Nei giorni scorsi ho seguito in televisione Papa Francesco in visita in Giordania, a Betlemme e a Gerusalemme. Ho ascoltato il suo appello affinché cessino le violenze in Siria e l’invito “a pregare per la pace” in Vaticano rivolto a Shimon Peres e Abu Mazen. Invito che i presidenti di Israele e Palestina hanno accettato. E ho pensato, una volta di più, che Francesco è un Papa davvero rivoluzionario.
Oggi mi chiedo se questo sia lo stesso pensiero che anima Alice, la donna che sul numero di Donna Moderna appena uscito in edicola, racconta la sua storia d’amore con un sacerdote. Tre anni di clandestinità e di gioia. Ma anche di sofferenza e tormento.
Il racconto di Alice viene poco più di una settimana dopo la lettera nella quale 26 donne hanno chiesto a Papa Bergoglio di rivedere la legge sul celibato obbligatorio dei sacerdoti. «Caro Papa Francesco, siamo un gruppo di donne di tutte le parti d’Italia (e non solo) che ti scrive per rompere il muro di silenzio e indifferenza con cui ci scontriamo ogni giorno. Ognuna di noi sta vivendo, ha vissuto o vorrebbe vivere una relazione d’amore con un sacerdote, di cui è innamorata». Firmano la lettera con il nome e i numeri di telefono e si definiscono “un piccolo campione”, ma affermano di parlare a nome di tante che “vivono nel silenzio”.
Quante sono le donne che amano un prete? Stime su di loro non ce ne sono. Anche se un calcolo dell’Osservatore Romano (che risale al 1997 e che ha messo a confronto i dati dal 1970 al 1995), sostiene che circa 46 mila i preti hanno abbandonato il ministero nel solo arco di un quarto di secolo. Tra le ragioni, anche il desiderio di una famiglia.
«Ben poco si conosce della nostra sofferenza devastante» si legge nella lettera delle 26 firmatarie. Alice, che ha accettato di confidarsi su Donna Moderna, non è una di loro. Ma sa cosa bene cosa provano.
Nell’intervista, molto intensa, racconta di Claudio, il giovane sacerdote conosciuto nel suo paese, il lungo periodo di incertezza, e poi l’amore scoppiato quando Alice aveva 32 anni.«Claudio era la persona che avevo sognato e aspettato tanto. Avrei voluto condividere la mia gioia con i genitori, le amiche. Ma non è mai stato possibile». La convivenza è stata l’inizio della fine. Don Claudio non sapeva scegliere tra lo stare con Alice o continuare il sacerdozio. «Non credo che a fermarlo fossero solo la morale o la religione. Ma la paura di ferire la sua famiglia. Il disonore».
Alice avrebbe voluto che la lettera a Papa Francesco fosse firmata anche dai sacerdoti legati a quelle 26 donne. Non so cosa pensiate voi e non so se il Pontefice risponderà a quella lettera. Ma Bergoglio è il Papa che ha ricordato che i divorziati non sono scomunicati e ha definito il celibato dei sacerdoti un dono e non un dogma. Io sono convinta che un Pontefice come lui, impegnato a denunciare le guerre, le ingiustizie, l’ingordigia di soldi, un Papa che ha accostato la pedofilia alle messe nere, che ai preti pedofili ha promesso tolleranza zero, saprà capire l’amore di Alice. E di tante come lei.
(le foto di Alice sono di Elisabetta Villa/Mondadori Portfolio)