Da un lato un incredibile boom di richieste da parte di clienti sprezzanti del pericolo, dall’altro un atteggiamento decisamente più cauto di chi offre sesso a pagamento. Con la fine del lockdown, anche il mondo delle escort si è rimesso in moto, cercando di “aggirare” il virus.

Parliamo di un mercato moralmente discutibile e ai confini del lecito (spesso anche oltre), che tuttavia come ogni altro settore ha delle dinamiche analizzabili. Se fino a prima della quarantena domanda e offerta viaggiavano parallelamente, oggi la paura del contagio condiziona entrambe, ma in maniera differente.

Escort
Simona, 43 anni, fa la escort da 4 a Roma. Durante il lockdown ha “incontrato” i clienti in videochat. Ha deciso di riprendere gli appuntamenti a giugno

Secondo dati raccolti da Escort Advisor, il più grande sito di recensioni hot con oltre 2 milioni di utenti mensili solo in Italia, nel periodo successivo al 18 maggio il 44% dei clienti ha ricominciato a cercare incontri, ma meno del 30% delle ragazze è tornato in attività.

«Penso di chiedere ai miei clienti il test sierologico»

Una delle prime è stata Aida, italiana alta e formosa che vive a Roma. «Ho ripreso il prima possibile, appena terminata la fase di lockdown» racconta. Le ragioni, ovviamente, sono economiche: «In 2 mesi ho speso circa 9.000 euro, devo mantenere 2 famiglie: la mia, con mia madre e mio padre, e quella di mio fratello che ha anche un bimbo piccolo».

Le escort come Aida ovviamente non hanno beneficiato di sussidi, neanche dei 600 euro concessi dall’Inps, non essendo una professione riconosciuta. «Fino a prima della crisi guadagnavo anche 6.000 euro al mese. Il punto è: o muori di Covid o muori di fame». Per questo è ripartita subito, però aprendo le porte soltanto a persone fidate e puntando su un’idea “innovativa” per provare a garantire una certa sicurezza: «Il cliente è tenuto a usare il gel igienizzante e a lavarsi. Dopodiché gli faccio mettere la mascherina e la metto anch’io con i guanti. Poi gli dico: “Ora giochiamo al dottore e al paziente”».

«Gli uomini sono tenuti a lavarsi e a usare il gel igienizzante. Dopo faccio indossare loro la mascherina e la metto anch’io»

A ricominciare, ma solo da pochi giorni, è stata anche Lara, che ha vissuto in prima persona il dramma del Covid-19. Giovane brasiliana, vive a Bergamo, la città più colpita dal virus: «Mio suocero è morto» ricorda commuovendosi ancora. Ma, esattamente come per Aida, l’esigenza di guadagnare col passare dei giorni è diventata sempre più pressante. Per prima cosa Lara ha comprato un termoscanner: «Tutti i miei clienti devono misurare la temperatura: se è alta, non li faccio nemmeno entrare, come succede nei negozi. Pensavo di chiedere anche i risultati del test sierologico, ora che tutti possono farlo».

E dopo che il cliente viene accettato, che succede? «Respingo baci e richieste troppo spinte, e cambio dopo ogni prestazione lenzuola ed asciugamani». Il compagno è preoccupato, ma accetta la decisione di Lara: «Era un mio vecchio cliente, ha lasciato la moglie dopo 27 anni di matrimonio e 2 figli. Sa quello che faccio e non interviene sulle mie scelte». E, a quanto pare, i più “affezionati” hanno subito accettato le sue condizioni: «Sinceramente non ho paura di perdere i miei incassi (prima dell’emergenza, racconta, guadagnava circa 11.000 euro al mese, ndr): ho appuntamenti fissati da qui all’8 luglio».

«Mi limito alle videochat»

Non sono pochi gli uomini che, appena è stato possibile, hanno ripreso a frequentare escort. Uno di loro è Giacomo, 42 anni, avvocato. «Il periodo di quarantena» dice al telefono da Genova «è stato molto pesante. Sono sposato con una bimba di 3 anni. I rapporti con mia moglie non sono mai stati il massimo da quando la piccola è nata. Con le mie amiche escort torno a sentirmi “maschio” e soddisfatto». Ecco perché Giacomo ha fissato il suo primo appuntamento «già il sabato della prima settimana senza lockdown. E non l’ho preso nei giorni precedenti solo perché non c’era posto».

Il sondaggio di Escort Advisor è chiaro anche su questo: nelle ultime settimane si è registrato un incremento del 58% delle ricerche giornaliere su Google del tema “escort+città” (“escort Milano”, “escort Roma”, e così via), mentre le ricerche generiche hanno subito un rialzo del 27%. Ma, come detto, molte sex workers sono frenate dalla paura.

Escort
Desy, 36 anni, di Barcellona, ha iniziato a fare la escort 5 anni fa. Oggi vive a Roma. In quarantena ha interrotto l’attività e ha ancora paura di ricominciare

Camilla, che riceveva a Roma, per ora continua a limitarsi alle videochat, già sperimentate in quarantena. «Molti però non si fidano» racconta. «Hanno paura delle truffe pagando in anticipo». E poi ci sono quelli che cercano comunque il contatto fisico, spingendosi oltre l’imprudenza: «C’è ancora chi chiede baci e rapporti senza preservativo. Sono pazzi».

Per non correre rischi Deborah è invece ferma da mesi: «La mia fortuna» confida «è che faccio anche altro per mantenermi». Nella vita reale ha un altro nome ed è una progettista: «Lavoro stabilmente con uno studio di architettura di Milano, pur vivendo in Puglia». Da 5 anni, alcuni problemi familiari e la malattia della madre la costringono a trasformarsi in Deborah 1 o 2 giorni alla settimana. «In questo periodo non ho incontrato nessuno né ho fatto videochat: non posso a casa». Condivide l’appartamento con la figlia di 6 anni e con l’ex compagno che, ovviamente, non sanno nulla. «Prima dell’epidemia contavo di proseguire quest’attività per un altro anno e mezzo: il mio obiettivo è aprire uno studio tutto mio di interior design». Ma è probabile che ora, con la crisi alle porte, i tempi possano allungarsi.