Sesso e adolescenti. Tra i 14enni un ragazzo su quattro ha già avuto un rapporto completo, mentre il 42% degli under 14 che ha rapporti sessuali non usa alcun tipo di contraccezione. L’Italia rimane uno dei pochi Paesi europei nei quali non è obbligatoria l’educazione sessuale e il risultato, secondo gli esperti, è che sempre più giovani si avvicinano al mondo del sesso tramite internet, con troppi dubbi, poche informazioni corrette e non senza correre pericoli. Secondo l’Osservatorio Nazionale Adolescenza, che ha condotto una ricerca insieme al sito Skuola.net, il 30% dei casi di cyberbullismo ha a che fare con il sexting, la pratica di chi posta scatti hot e selfie a carattere sessuale sui social, o nelle chat con amici o fidanzatini. “In Italia l’educazione sessuale è un tabù, basti pensare che la si chiama piuttosto educazione affettiva” spiega a Donna Moderna Marco Inghilleri, psicologo, psicoterapeuta e vicepresidente di Sises, la Società Italiana di Sessuologia ed educazione sessuale.

Sesso sempre più precoce

Secondo un sondaggio della Società italiana della Contraccezione e di Skuola.net, tra i 14enni un ragazzo su quattro ha già avuto un rapporto completo: segno che l’età in cui i giovani si avvicinano al sesso si abbassa sempre di più. Spesso il primo passo è rappresentato dal sexting, che interessa anche ragazzini in età pre-adolescenziale: è sempre Skuola.net, insieme all’Osservatorio Nazionale Adolescenza, a indicare come il 6% degli 11-13enni lo pratica abitualmente, mentre nella fascia d’età tra i 14 e i 19 anni la percentuale arriva al 10%. Nella maggior parte dei casi si tratta di femmine (70%), che si fanno selfie seminude o a sfondo sessuale, per poi condividerle con il proprio fidanzatino o con un gruppo di amici.

Si tratta di un comportamento molto pericoloso, dal momento che video e foto possono diventare oggetto di revenge porn, ovvero di vendette pornografiche, finendo in rete al di fuori della cerchia a cui erano destinati. Colpa anche della disinformazione dei giovani, soprattutto in Italia, dove l’educazione sessuale viene affidata a pochi genitori “coraggiosi” o lasciata in mano dai ragazzi stessi. “Purtroppo l’abbassamento dell’età è legato a una logica consumistica della nostra società: il sesso fa vendere e così si assiste a una erotizzazione della giovinezza. La pubblicità sempre più spesso e in modo massiccio si avvale di immagini che hanno uno sfondo sessuale, erotico e presenta continui ammiccamenti. Questo perché la sessualità viene associata ai giovani” spiega Inghilleri.

In Italia?

Nel nostro Paese non esiste una normativa sulla Sex Ed, l’educazione sessuale: i tentativi di legiferare in materia non sono finora approdati a nulla, anche per l’opposizione del mondo cattolico. Il primo disegno di legge venne presentato nel 1975, ma senza ottenere la necessaria approvazione. Nel 1991 un opuscolo informativo sull’Hiv, promosso dal ministero della Salute e affidato alla matita del fumettista Silver (autore di Lupo Alberto), venne “bloccato” dopo la distribuzione delle prime copie nelle scuole: a opporsi proprio il ministero dell’Istruzione, ufficialmente perché l’iniziativa non era stata concordata tra i due dicasteri. L’ultima proposta in ordine di tempo risale al 2013, ma neppure quella si è tradotta in legge. 

Nelle scuole italiane, dunque, i corsi attivati fanno parte di sporadici progetti, promossi da singoli istituti o associazioni, come l’Associazione Italiana per l’Educazione Demografica, che però già da tempo lamenta la scarsità di fondi per poter organizzare lezioni gratuite nelle scuole e la progressiva diminuzione di attività di formazione da parte delle Asl negli istituti.

Il parere dell’esperto

“Alla base di questo ritardo ci sono due aspetti: uno è culturale e sta nel fatto che viviamo in un Paese cattolico e non laico. La conseguenza è che si applica una doppia morale: il sesso si fa, ma non se ne parla – spiega l’esperto – L’altro aspetto riguarda la divisione in due “tifoserie opposte” su un tema così delicato: da un lato quella cattolica, e dall’altro quella rappresentata dalle associazioni per i diritti sessuali e che raggruppa la comunità LGBT (Lesbiche Gay Bisessuali e Transgender)” spiega lo psicologo: “Il risultato è che in Italia il dibattito viene inficiato dal politically correct e non approda a nulla”.

Come funziona in Europa

L’Italia è finita nel “mirino” anche del Sexuality Education in Europe, un rapporto finanziato dalla Commissione Europea, che ha sottolineato come il nostro Paese sia uno dei pochi rimasti nei quali ancora non è prevista l’obbligatorietà dell’educazione sessuale nelle scuole: la stessa Commissione nel 2006 ha dichiarato che nel nostro Paese “l’offerta di educazione sessuale è notoriamente inadeguata”. Solo Cipro, Bulgaria, Polonia e Romania sono nella stessa condizione, mentre il Regno Unito ha varato un provvedimento per introdurre la Sex Ed in classe a partire da settembre 2019.

Al contrario in Svezia le prime lezioni obbligatorie sono state introdotte nel 1955, per alunni di età differente da istituto a istituto, ma mai superiore ai 12-13 anni. In Danimarca si inizia per legge a insegnare educazione sessuale fin dalla scuola primaria, secondo linee guida stabilite dal ministero dell’Istruzione. E’ previsto anche l’intervento di “ospiti” come esperti che di salute (che affrontino il tema delle malattie sessualmente trasmissibili), ma anche di prostitute o omosessuali. Esiste, comunque, la possibilità per i genitori di esentare i figli dalle lezioni.

I più “precoci” sono però gli olandesi, che in base a un programma chiamato Relationship and Sexuality, prevede 50 ore all’anno di formazione per i bambini a partire dai 4 anni, su conoscenza del corpo umano, nudità, mentre con i più grandi si affrontano anche il tema del sesso e della contraccezione. In Francia si punta soprattutto sulla prevenzione di malattie sessualmente trasmissibili, come l’Aids, o di gravidanze precoci indesiderate. In Germania dal 1995 la legge prevede che le lezioni si svolgano, affiancandole a quelle di materie come biologia, educazione civica e religione.

Le controversie

Il Parlamento europeo, nel report Policies for Sexuality Education in the European Union (2013) ha sottolineato come “un’educazione sessuale imperfetta o insufficiente porta a un aumento del tasso di gravidanze adolescenziali, e a una maggiore diffusione dell’Aids e di altre malattie sessualmente trasmissibili”. Nel 2011 la Corte europea dei Diritti dell’Uomo ha bocciato il ricorso di alcune famiglie tedesche di fede battista che si era rifiutate di far seguire ai figli le lezioni di educazione sessuale incappando in una multa. I giudici di Strasburgo hanno motivato il pronunciamento confermando le sentenze delle toghe tedesche, secondo cui l’insegnamento prevale sulle motivazioni religiose, e serve a garantire la salute sessuale e riproduttiva dei giovani.

Quando e come parlare di sesso ai figli

“Se prendiamo in considerazione l’ipotesi di corsi a scuola, più che indicare un’età ideale per i bambini e i ragazzi, sarebbe bene chiedersi chi potrebbe tenere queste lezioni: l’educatore, il formatore o il sessuologo dovrebbe essere senz’altro un laico, nel senso di persona libera da condizionamenti ideologici, in modo da non influenzare i suoi alunni. Per affrontare questo tema è richiesto equilibrio ” dice l’esperto.

“Eviterei anche la biologizzazione, ovvero un approccio esclusivamente scientifico all’educazione sessuale, che invece dovrebbe essere definita come educazione alle relazioni con l’altro. Nella nostra società la medicalizzazione è già fin troppo presente, come dimostrano i parti, sempre meno naturali”. La Sex Ed dovrebbe dunque essere affidata a uno psicologo? “Diciamo che uno psicologo nelle scuole sarebbe utile, anche per affrontare problematiche come quelle del bullismo e del sexting, correlate anche all’approccio al sesso” risponde Inghilleri. 

Il ruolo dei genitori

Cosa devono fare i genitori? “Non esiste una ricetta. Il consiglio è quello di quello di fare proprio i genitori, di educare i figli alla libertà, insegnando loro ad assumersi le responsabilità. E di essere presenti e accompagnarli nella crescita, anche sessuale. Questo oggi richiede uno sforzo in più rispetto al passato, perché le relazioni si sono sfilacciate, i genitori sono in balia di se stessi e i figli vivono come “monadi”, nel loro mondo di smartphone e social. Un genitore, quindi, se trova  sul computer di un preadolescente o un adolescente video pornografici, è bene che parli con il proprio figlio o la propria figlia. Diversamente, affrontare il tema a tavolino non è consigliabile, perché imbarazza e perché in questo modo si trasforma il sesso in una materia didattica. Accompagnare un figlio nella crescita, dunque, implica attenzione, saper leggere e anticipare il suo comportamento e aiutarlo a diventare ciò che è destinato ad essere, senza plagiarlo” conclude l’esperto.

Lezioni di educazione sessuale su internet

Di fronte all’imbarazzo, invece, spesso molti genitori preferiscono che i figli “imparino” da soli, parlando con i coetanei o cercando le informazioni sul web. Sul web e in particolare su YouTube esistono canali che offrono vere e proprie lezioni: si va da Sexplanations della sessuologa Lindsey Doe ai più giovanilistici Vlog dell’americana Laci Green, seguito da un milione e mezzo di persone, o della britannica Hannah Witton. Sempre dalla Gran Bretagna arriva la serie delle Lettere alla Vagina del Guardian. In Italia il panorama è meno ricco, ma non mancano realtà di questo genere: è il caso, ad esempio, di Scienziati Subito o ShantiLives, che si sono affermati nel tempo su YouTube. Non hanno confini nazionali, poi, siti come quelli di marchi di preservativi come Durex o Lines che, oltre alla pubblicità dei propri prodotti, offrono informazioni e consigli ai meno esperti, mentre persino Pornhub lavora per riservare maggiore attenzione all’educazione sessuale, tramite appositi spazi sulla propria piattaforma affidati alla sessuologa Laurie Betito.

L’educazione di genere

Negli ultimi tempi l’attenzione si è focalizzata sull’educazione di genere, per “insegnare” a non discriminare sulla base del sesso. Non è un caso, infatti, che proprio in rete si siano moltiplicati i siti che affrontano anche la tematica dell’omosessualità e del Gender. Tra i video più visionati ci sono quelli della youtuber transessuale Riley J. Dennis. Ottengono numerose visualizzazioni, segno che rappresentano un vero e proprio canale di informazione.