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Cara Chiara, 15 anni fa ho conosciuto un vedovo con 2 figli di 25 e 17 anni. Io, 50enne, mi sono innamorata: ero da poco divorziata e avevo pensato di costruire una nuova vita con lui. Purtroppo l’inizio fu un vero disastro: i suoi figli non facevano che rifiutarmi e offendermi, e lui, che viveva a casa mia, non mi ha mai difeso. Col tempo, insomma, si è rivelato il carattere del mio compagno: una persona che preferisce defilarsi in tutto, anche nei suoi doveri di coppia. Circa 5 anni fa ci siamo lasciati, ma dopo 3 mesi è tornato alla carica, semplicemente perché il figlio non voleva che vivesse con lui. Io l’ho ripreso, ma a un patto: saremmo stati solo amici. Aiuto reciproco, affetto, e nient’altro. Il risultato è stato solo indifferenza: non mi parla, non si cura, beve, fuma, guarda sempre la tv. Se si va in qualche posto è perché sono io a proporglielo: lui resterebbe volentieri a casa. Ora siamo quasi 70enni, vivo una vita infelice proprio ora che avrei bisogno di sostegno, di compagnia e di affetto. Mi ritrovo in casa un uomo-mummia che mi ha profondamente deluso. Non so che fare.

Loredana

Cara Loredana, mi sembra che questa tua lettera parta da un’idea sbagliata, pericolosa, ingiusta. Ovvero che ci sia un momento, nella vita, in cui si deve scendere a compromessi con l’infelicità. Che non sia possibile cambiare in meglio, e che ormai i giochi siano fatti. Loredana: ti sei messa con quest’uomo per scelta, e l’hai fatto in un’età già avanzata. Non ti sei posta, allora, il problema che fosse impossibile ricominciare, non ti sei detta che fosse troppo tardi. Perché dirlo ora? Quest’uomo non è il padre dei tuoi figli e non è tuo marito. È stato lui a chiederti di starti accanto e mi sembra che lui non stia facendo nulla per ringraziarti del tuo “sì”. Ma se anche non avesse colpe, certo tu non hai ragioni per sacrificarti. Con gentilezza, con rispetto, ma anche con energia, scegli di scegliere. Sempre.

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