Viviamo in un mondo di anziani. I dati dell’Organizzazione mondiale della sanità non lasciano dubbi: la popolazione sta invecchiando e il 20% dei cittadini ha superato i 65 anni. Dal 2005 a oggi gli 80enni sono triplicati e nel 2050 il numero dei senior supererà quello dei bambini. Non solo: l’Italia, insieme al Giappone, sarà il Paese più vecchio del mondo. Un fenomeno che ci tocca da vicino, perché a prenderci cura di genitori e nonni siamo soprattutto noi donne.
I caregiver sono 10 milioni
Nel nostro Paese vivono quasi 4 milioni di anziani non autosufficienti: a seguirli, i loro cari, ovvero 10 milioni di persone. In 7 casi su 10 se ne occupano le figlie che, nella maggior parte dei casi, hanno una famiglia e un impiego a tempo pieno. Oltre che caregiver, gli studiosi le chiamano non a caso “donne sandwich”, perché sono schiacciate in una quotidianità fatta di lavoro, figli e assistenza ai genitori. Un fenomeno dagli effetti critici: per esempio, chi convive con un individuo affetto da demenza ha il 60% di possibilità in più di ammalarsi rispetto a un coetaneo, per colpa della fatica legata al ruolo.
«Solo il 9,4% dei non autosufficienti vive in una struttura residenziale e meno dell’1% frequenta un centro diurno» nota Elisabetta Notarnicola, coordinatrice dell’osservatorio Cergas Bocconi, che ogni anno analizza proprio questo settore. «Il 27% si appoggia all’assistenza domiciliare, che viene però erogata dai servizi sociali per circa 16 ore all’anno: va bene se mio padre deve riprendersi dalla frattura al femore e ha bisogno della fisioterapista, ma è inutile per la routine. Questi numeri sottolineano che oltre il 60% del carico grava sulle donne. Non solo: 1 milione di senior si avvale di una badante, che costa in media 17.000 euro all’anno, ma anche in questi casi le donne devono trasformarsi in flipper, saltare tra una questione organizzativa e l’altra e districarsi nella burocrazia».
La legge 104 è spesso ignorata
Spesso le caregiver hanno difficoltà a conoscere diritti, aiuti e servizi. Molte ignorano l’esistenza della legge 104, che stabilisce i permessi lavorativi per assistere familiari disabili, ma anche dell’indennità di accompagnamento, che si può chiedere all’Inps, e delle varie esenzioni, deduzioni e agevolazioni.
«Questi aspetti rimangono ignoti anche alle più preparate, con il conseguente carico di dubbi e ansia» prosegue Elisabetta Notarnicola. «Ecco perché le caregiver chiedono in modo esplicito un aiuto sul fronte dell’informazione, mentre hanno minore consapevolezza della necessità di sostegni economici o psicologici».
Queste over 50 la professoressa Marina Piazza le conosce bene. Sociologa, studia da anni la condizione femminile e ora è in libreria con il saggio La lunga vita delle donne (Solferino). «Mancano servizi e aiuti concreti, così anche i diritti rischiano di rimanere parole sulla carta. In queste settimane si parla di finanziaria e di famiglie, ma non ho sentito i politici porre l’accento sugli anziani. Si lotta per il congedo di paternità, che è sacrosanto, però nessuno pensa a misure pratiche per i caregiver. Veniamo bombardate da informazioni sulla genitorialità, dai manuali ai corsi, mentre viene oscurato il discorso sull’invecchiamento. Perché non ci aiutano a capirne di più? Discuterne fa paura, ovvio, e si preferisce cancellare la questione. Risultato: chi si trova a viverla, a prendersi cura dei propri cari, rimane solo. All’estero mi sembrano più avanti: mi piacciono le tante esperienze di cohousing a prezzi calmierati, dove i senior possono invecchiare insieme, e i servizi che non si concentrano solo sugli aspetti sanitari».
Un supporto importante arriva dal “care manager”
È questa la strada tracciata da Europ Assistance, la compagnia assicurativa specializzata nell’assistenza privata nelle aree della mobilità, salute e famiglia. «Abbiamo fotografato le esigenze più forti del nostro Paese, dove ormai il numero degli over 65 ha superato quello degli under 30» spiega l’amministratore delegato Fabio Carsenzuola. «Abbiamo quindi realizzato le ricerca Over 65 e i family caregiver con il contributo scientifico dell’istituto Humanitas di Milano, intervistando sia gli anziani sia i familiari che li seguono. Ne è emerso che serve supporto organizzativo. In Italia il welfare familiare è sempre stato molto forte: il tessuto sociale era fatto di vicinanza, di rapporti parentali stretti che costruivano una rete in cui ci si aiutava a vicenda. Adesso la rete sta crollando: i nuclei sono più esigui, nascono meno bambini, ci si sposta per lavoro, si vive lontani gli uni dagli altri e si ha meno tempo e, per la prima volta, i figli vivono in una situazione economica peggiore rispetto a quella dei loro genitori. La conseguenza? Le caregiver sono in seria difficoltà. Allora abbiamo inventato una nuova professionalità, il “care manager”: una figura che tiene per mano queste donne, le affianca tra le difficoltà burocratiche, suggerendo soluzioni per la gestione dei loro cari. Così l’armonia casalinga è di nuovo una realtà».