Portano a casa l’unico stipendio e mantengono marito e figli: secondo l’Istat, le breadwinner sono presenti in 1 famiglia su 8 nel nostro Paese. «I settori con maggiore tasso di partecipazione femminile, come quello dei servizi alla persona o la sanità, hanno retto meglio alla crisi» commenta Ketty Vaccaro, sociologa e responsabile del welfare del Censis. Così, accade sempre più spesso che a uscire alla mattina per andare in ufficio sia lei, mentre il marito (disoccupato o casalingo per scelta) rimanga a casa.
La nuova realtà lavorativa, che negli Stati Uniti riguarda 1 coppia su 4, sta cambiando gli equilibri familiari ma fatica a demolire i classici ruoli. «La donna può anche diventare il capofamiglia o guadagnare il doppio del marito ma in casa le mansioni rimangono pressoché le stesse» nota Ketty Vaccaro. «Anzi, per evitare di dimostrarsi troppo forti rispetto al partner le mogli spesso conservano i compiti casalinghi tradizionali, tendendo a essere delle wonder woman super efficienti sia nella carriera sia nell’organizzazione domestica. L’unica conquista è nella dimensione genitoriale: i dati mostrano che gli uomini che restano a casa si occupano di più dei figli piccoli. Ma sui compiti domestici in senso stretto, la differenza di genere è ancora penalizzante: non basta diventare la parte economicamente più forte».
Come racconta Maria Lazzara Di Sciuva, 50enne pugliese, da anni emigrata in provincia di Pordenone per seguire il marito Tonino, ex impiegato in un’azienda nel settore del mobile: «Faceva anche 10 ore al giorno» ricorda. Poi, con la crisi, nel giro di poco tempo Maria Lazzara si è ritrovata con un mutuo, 2 figlie da mantenere e le sue sole braccia su cui contare. «Mio marito, a 58 anni, non lo assumeva più nessuno. Io, invece, qualcosa da fare l’ho sempre trovato. È stata dura con uno stipendio in meno ma non mi sono persa d’animo: ho aumentato le ore che facevo come cuoca in una mensa e ho iniziato a lavorare anche la sera e la domenica. Così, con la mia paga, siamo riusciti a tirare avanti». Ecco altre 2 storie di moderne breadwinner che, con il loro esempio, stanno mettendo a dura prova i vecchi stereotipi.
Rosanna Sabatino, 48 anni, di Rho (Milano)
«Anche quando vivevo con i miei genitori sono sempre rimasta a casa a fare i mestieri mentre i miei fratelli andavano in campagna a lavorare».
Rosanna Sabatino, solare 48enne di origini casertane, da tempo trasferita a Rho (Milano), era la classica “donna di casa”. Fino a quando, 2 anni fa, il marito ha perso il lavoro. Da allora è lei a guadagnare l’unico stipendio.
«Vincenzo era operario in una grossa fabbrica, che è fallita. Aveva 54 anni: troppi per essere assunto di nuovo» racconta. «Io mi sono subito rimboccata le maniche facendo le pulizie, i mestieri, la baby sitter. Ho sempre trovato qualche lavoretto anche con la crisi. Abbiamo 2 figlie di 18 e 10 anni, con uno stipendio solo in casa è dura ma ce la caviamo. Per me aiutare mio marito disoccupato è normale, io sono “moderna”. Per lui, invece, è complicato: lo so che non è tranquillo anche se lo rassicuro, cerco di non fargli pesare questa situazione e lavoro dentro e fuori casa come una matta. Ma lui era abituato a essere il capofamiglia e ogni tanto mi dice sconfortato: “Guarda che tempi, adesso è la moglie che porta il pane a casa”. Le nostre figlie invece si sono abituate: chiedono il meno possibile e si godono di più il papà».
Denise Carratù, 50 anni, di Portogruaro (Ve)
«Scusi signora, lei chi è?». A Denise Carratù, 50 anni, di Portogruaro (Ve), hanno fatto proprio questa domanda il giorno in cui è andata a prendere il figlio all’asilo. Non l’avevano mai vista perché ad accompagnare i bambini ogni giorno ci pensa Peter, 53 anni, suo marito. «Qualcuno ci guarda storto ma è il nostro accordo: lui si occupa dei ragazzi mentre io sono in ufficio» racconta.
Il loro patto dura da molti anni. «Mio marito aveva perso il lavoro, il mio impiego invece era buono, lavoravo per le forze armate canadesi in un ufficio per i dipendenti delle basi Nato. Così abbiamo dovuto fare una scelta: lui si sarebbe occupato della gestione domestica, io di portare a casa lo stipendio». Ed ecco il loro menage familiare: Denise va al lavoro mentre Peter lava, stira, fa fare i compiti a Gianni, Massimo e Alessio, i loro figli.
«All’inizio è stato strano vederlo solo al supermercato con 3 ragazzini dentro il carrello. Oggi invece si comincia a incontrare qualche altro papà come lui» dice Denise. «Il segreto è aver accettato i nostri ruoli. Certo, ho perso un po’ di crescita dei miei figli ma ho fatto il meglio che potevo: ho allattato fino a 6 mesi con tante notti in bianco. Peter è a suo agio ma a chi gli dice “beato te” lui risponde che la vita da mammo è proprio dura!».