Il famoso virologo statunitense Anthony Fauci l’ha definita “nebbia del cervello”. A parlarne è stato anche Richard Quest, giornalista della CNN, che dopo aver avuto il Covid lo scorso aprile, per diverse settimane ha lamentato strascichi, come un senso di annebbiamento generale, confusione, stanchezza. Sottoposto ad accertamenti neurologici, gli è stato confermato che si tratta di possibili conseguenze del virus Sars-Cov2 sul cervello.
Difficoltà di memoria, stanchezza, annebbiamento
Secondo la biologa Barbara Gallavotti, autrice anche di Superquark, 1 paziente Covid su 20 (5%) riporta strascichi a breve, medio e lungo termine in termini di disturbi o affaticamento mentale. Si tratterebbe soprattutto di persone giovani, tra i 18 e i 49 anni, che hanno avuto sintomi lievi, come febbre, tosse o difficoltà di respiro, ma senza aver fatto ricorso a terapie intensive. Aluko Hope, specialista in terapia intensiva presso il Montefiore Hospital di New York City, ha confermato i sintomi da “nebbia cognitiva” nel 30% dei propri pazienti, che faticano a ricordare numeri di telefono o ad esprimersi con un linguaggio appropriato, come invece avveniva prima di ammalarsi. Secondo i dati dei CDC americani (Centers for Disease Control and Prevention) riferiti allo scorso luglio, questo genere di disturbi interesserebbe quasi 1 paziente Covid su 5 tra i 18 e i 34 anni, che faticherebbe a tornare al normale stato di concentrazione e “salute mentale”.
Un sintomo che si trascina dopo la guarigione
«La letteratura scientifica conferma che nella fase acuta della malattia, nell’80% dei casi il sintomo più importante è la fatica, seguito da fiato corto e tosse. Nella fase post Covid rimangono sia il fiato corto che l’affaticamento, anche se in percentuale minore. Sta però emergendo di recente l’importanza delle conseguenze cognitive e psicologiche della malattia» spiega Sandro Iannaccone, direttore del Dipartimento di Riabilitazione Disturbi Neurologici Cognitivi-Motori dell’ospedale San Raffaele di Milano. «Nella nostra esperienza il 70% di coloro che erano stati ricoverati per Covid hanno avuto disturbi come confusione mentale, disorientamento, perdita della memoria e difficoltà di concentrazione, mentre oltre la metà ha sofferto di depressione o stress post traumatico. Li abbiamo ricontrollati a distanza di due mesi e questi sintomi erano ancora presenti, anche se diminuiti. Questo significa che esiste una fase post Covid che necessita di assistenza psicologica, psichiatrica e di riabilitazione neurologica e motoria» aggiunge l’esperto.
Perché si manifestano i disturbi cognitivi
Una delle possibili spiegazioni dei disturbi a carico del cervello e dunque anche delle conseguenze sulla mente potrebbe essere la risposta immunitaria causata dal virus, che può far aumentare l’infiammazione e può interessare diversi organi: polmoni, reni, ma anche pelle con manifestazioni cutanee, legate anche a problemi di coagulazione. Proprio questi potrebbe essere il motivo degli effetti sul cervello.
Uno studio di un team di ricercatori svedesi dell’Università di Goteborg, pubblicato su Neurology, ha mostrato come nei casi di infezione moderata risultavano alterati alcuni biomarker (Gfap e Nfl) che solitamente sono presenti in casi di danneggiamento delle cellule neurologiche o “iperattivazione”. «Sembrerebbe che il Covid abbia una capacità propria di danneggiare il cervello. Ma non è chiaro se a provocare questo fenomeno sia il virus oppure la risposta del sistema immunitario» aveva affermato il professor Henrik Zetterberg, docente di Neurochimica. «Le motivazioni dei disturbi cognitivi possono essere più di una. Per esempio, non va sottovalutato il fatto che, quando si ricorre alla terapia intensiva o ai caschi per la respirazione, è perché occorre maggiore ossigenazione e l’organo più sensibile alla carenza di ossigeno è il cervello, insieme al cuore e ai polmoni» dice Sandro Iannaccone, direttore del Dipartimento di Riabilitazione Disturbi Neurologici Cognitivi-Motori dell’ospedale San Raffaele di Milano. «Non dimentichiamo, poi, che quando si è in rianimazione o in terapia subintensiva, si perde la cognizione del tempo: la luce è pressoché sempre accesa, il ritmo sonno-veglia viene meno e si manifestano disturbi del sonno anche nella fase post Covid. Infine, da un punto di vista psicologico, durante il ricovero si vedono persone sofferenti o che muoiono».
I disturbi cognitivi riguardano sia i giovani sia gli anziani
Ma perché alcuni disturbi cognitivi e il senso di annebbiamento mentale riguardano anche i più giovani o chi non è stato costretto al ricovero? «La differenza tra giovani e anziani consiste soprattutto nella risposta alla malattia da parte dell’organismo, soprattutto in termini di sintomi esteriori. Questo, però, non significa che la carica virale sia meno importante. Semplicemente nei più giovani, nella fase acuta, c’è una risposta più veloce ed efficace da parte del sistema immunitario. Lo vediamo anche con altre malattie, come l’Alzheimer: non è di per sé la causa di morte, mentre lo sono le infezioni urinarie e polmonari, che però in una persona sana e più giovane si risolvono in modo positivo» spiega il primario.
Dalla “nebbia mentale” si guarisce
Studi francesi hanno mostrato tra i campanelli d’allarme dei disturbi cognitivi la perdita temporanea di memoria nel 34% dei ricoverati in ospedale per infezione da Sars-Cov2e nel 27% dei casi difficoltà di concentrazione anche mesi dopo la malattia. Anche ricerche canadesi hanno mostrato come quest’ultimo sintomo sia tra i 101 di natura fisica, neurologica e psicologia più frequenti riportati dagli ex pazienti Covid sia nel breve che nel lungo periodo. «Dalla nostra esperienza abbiamo visto che la guarigione completa avviene in circa un mese, almeno nella metà dei pazienti Covid. Almeno a livello dei sintomi più classici ed evidenti: per sapere se rimarranno effetti a livello cognitivo dovremo aspettare verificando con i follow up, cioè controlli nel tempo. Ma come è importante la riabilitazione fisica e motoria nei soggetti allettati, così alcuni esercizi, come quelli per irrobustire la memoria, possono aiutare a riprendersi prima anche da un punto di vista cognitivo» spiega il neurologo Sandro Iannaccone. «Anche se non si è stato ricoverati, in caso di disturbi può essere utile rivolgersi al proprio medico, che saprà indirizzare ad ambulatori post Covid dove poter seguire la riabilitazione» consiglia l’esperto.