Un’escursione tra gole e canyon naturali, lungo l’alveo di un torrente: è uno dei percorsi più classici tra coloro che amano il trekking. Ma a volte un’escursione, anche apparentemente poco impegnativa, può trasformarsi in una tragedia, come accaduto al Parco del Pollino, in Calabria, dove almeno 10 persone sono morte nelle gole del Raganello, in seguito alla piena di un torrente, dopo violente piogge. Una terribile fatalità, ma che forse poteva essere evitata, seguendo alcuni consigli preziosi degli esperti. «Ci sono casi nei quali si sono sommano una serie di concause che difficilmente si verificano contemporaneamente, come ad esempio a Rigopiano. A Civita, purtroppo, sembra siano stati sottovalutati alcuni aspetti, a partire dalle previsioni meteo» spiega a Donna Moderna Walter Milan, portavoce del CNSAS, il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico.
Aumentano gli incidenti in montagna
Sono oltre 9mila gli interventi di soccorso in montagna e in grotta avvenuti nel 2017, con un numero di chiamate giunte al Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) mai così elevato. «Le chiamate hanno superato ampiamente la media del totale degli interventi dell’ultimo decennio, di solito attestata attorno agli 8mila annuali» fa sapere il CNSAS. Oltre 35.150che sfrutta la gravità su percorsi prevalentemente in discesa, caratterizzati da curve in contropendenza e con sponde, salti, rocce, radici, prati aperti e sottobosco tecnici del soccorso sono stati impegnati per 9.059 missioni di soccorso, con l’impiego di 3.856 elicotteri, dei quali il 98,2% appartenenti al Soccorso Alpino.
In aumento anche il numero delle vittime, in seguito a incidenti verificatisi in ambienti impervi: 485 con una crescita del 20,01% rispetto al 2016. In salita anche il numero di persone soccorse (8.867, con un +21,89%). Gli interventi più frequenti avvengono in occasione di escursioni (40%), seguite da casi di incidenti di alpinismo (6,1%) o in mountain bike, con una crescita in questo caso legata al diffondersi di attività estreme come il downhill, disciplina «che sfrutta la gravità su percorsi prevalentemente in discesa, caratterizzati da curve in contropendenza e con sponde, salti, rocce, radici, prati aperti e sottobosco», come spiegano sul sito di Federciclismo. Spesso si tratta di casi nei quali non sono state seguite regole di prudenza o sono state sottovalutate alcune condizioni relative al meteo o ai percorsi.
Le cause degli incidenti
La prima causa di incidenti resta la caduta/scivolata, che è responsabile nel 47,5% dei casi di richieste di intervento, seguita da incapacità (2.213 casi sul totale delle richieste di aiuto), malori (1.072) e cause atmosferiche (343, pari al 3,9%). Rimangono poi anche motivazioni tecniche (errate manovre, rottura di ancoraggi nell’alpinismo ecc) e infine valanghe, shock anafilattici o folgorazioni. Ma se in alcuni casi prevedere conseguenze negative non è possibile, sono molti gli episodi che avrebbero potuto essere evitati. Ecco, dunque, come comportarsi prima di effettuare un’escursione perché questa avvenga in sicurezza.
Il decalogo per escursioni sicure
1. Il meteo «La prima cosa alla quale prestare attenzione sono le condizioni meteorologiche, che vanno controllate ogni volta che ci si prepara a un’attività, che si tratti di una partita a tennis o una gita in compagna. Questo vale ancora di più se si pensa a un’escursione in montagna» spiega a Donna Moderna Walter Milan, portavoce del CNSAS. «Occorre rivolgersi però agli esperti: esistono numerose App ma spesso non sono esaustive: noi consigliamo di consultare sempre le previsioni delle varie Arpa, le Agenzie Regionali per l’Ambiente, o il bollettino dell’Aeronautica. Anche Meteomont, curato dai Carabinieri forestali, è un prezioso strumento nel caso specifico di escursioni in montagna, perché è aggiornato quotidianamente e più volte al giorno» spiega Milan «Le App possono essere d’aiuto solo nel caso di attività veloci e poco impegnative, mentre se si vuole pianificare un’uscita un po’ più strutturata è bene rivolgersi agli esperti».
2. La difficoltà dei percorsi «Capita spesso di intervenire in soccorso di gruppi nei quali ci sono molte persone esperte e preparate, ma anche altre che sono in estrema difficoltà, sfinite dalla lunghezza dei percorsi. Il consiglio è di tarare sempre la propria gita sulla base della capacità del più debole, che può essere un bambino o una persona più anziana» consiglia l’esperto del CNSAS.
3. L’attrezzatura «Prima di partire, controllare che l’attrezzatura sia non solo completa e sufficiente ad affrontare il proprio percorso, ma anche in buono stato. Quello che consigliamo è di portarsi comunque sempre una torcia, per poter segnalare la propria presenza e posizione, in caso di necessità al buio o in condizioni particolari. Altri strumenti utili, ormai molto diffusi e facilmente reperibili, sono poi Gps per localizzare la propria posizione, che si possono indossare come nel caso di orologi, portare con sé facilmente come per i palmari o scaricare sotto forma di App dal proprio smrtphone».
4. Le comunicazioni «Prima di un’escursione è sempre bene avvertire i propri cari o gli amici sul percorso che si intende seguire, senza modificarlo. Una volta si usava lasciare un bigliettino sul cruscotto della propria auto. Oggi si può fare anche in altro modo, ma l’importante è comunicare il sentiero scelto, in modo da facilitare un eventuale intervento di soccorso».
5. La formazione e i segnali d’aiuto «Diciamo sempre che non basta un mese di attività all’anno (men che meno pochi giorni) per potersi considerare pronti a escursioni o sciate in ambienti impervi. Occorre una formazione che permetta di acquisire una minima capacità di orientamento e le regole base di soccorso. Spesso noi siamo in difficoltà perché non ci sono fornite indicazioni corrette. Un classico esempio riguarda gli interventi in elicottero: quando questo sorvola le montagne, la maggior parte della gente da terra saluta: questo non aiuta i soccorsi. Bisogna, invece, imparare a saper comunicare: ad esempio, l’ABC è dato dai due segnali per far sapere se occorre aiuto oppure no, che sono chiamati “Y” e “N”. Il primo si fa fermandosi, rimanendo in posizione stabile e alzando entrambe le braccia, come a formare una “Y” appunto, ovvero Yes, che significa “Sì, ho bisogno di aiuto”. Nel secondo caso, invece, si mima col corpo la lettera “N”, ovvero “No, non ho bisogno di aiuto”, tenendo un braccio su e uno giù. In ogni caso – ricordiamo – non salutare mai un elicottero, perché questo può rappresentare un segnale ambiguo per i soccorritori».
6. Prepararsi fisicamente al tipo di percorso scelto «Questo significa scegliere percorsi commisurati alle proprie capacità, scegliendo nella gamma che va da quelli per principianti (T) fino a quelli per esperti escursionisti (E, EE, EEA). È bene ricordare che anche a quote non elevate si può incorrere in ipossia, cioè la riduzione di ossigeno che può causare mal di montagna, cefalea o nausea».
7. Conoscere i propri limiti «Ovvero conservare anche un adeguato margine di energia, senza lasciarsi trascinare dall’ambizione o dallo spirito di emulazione per realizzare imprese proibitive. Specie quando si è stanchi, si tende a perdere la concentrazione e questo può essere causa di infortuni frequenti».
8. Saper rinunciare «È importante sapersi fermare al momento giusto, quando le difficoltà dovessero aumentare in modo eccessivo o le condizioni meteo peggiorassero. Uno degli elementi a cui prestare attenzione, ad esempio, è la nebbia, che può formarsi anche in breve tempo con buone condizioni climatiche, rendendo difficile l’orientamento».
9. Preparare uno zaino adeguato «Quando si va in montagna bisogna sempre avere una torcia, una giusta riserva di acqua, viveri leggeri ma energetici. Idratarsi è fondamentale per ridurre la secchezza dell’aria e favorire la fluidità del sangue, che in alta quota tende a diventare più denso a causa della produzione di globuli rossi da parte del corpo, e per migliorare l’ossigenazione».
10. Affidarsi a una guida «Se non si è esperti e si è deciso di effettuare comunque un’escursione particolare, è sempre meglio rivolgersi a un accompagnatore esperto, senza avventurarsi da soli», conclude Milan.
Altre indicazioni specifiche si possono trovare sul sito del Soccorso Alpino o su quello del Club Alpino Italiano.