Da sei mesi, grazie ad una sentenza della Corte costituzionale, anche in Italia è possibile dare ai figli appena nati (o adottati) il doppio cognome, del padre e della madre. I giudici, colmando un vuoto legislativo, hanno sancito che l’attribuzione automatica ed esclusiva del cognome paterno è incostituzionale. La ragione? Va contro “i principi che garantiscono la tutela del diritto al nome, sia di quelli in tema di eguaglianza e di non discriminazione tra uomo e donna nella trasmissione del cognome al figlio, sia esso legittimo o naturale”. Non solo. A lungo ha rappresentato il “retaggio di una concezione patriarcale della famiglia, la quale affonda le proprie radici nel diritto di famiglia romanistico, e di una tramontata potestà maritale, non più coerente con i principi dell’ordinamento e con il valore costituzionale dell’uguaglianza tra uomo e donna”.
Ecco le istruzioni del ministero dell’Interno
La circolare appena diffusa dal Viminale, per declinare in concreto il provvedimento della Consulta, impartisce istruzioni pratiche agli uffici d’Anagrafe e stato civile dei comuni, uniformando la passi. E fa discutere, di nuovo. Stabilisce che il primo cognome da indicare è quello del papà, sempre. Non è previsto che la sequenza sia decisa dai genitori o che si segua l’ordine alfabetico, criterio neutro, in caso di disaccordo tra madre e padre.
Altra indicazione del vademecum ministeriale. Per annotare nei registri il doppio cognome di un neonato non serve alcuna”prova” scritta dell’accordo di coppia. Basta la dichiarazione verbale del genitore che presenta la dichiarazione nascita, in genere il papà. Terza “novità”: se anche madre e padre hanno un nome composto da più elementi, lo stesso andrà sempre trasmesso nella sua interezza.
Il solo cognome della madre non è previsto
La circolare non parla invece della possibilità di attribuire il solo cognome della mamma, anche in presenza di un partner. E non si chiarisce quali e quanti “pezzi” del cognome multiplo siano trasmissibili ai figli dei figli e nelle successive catene ereditarie. Per regolamentare questi altri aspetti servirebbe una norma ad hoc. L’Italia non si è ancora messa al passo con altri Paesi. C’è un disegno di legge, in lavorazione. Ma non è detto che il Parlamento riesca ad approvarlo entro la fine della legislatura. Il testo, approvato alla Camera, ora si trova al Senato.
Al Senato è in trattazione un disegno di legge
“Il ddl è in trattazione in commissione Giustizia” – spiega il relatore, il dem Sergio Lo Giudice. Gli emendamenti presentati sono stati discussi, a giorni dovremmo passare al voto. Poi la proposta andrà in aula. Se non si faranno modifiche, rispetto al testo passato alla Camera, i tempi di approvazione dovrebbero essere relativamente brevi. Se il disegno di legge dovesse tornare a Montecitorio, invece, finirebbe in coda a tutto il resto”. E allora addio legge, quasi certamente. Si dovrebbe andare avanti mesi – se non anni – in forza della sentenza della Consulta e di disposizioni ministeriali criticate e non esaustive.
Restrizioni e lacune in attesa del ddl
“La recentissima circolare del Viminale – osserva Renzo Calvigioni, consulente dell’Associazione nazionale ufficiali di stato civile – ha dato una interpretazione restrittiva della sentenza della Consulta, penalizzando di nuovo le donne. Il loro cognome va messo dopo, indipendentemente dalle indicazioni della coppia. In attesa di avere istruzioni da Roma, nei sei mesi di rodaggio, in alcuni comuni hanno accettato di mettere prima il cognome della madre e poi quello del padre o di indicare il solo cognome della madre. Da qui in avanti, finché non ci sarà una legge, non lo potranno più fare, nemmeno per rispettare le volontà dei cittadini. Si è fatto un passo avanti, si torna già indietro”.
Bimbi adottati e figli di italiani nati all’estero
L’attribuzione del doppio cognome è una possibilità che si estende ai casi di adozione. Non solo. È ammessa anche per gli atti di nascita formati all’estero “recanti il cognome materno a seguito di quello paterno”, se i genitori sono “entrambi esclusivamente italiani”.
Doppio cognome possibile anche per i figli grandi
Il pronunciamento della Consulta non è retroattivo. È però possibile chiedere di dare il doppio cognome a figli più grandi, partoriti prima della sentenza, datata dicembre 2016. Bisogna fare domanda alla prefettura del luogo di residenza. “La pratica – rassicura Calvigioni, l’esperto di Anusca – è relativamente semplice e veloce. L’iter è lo stesso previsto, dal 2000, per chi vuole cambiare cognome, perché è ridicolo o tale da provocare vergogna”.