di vita» spiega Maria Grazia Monegat, avvocato familiarista e consigliere dell’Ordine di Milano. «Il nuovo orientamento mette invece in primo piano il contributo dato dalla donna alla vita familiare».
Quando è garantito l’assegno di mantenimento
«I giudici valuteranno caso per caso, ma ci sono elementi oggettivi che non potranno essere messi in discussione, non avranno bisogno di essere provati e daranno diritto a una compensazione» spiega la Monegat. Quali? «L’età della ex moglie e la durata del matrimonio: se una donna ha più di 50 anni ed è stata sposata per più di 20, è evidente che ha dedicato buon parte della sua vita alla costruzione della famiglia. E di questo i giudici terranno conto».
Quando è a rischio l’assegno di mantenimento
Se la moglie è giovane, ha un lavoro e una buona posizione, dovrà invece dimostrare che nel corso del matrimonio ha contribuito alla vita familiare rinunciando a progetti personali come un avanzamento di carriera o un posto di lavoro che l’avrebbe gratificata. «In questo caso andrà ricompensata. Ma se la donna ha seguito il suo normale percorso lavorativo e il marito ha condiviso con lei il peso delle mansioni familiari, l’assegno non è scontato».
A quali situazioni si applica
Niente paura: le ultime sentenze dell’Alta Corte avranno un peso solo sulle cause ancora in discussione, ma non influiscono sugli assegni già stabiliti. «L’importo può essere rivisto solo nel caso in cui ci sia un cambiamento nella situazione patrimoniale dei coniugi».