In Italia diventerà obbligatorio indicare nelle etichette l’origine di tutte le materie prime contenute negli alimenti di produzione nazionale, estendendo al massimo il sistema già applicato a una serie di ingredienti e cibi. Lo prevede un passaggio del decreto Semplificazioni, approvato qualche giorno fa e convertito in legge.
Frutta di succhi e marmellate e carne dei salumi
Esulta Coldiretti, che da anni combatte in prima linea per la tutela e la riconoscibilità del Made in Italy nel settore agroalimentare: “L’obiettivo che ci si era posti, e che è stato raggiunto, è quello di dare la possibilità di conoscere finalmente anche la provenienza, finora nascosta ai consumatori, della frutta impiegata in succhi, conserve o marmellate, dei legumi in scatola o della carne utilizzata per salami e prosciutti”.
Ettore Prandini, da qualche mese presidente di Coldiretti, rimarca: “È una nostra grande vittoria. L’Italia si pone oggi all’avanguardia in Europa nelle politiche per la trasparenza dell’informazione. I consumatori potranno finalmente fare scelte di acquisto consapevoli, contro gli inganni dei prodotti stranieri spacciati per italiani e l’italian sounding”.
I cibi e gli ingredienti di cui è già obbligatorio indicare l’origine
La nuova legge è solo l’inizio di un cambiamento generale. “La nuova norma – ribadisce Rolando Manfredini, responsabile dell’area Sicurezza alimentare della Confederazione – porterà ad estendere a tutti i prodotti l’obbligo di indicare in etichetta il luogo di provenienza geografica dei singoli ingredienti e di ogni tipo di cibo, com’è già previsto per varie tipologie di componenti e alimenti, sia su scala italiana (latte e formaggi, pasta, riso, pesce, derivati del pomodoro e sughi pronti) che europea (olio di oliva, carne bovina e di pollo, miele, uova, frutta fresca, verdura fresca, tartufi e funghi freschi).
I cibi che rientrano nella nuova legge
«Ad oggi le informazioni sull’origine ancora non ci sono per un quarto dei cibi in commercio (salumi, carne di coniglio e carne trasformata, marmellate e succhi di frutta, piselli e fagioli in scatola, pane, insalata in busta, sottoli, verdura e frutta essicate). L’applicazione della legge – precisa Manfredini- non sarà automatica. Per darle concretezza ed efficacia serviranno specifici decreti ministeriali attuativi”.
L’etichetta coinvolge solo i produttori italiani
Serviranno, poi, anche controlli mirati. L’etichetta parlante di per sé non azzererà abusi e imbrogli.“In caso di mancato rispetto delle norme – rende noto sempre Manfredini – sono previste sanzioni che vanno da 2mila a 16mila euro, salvo che emergano reati e si proceda penalmente. La completezza delle etichette – osserva – sarà uno strumento formidabile per prevenire le frodi e per intervenire in modo mirato e veloce nel caso di allerte alimentari. La trasparenza è un valore aggiunto, oltre che un deterrente. Ce la chiede la stragrande maggioranza della popolazione. Secondo una ricerca di Beuc , un’organizzazioni di consumatori della Ue, il 70 per cento dei cittadini europei (82 per cento il dato italiano) vuole sapere da dove viene il cibo che finisce in tavola. La percentuale sale al 90 per cento per i derivati del latte e della carne. Per quella di coniglio, per fare un esempio, l’obbligo di indicare l’origine fino ad oggi non c’era”. Attenzione, però. La legge disciplinerà la materia all’interno dei confini nazionali.. “Le nuove disposizioni – conferma l’esperto di Coldiretti – si applicheranno a tutto quello che viene prodotto nel territorio italiano, non anche alle confezioni che arrivano dall’estero”.
Che cosa succede in Europa
Per i prodotti già sotto tutela nell’Unione europea, meno rispetto a quelli resi trasparenti in Italia, non cambia nulla. Gli obblighi restano validi su scala continentale, compreso il nostro Paese. “L’etichettatura di origine obbligatoria – ricordano sempre da Coldiretti – è stata introdotta per la prima volta in tutte le Nazioni dell’Ue nel 2001, dopo l’emergenza mucca pazza, per garantire la rintracciabilità dei tagli e ripristinare un clima di fiducia. Da allora molti progressi sono stati fatti, ma restano incertezze e contraddizioni. L’Unione Europea, è la situazione attuale, impone di indicare l’origine in etichetta per le uova ma non per gli ovoprodotti, per la carne fresca ma non per i salumi, per la frutta fresca ma non per i succhi e le marmellate, per il miele ma non per lo zucchero. La nuova legge permetterà di superare queste anomalie, almeno in Italia”.
Il plauso di Filiera Italia
Le industrie del comparto, diversamente dal mondo agricolo, sugli obblighi di indicazioni d’origine in passato hanno avuto posizioni critiche, se non ostili. Filiera Italia – neonata associazione, che raggruppa colossi ed eccellenze dell’industria agroalimentare italiana e Coldiretti – va in controtendenza e plaude alle novità in arrivo. “Siamo assolutamente favorevoli ad ogni disposizione che aumenti l’informazione e la consapevolezza dei consumatori» dice Luigi Scordamaglia, il referente nazionale. «Siamo pronti e attrezzati per applicare le ultime direttive. Però consideriamo la nuova legge solo una prima battaglia vinta. C’è ancora molto da fare, soprattutto a livello europeo. L’attenzione va spostata verso i prodotti realizzati in altri Paesi della Ue e non assoggettati alle nostre stesse regole. I consumatori premieranno le aziende che daranno maggiore trasparenza. I produttori stranieri si dovranno adeguare, perlomeno per non perdere fette di mercato, per strategie commerciali”.