Il “dovere coniugale” esiste ancora? Ma soprattutto ha ancora senso parlarne e applicarlo (o meglio, imporlo) nel 2021? A sollevare la questione è stato il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo da parte di una donna francese che si rifiutava di avere rapporti sessuali con il marito. Questo ha portato i giudici della Corte d’Appello di Versailles ad attribuirle la colpa nella causa di divorzio dall’ex, proprio in ragione del “dovere coniugale”. La sentenza è stata confermata anche dalla Cassazione francese, ma la donna ha deciso di rivolgersi alla Corte di Strasburgo, invocando «l’ingerenza nella vita privata» e affermando: «Il matrimonio non è, e non deve essere, una servitù sessuale».
Come riferito da due associazioni che assistono la donna, la Fondazione delle donne e il Collettivo femminista contro lo stupro, la sentenza dei giudici d’Oltralpe violerebbe anche «l’integrità fisica».
Il “dovere coniugale” si scontra con il diritto al consenso nel sesso?
Le associazioni hanno deciso di rivolgersi ai giudici europei contestando le sentenze francesi che continuano «ad imporre il dovere coniugale», negando così «il diritto delle donne di essere consenzienti o meno nei rapporto sessuali». A sostegno della loro tesi è stato anche ricordato che «nel 47% dei 94mila stupri e tentativi di violenza sessuale registrati ogni anno, l’aggressore è il coniuge o l’ex coniuge della vittima».
Diversa la posizione dei giudici parigini, che nel 20019 avevano già sanzionato la donna: nella sentenza di divorzio per colpa a suo carico esclusivo, avevano ritenuto che i fatti «confermati dall’ammissione della moglie, costituiscono una violazione grave e ripetuta dei doveri e obblighi del matrimonio, che rendono intollerabile continuare la vita in comune».
Il sesso nel matrimonio non è un obbligo di legge
«Il dovere coniugale non significa obbligo di avere rapporti sessuali con il partner, la legge non lo prevede. Nel caso francese si era in presenza di un rifiuto sistematico dei rapporti intimi col coniuge, che è sintomo di una crisi coniugale, sia che arrivi da parte della donna, sia che arrivi da parte dell’uomo. Per questo i giudici francesi hanno attribuito alla donna la colpa nella causa di divorzio» chiarisce Gian Ettore Gassani, presidente dell’Associazione degli avvocati matrimonialisti italiani.
Il rifiuto sistematico dell’intimità è motivo di divorzio
«Il punto non è l’obbligatorietà o meno dei rapporti all’interno di una coppia, perché appunto non c’è. Imporre un rapporto contro la volontà dell’altro, che sia la moglie o il marito, è un reato molto grave che, giustamente, è punito con severità. Diverso è negarsi sistematicamente e a lungo, senza permettere all’altro o all’altra di separarsi: in questo caso di fatto si costringe il partner a rimanere insieme, nonostante non ci sia più o non ci sia mai stato un interesse anche di natura sessuale».
Insomma, a meno che non si tratti delle cosiddette “coppie bianche”, quelle cioè dove per comune accordo si rinuncia al sesso, non è ritenuto giusto costringere una persona a rimanere insieme. «Questo è confermato dal fatto che se una moglie o un marito rifiutano i rapporti sessuali, senza giustificato motivo, il coniuge che si vede negata la sessualità non è sanzionabile in caso di infedeltà, come chiarito dalla Cassazione italiana, che si è pronunciata giustificando proprio l’infedeltà di una persona che aveva tradito il partner che rifiutava i rapporti sessuali di coppia» aggiunge l’avvocato Gassani.
Cosa dice la legge italiana
Ma cosa prevede esattamente la legge italiana in materia? «Se la giustizia ecclesiastica arriva a prevedere l’annullamento del matrimonio nel caso in cui non sia “consumato”, quella civile non stabilisce alcun dovere esplicito» dice il presidente dei matrimonialisti italiani. In particolarel’articolo 143 del Codice civile stabilisce che «Con il matrimonio il marito e la moglie acquistano gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri. Dal matrimonio deriva l’obbligo reciproco alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell’interesse della famiglia e alla coabitazione».
«È proprio nell’ambito dell’assistenza morale che rientra il fatto di avere rapporti sessuali, ma ripeto: non è un obbligo. Si tratta di un principio mutuato dal mondo religioso, che consacra l’unione della coppia nell’atto sessuale finalizzato alla procreazione, ma è chiaro che non ci può essere né l’abuso nei confronti dell’altro, né il rifiuto sistematico che di fatto rompe il rapporto fiduciario e costringe invece a rimanere con il partner anche quando questo si nega» aggiunge l’esperto.
Se il sesso non c’è anche le donne possono chiedere il divorzio
«Il pronunciamento francese non sarebbe stato diverso nei tribunali in Svizzera, Germania, Spagna, America o Italia. E credo che non vada letto come una sentenza contro le donne perché la legge è chiara e uguale in tutti questi Paesi» aggiunge Gassani. «Il codice dà una certa importanza alla sessualità, stabilendo che attiene alla sfera della salute psicofisica. Ciò vale anche per le donne: ce ne sono diverse che chiedono la separazione o il divorzio per l’impotenza del marito o per la sua eiaculazione precoce. Il principio vale in assoluto e non sarebbe giusto farne una questione di genere».