Anche in Italia è finalmente possibile dare ai figli il doppio cognome, paterno e materno. Ma questa facoltà, sdoganata a fine 2016 da una storica sentenza della Corte costituzionale, vale unicamente per i bimbi nati e per i bimbi adottati dopo la pronuncia dei giudici.
Non solo. Ci deve essere l’accordo tra i genitori, sposati o no che siano. Altrimenti, se un partner non acconsente o se la richiesta non viene presentata, il cognome registrato dall’Anagrafe sarà quello del padre.
Il 19 gennaio 2017, per dare concretezza alla decisione della Consulta, il ministero dell’Interno ha diramato una circolare applicativa, sbloccando l’applicazione della sentenza e impartendo istruzioni di massima ai Comuni. Non basta. Servirà una norma organica in materia, per disciplinare i l’intera casistica e per prendere in considerazione pure i figli cresciuti. Servirà anche uno scatto in avanti, un cambiamento di mentalità.
Serve un cambiamento culturale e di mentalità
“Chi pensa che da ora in poi avremo ovunque anche il cognome della madre – ha dichiarato l’avvocato Giulia Bongiorno, commentando a caldo il provvedimento della Corte – se lo scordi. Il rischio che prevalga comunque la cultura patriarcale c’è”. La questione non sembra però in cima alla lista delle priorità della politica e dei legislatori, scavalcati dalla Corte. L’ultimo disegno di legge sul tema è in lenta lavorazione in Parlamento, a rischio di scioglimento anticipato, da tre anni abbondanti”.
Un solo cognome dato in automatico è illegittimo
“La Corte Costituzionale – spiega Renzo Calvigioni, consulente dell’Associazione nazionale ufficiali di stato civile e anagrafe – ha ritenuto illegittimi e discriminatori i passaggio del codice civile e dell’ordinamento di stato civile che prevedevano l’attribuzione automatica del cognome paterno. Così si è aperta la strada all’aggiunta del cognome materno, che è una possibilità legata alla volontà delle singole coppie e non un obbligo. Un altro aspetto importante – sottolinea l’esperto – è l’estensione di questo diritto ai figli nati fuori dal matrimonio e agli adottati. La sentenza ha consentito di risolvere un problema, ma nello stesso tempo ha creato un vuoto normativo, da riempire”.
Occorre una legge che disciplini tutti i possibili casi
“La circolare ministeriale – esemplifica sempre Calvigioni – non dice quale deve essere l’ordine dei cognomi, non spiega se si può dare solo il cognome materno, non indica come fare quando i genitori hanno a loro volta più cognomi e non stabilisce quale dei cognomi saranno ereditati dai figli dei figli. Ci dovrà pensare una legge. Non so se in questa legislatura si arriverà all’obbiettivo”.
Il primo doppio cognome divide e fa discutere
Uno dei primi casi di applicazione della sentenza della Consulta – se non il primo – viene segnalato da Ozzano dell’Emilia, in provincia di Bologna. “Come è avvenuto anche per le unioni civili – dice il sindaco, Luca Lelli – abbiamo bruciato i tempi, sempre nel segno dell’estensione dei diritti e del rapporto paritario tra uomini e donne. Abbiamo anticipato anche la circolare del ministero dell’Interno. La prima registrazione del doppio cognome è del 3 gennaio. Ne vado orgoglioso. Ho dato rilievo all’evento su Facebook. Devo dire – racconta – che non tutti i commenti sono stati positivi. C’è anche chi ha espresso dubbi e riserve, in particolare sugli aspetti pratici”.