L’educazione civica sarebbe dovuta tornare a essere materia di studio obbligatoria e con un voto in pagella. Il primo agosto scorso il Senato aveva approvato in via definitiva il disegno di legge che prevede l’obbligo di reintrodurre la materia – e la valutazione – alle elementari, alle medie e alle superiori (e pure all’asilo). Le diposizioni sarebbero dovute entrare in vigore dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale e si sarebbe dovuti partire, salvo imprevisti o slittamenti, a settembre, con l’avvio dell’anno scolastico 2019-2020. Salvo imprevisti, appunto.
La nuova educazione civica salta: se ne riparla tra un anno
Niente salvataggio in extremis, nessuna “toppa” al pasticciaccio. È saltata, e slitta di un anno, la reintroduzione della “nuova” educazione civica nelle scuole di ogni ordine e grado.
Il Consiglio superiore della pubblica istruzione ha dato parere negativo all’avvio della sperimentazione obbligatoria della materia in tutti gli istituti, bocciando la bozza di “decreto di salvataggio” presentata dall’ex ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, costretto a inventarsi un escamotage per rimediare a ritardi procedurali (la legge era stata pubblicata in Gazzetta ufficiale fuori tempo massimo). Il successore dell’esponente leghista, il grillino Lorenzo Fioramonti, ha fatto proprio il parere negativo del Cspi (che non è vincolante) e ha deciso di rimandare tutto al prossimo anno scolastico.
La disciplina ritornerà nei programmi ufficiali e in pagella, con un voto autonomo, ma da settembre 2020 e non da ora. Ha dichiarato il numero uno del Miur, attaccando il predecessore: “Bisogna avviare una seria programmazione a partire dal prossimo gennaio, con tanto di fondi aggiuntivi in legge Bilancio, per fare quello che il precedente ministro non aveva fatto, cioè preparare in modo efficace le scuole… Non sarà un’educazione civica tradizionale, ma un percorso di formazione dove l’ambiente sarà il filo rosso che collega tutte le iniziative”.
Il Consiglio superiore ha dato delle indicazioni di massima, per anticipare i tempi. L’anno scolastico in corso, è il “pacchetto” di suggerimenti, dovrebbe essere utilizzato per preparare studenti e genitori al significato del nuovo insegnamento, realizzare adeguate iniziative per la formazione del personale scolastico e studiare le modalità per la valutazione, la certificazione delle competenze e il sistema degli esami.
Un’ora alla settimana + voto: ecco cosa prevede la nuova legge
La legge varata ad agosto è composta da 12 articoli ed è frutto del testo unificato messo a punto dalla commissione Cultura della Camera. Stabilisce che nel primo e nel secondo ciclo di istruzione sia istituito l’insegnamento trasversale dell’educazione civica e che nelle scuole d’infanzia vengano avviate iniziative di “sensibilizzazione alla cittadinanza”. La materia dovrà essere trattata in almeno 33 ore annue di lezione, il che fa un’ora alla settimana. La preparazione raggiunta dagli studenti sarà sondata con prove periodiche e finali (compiti in classe e/o interrogazioni) e si tradurrà in un voto, espresso in decimi.
Chi sarà l’insegnante?
Nelle scuole del primo ciclo l’insegnamento trasversale dell’educazione civica sarà affidato in contitolarità. Nelle scuole del secondo ciclo l’onere ricadrà sui professori abilitati all’insegnamento delle discipline giuridiche ed economiche (dove disponibili nell’ambito dell’organico dell’autonomia). È introdotta la figura di un docente coordinatore, da individuare tra il personale in servizio, senza ricorrere ad assunzioni. Tra i compiti, avrà quello di proporre il voto da dare ai singoli studenti.
Tutto a costo zero
La legge non stanzia nuovi fondi per l’insegnamento della materia, anzi stabilisce che ”non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. L’amministrazione interessata, si dice, “provvede all’attuazione con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente”. Per la formazione dei docenti si pescheranno 4 milioni da un fondo già esistente, decurtato.
Il programma
Il programma ufficiale della materia comprende: Costituzione, istituzioni dello Stato italiano, dell’Unione europea e degli organismi internazionali; statuti delle regioni autonome; storia della bandiera e dell’inno nazional; agenda Onu per lo sviluppo sostenibile; elementi fondamentali di diritto, con particolare riguardo al diritto del lavoro; educazione ambientale, sviluppo eco-sostenibile e tutela del patrimonio ambientale, delle identità, delle produzioni e delle eccellenze territoriali e agroalimentari; educazione alla legalità e al contrasto alle mafie; educazione al rispetto e alla valorizzazione del patrimonio culturale e dei beni pubblici comuni, formazione di base sulle attività di protezione civile. Nell’ambito dell’insegnamento trasversale della disciplina dovranno rientrare anche l’educazione stradale, l’educazione alla salute e al benessere, l’educazione al volontariato e alla cittadinanza attiva. Potranno essere promosse attività per sostenere l’avvicinamento responsabile e consapevole degli studenti al mondo del lavoro. È invece rimasta fuori l’educazione alla parità di genere, che era stata richiesta da un emendamento di Leu, bocciato.
Spazio all’educazione digitale
Un intero articolo della nuova legge prevede l’educazione alla cittadinanza digitale, da sviluppare con gradualità tenendo conto dell’età degli alunni e degli studenti. Tutti dovranno essere aiutati a diventare consapevoli di come le tecnologie digitali possono influire sul benessere psicofisico e sull’inclusione sociale, con particolare attenzione ai comportamenti riconducibili al bullismo e al cyberbullismo.
Un altro punto raccomanda di mettere gli under 18 in grado di proteggere la propria reputazione, gestire e tutelare i dati prodotti attraverso diversi device, adottare cautele e protezioni, rispettare le identità altrui. Un altro ancora pone come obbiettivo la capacità di confrontare e valutare criticamente la credibilità e l’affidabilità delle fonti di dati e informazioni online.
La collaborazione con il volontariato
È prevista l’integrazione dell’insegnamento con esperienze extra-scolastiche, a partire dalla creazione di reti con altre istituzioni, con il mondo del volontariato e del terzo settore, con la precedenza ai soggetti impegnati nella promozione della cittadinanza attiva. I comuni potranno attivare ulteriori iniziative in tandem con le scuole. Un concorso nazionale premierà e darà rilievo alle migliori esperienze. “Al fine di valorizzare l’insegnamento trasversale dell’educazione civica e di sensibilizzare gli studenti alla cittadinanza responsabile – altra previsione della nuova legge, testuale – la scuola rafforzerà la collaborazione con le famiglie, anche integrando il Patto educativo di corresponsabilità”.