«Grazie per gli auguri, mi scuso con voi ma non sono riuscita a fare i concerti in programma a Torino e non salirò nemmeno sul palco di Firenze». Come poche parole, affidate a un videomessaggio pubblicato sulla sua bacheca Facebook, la cantante Elisa ha parlato di un problema di salute, la vertigine parossistica posizionale.
Abbiamo chiesto di cosa si tratta al professore Gaetano Paduletti, presidente della Società italiana di Otorinolaringoiatria.
Il disturbo di cui soffre Elisa
È stata la stessa artista friulana a spiegare di cosa si tratta: «Soffro di vertigine parossistica posizionale», un disturbo che l’ha costretta ad annullare tutti i prossimi concerti. Comunque la stessa cantante ha anche chiarito che non si tratta di “Nulla di grave, anche se quando si è manifestata le prime 24 ore, era come stare al luna park, avevo vertigini e nausea».
Cos’è la vertigine parossistica posizionale
«Si tratta di una vertigine violentissima che viene avvertita quando si cambia posizione, da qui il suo nome. È dunque legata alla posizione che si assume» spiega Paduletti. Se per esempio si volta la testa di lato, o se ci si piega in avanti o comunque si assume una posizione differente, si viene colpiti da un senso di vertigine improvvisa e molto forte, tale da poter causare anche senso di nausea.
«La vertigine parossistica posizionale è causata dal distacco di alcuni frammenti di calcio, chiamati otoliti, ovvero dei recettori dell’equilibrio che si trovano nell’orecchio» spiega ancora l’otorino.
Elisa ha anche cercato di ridimensionare il problema, di cui si è accorta in ritardo perché lo aveva confuso erroneamente con una labirintite.
La vertigine parossistica posizionale non è una labirintite
«Clinicamente sono due cose ben distinte, nche se entrambe possono presentarsi sotto forma di vertigini. La vera differenza è che la labirintite non c’entra nulla con il movimento, mentre la vertigine parossistica posizionale si avverte solo quando si compie un movimento o si cambia posizione – chiarisce Paduletti – La labirintite, invece, si ha anche stando fermi. Cambia anche la durata del fenomeno: nel caso della labirintite il disturbo si può protrarre per diversi giorni, anche 10 o 15 consecutivi, mentre la vertigine parossistica è molto violenta e intensa, ma cessa rapidamente in pochi secondi. Infine, va detto che alla labirintite spesso si associa un calo dell’udito».
Vertigine parossistica posizionale: la diagnosi e le cure
Ma come si fa a distinguerle e a diagnosticarle? «Il consiglio è di rivolgersi a un otorino che potrà, tramite una visita, discriminare ed effettuare una diagnosi corretta, che a volte non è semplice. In ogni caso, è importante capire non solo se c’è un calo dell’udito, che si associa a labirintite, ma anche se si tratta di una vertigine parossistica o una vertigine cervicale. Per capirlo, per esempio, noi facciamo eseguire una serie di movimenti che servono proprio a evocare la vertigine parossistica da otoliti. A questo punto possiamo eseguire una serie di manovre liberatorie (come la manovra di Epley e quella di Semont), quindi a livello fisico, che servono a liberare il canale uditivo da questi piccoli frammenti di calcio che di fatto nuotano nel liquido e causano le vertigini» spiega ancora il presidente della Società italiana di Otorinolaringoiatria.
«In genere bastano due o tre manovre perché il disturbo passi, infatti lo consideriamo molto facilmente curabile. Nel caso in cui anche dopo 5, 6 o più manovre non si vedano miglioramenti, è il caso di pensare ad un’altra causa» chiarisce Paduletti.
Quanto alla diffusione, la vertigine parossistica posizionale può interessare chiunque, a prescindere da genere ed età: «Certo far compiere alcune manovre a un anziano può essere più difficoltoso» conclude l’esperto, ricordando che comunque non si tratta di una patologia grave, a meno che non concorra nel causare cadute o stati di ansia.