Edoardo è un pensionato di 83 anni, Sara è un’impiegata e ne ha 54. Diverse le età e diversi gli stili di vita ma una diagnosi in comune: ernia inguinale. La riprova, questa, che non si tratta di un problema esclusivamente degli anziani, come credono ancora in molti. «È una patologia decisamente democratica, che può colpire tutti» assicura Angelo Sorge, direttore dell’Hernia Center dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Napoli. «Sappiamo che è più frequente tra gli uomini e probabilmente è per una questione fisiologica anche se non sono del tutto chiare le ragioni. Quello che è certo, è che si forma per un indebolimento delle pareti del canale inguinale, in un’area presente tra i muscoli della zona inferiore della parete addominale. È un processo che può durare anni, silenziosamente, fino a provocare l’ernia, cioè la fuoriuscita di una parte delle viscere».
E visto che riguarda molti anziani, sono in tanti a chiedersi se per curarsi sia sempre necessario l’intervento chirurgico. Ma anche quali sono i sintomi che devono insospettire. Vediamolo insieme all’esperto.
I sintomi da tenere d’occhio
«Avevo un lieve dolore all’inguine, ma solo quando sollevavo pesi. Poi, la comparsa di quella strana nocciolina, che spariva quando ero riposo». Inizia così il racconto di Sara. «Adesso però basta un colpo di tosse a scatenare il dolore».
L’ernia inguinale è subdola. Perché all’inizio si manifesta con un senso di peso, spesso accompagnato da dolore e bruciore, ma i disturbi sono così leggeri da passare inosservati. Con il tempo i sintomi peggiorano e iniziano a manifestarsi quando si sta in piedi, oppure dopo uno sforzo anche minimo, come sollevare una borsa della spesa o salire le scale. Ed è qui che si comincia a pensare di rivolgersi al medico, quando per risolvere il dolore all’inguine è necessario sdraiarsi o assumere un antinfiammatorio.
Le cause più frequenti
«Tra le cause che possono provocare l’ernia ci sono proprio gli sforzi, come nel caso di Sara, ma non è l’unico fattore di rischio» continua Sorge. «Possono concorrere il sovrappeso, l’aumento di peso in gravidanza, la sedentarietà, la stitichezza, la tosse cronica e anche il fumo. A causare un indebolimento della parete del canale inguinale non è quasi mai una sola ragione e ce ne accorgiamo durante il colloquio che precede la visita vera e propria». Per la diagnosi non servono esami, ma è sufficiente la palpazione della zona inguinale: in caso di ernia, il medico avverte il rigonfiamento.
Perché l’ernia inguinale non va trascurata
«È solo un’ernia, mi sono detto quando sono uscito dallo studio del medico». Un pensiero, questo, che hanno avuto sia Edoardo, sia Sara. Niente sforzi e i problemi si risolvono da sé. «Purtroppo l’ernia non regredisce ma, al contrario, è destinata a peggiorare» sottolinea Sorge. «E man mano che trascorre il tempo, aumenta il rischio di intasamento o persino di strozzamento. I dati dicono che tali complicanze riguardano circa un paziente su 10 tra chi non si opera, col pericolo di necrosi della porzione di intestino coinvolta e tutte le conseguenze anche drammatiche che si possono avere».
La chirurgia anche per gli over 80
«Alla mia età? Ho risposto così, quando il medico mi ha detto che era necessario l’intervento chirurgico» confida Edoardo. «Quasi tutti gli over 80 hanno la stessa reazione e io rispondo sempre raccontando del mio paziente di 95 anni, operato e dimesso dopo sole sette ore» dice Sorge. «Ma attenzione, tra la diagnosi e l’intervento può trascorrere anche qualche settimana, se necessario. Questo breve tempo di attesa può essere utile in caso di altre malattie presenti per mettere così il paziente nelle migliori condizioni possibili in modo da affrontare l’intervento chirurgico in massima sicurezza».
Due esempi di accorgimenti consigliabili? La correzione della terapia antipertensiva se la pressione arteriosa non è ben compensata. E l’eventuale sospensione temporanea della cura anticoagulante, da concordare col cardiologo.
Se dopo uno sforzo si prova un dolore all’inguine è bene rivolgersi al medico. Potrebbe trattarsi di un’ernia da curare prima che peggiori
Come si svolge l’intervento
«L’operazione viene eseguita quasi sempre in day surgery, cioè si torna a casa il giorno stesso, tranne in rarissimi casi, come in presenza di una cardiopatia grave» chiarisce Sorge, ideatore di una tecnica innovativa. «Attraverso una piccola incisione, viene posizionata una rete che rinforza il pavimento del canale inguinale ed evita così la fuoriuscita dell’ernia. Rispetto alle reti di prima generazione, questa è prodotta in un materiale che si fissa da sé alle pareti senza la necessità di punti di sutura, né di altro metodo di fissaggio. In questo modo, viene azzerato quasi completamente il rischio di recidive, cioè il riformarsi dell’ernia, e non c’è il pericolo di dolore cronico, complicanza molto temuta e invalidante per questo tipo di interventi chirurgici. Un altro vantaggio è il recupero che è molto rapido, tanto che in poco più di una settimana è possibile anche riprendere a fare attività fisica».
Ernia inguinale: quando si può rimandare l’operazione
L’intervento si può rimandare in base alla gravità dell’ernia. Se è molto piccola, fuoriesce raramente e non intralcia le abituali attività, viene prescritta una modifica delle abitudini scorrette: niente sigarette e bevande alcoliche, una dieta ad hoc in caso di sovrappeso, esercizi mirati per potenziare il tono dei muscoli addominali. Ma questo non porta a evitare l’intervento chirurgico, che prima o poi andrà effettuato.
Attenzione anche a chi propone quale trattamento il ricorso alle manipolazioni, perché si tratta solo di un rimedio palliativo: è sufficiente anche uno sforzo banale per far fuoriuscire nuovamente l’ernia. E non solo. Possono crearsi degli ematomi ai visceri, che aumentano i rischi di pericolose infiammazioni.