Le donne in politica sono le maggiori vittime di fake news e odio online. Specie se si schierano in difesa dei diritti civili e dell’ambiente. È uno dei risultati della ricerca Monetizing misogyny di #ShePersisted, organizzazione co-fondata da Lucina Di Meco, una delle più importanti esperte di uguaglianza di genere e diritti delle donne.
Fake news contro le donne in politica
ShePersisted è impegnata nella lotta alla disinformazione di genere contro le donne in politica. In oltre due anni di ricerca in 5 Paesi (Brasile, Ungheria, India, Italia e Tunisia) emerge come le donne impegnate nella vita pubblica siano spesso bersaglio di informazioni e immagini ingannevoli. Si tratta di un mix di misoginia e fake news teso a rovinare la reputazione di alcune donne leader, danneggiare la loro credibilità e colpirle dal punto di vista personale e professionale.
Le donne vittime di stereotipi sessisti
Campagne online contenenti notizie false. Stereotipi sessisti. Foto manipolate, spesso a sfondo sessuale. Tutte cose orchestrate ad arte per demolire l’immagine di protagoniste della politica che, evidentemente, danno fastidio a qualcuno. Queste campagne di disinformazione ottengono spesso quello a cui mirano: scoraggiare l’impegno delle donne sulla scena pubblica. La disinformazione di genere porta a violenza politica, odio e scoraggiamento delle giovani donne dal prendere in considerazione una carriera politica.
L’Unesco contro la disinformazione di genere
Lo scorso 25 gennaio, in occasione della Giornata internazionale delle donne, l’Unesco ha promosso un dibattito online per dare impulso a una risposta efficace alla disinformazione di genere.
Il caso di Olena Zelenska
Nel 2022, una foto falsa della first lady ucraina Olena Zelenska, sdraiata in topless su una spiaggia israeliana, è stata postata su Facebook ed è diventata virale. L’immagine, anche se manipolata, ha scatenato critiche sul fatto che la moglie del leader di Kiev fosse in vacanza mentre l’Ucraina è in guerra. In realtà, la donna nella foto era una presentatrice televisiva russa.
Da Michelle Obama a Jacinda Ardern
Molte altre figure politiche di spicco sono state oggetto di falsi post online che hanno fatto scatenare schiere di haters: l’ex first lady degli Stati Uniti, Michelle Obama. La first lady francese Brigitte Macron. Fino all’ex primo ministro della Nuova Zelanda, Jacinda Ardern.
Il fango su Kamala Harris
Durante le elezioni statunitensi del 2020, le candidate donne sono state attaccate online più spesso degli uomini, in particolare su Twitter. Un esempio di questo obiettivo è stata una campagna coordinata di disinformazione e molestie contro Kamala Harris.
La deputata britannica uccisa
Lo stesso è avvenuto in Finlandia, che è considerata uno dei Paesi più egualitari al mondo. Qui le donne ministro hanno ricevuto un numero sproporzionato di messaggi offensivi. A volte la disinformazione ha avuto anche conseguenze tragiche, come nel caso di Jo Cox, deputata britannica, uccisa da un attivista di estrema destra dopo essere stata vittima di ripetute molestie e minacce online.
La disinformazione minaccia la sicurezza
Secondo i ricercatori, la disinformazione di genere è una minaccia alla sicurezza degli Stati democratici, poiché le autocrazie possono sfruttarla per esercitare pericolose influenze interne. La disinformazione di genere, inoltre, è uno strumento per sottomettere l’opposizione. Quando i leader autocratici sono al potere, avverte il rapporto di Di Meco, la disinformazione di genere viene spesso utilizzata dagli attori allineati allo Stato per minare i leader dell’opposizione femminile, così come i diritti delle donne.