L’Irlanda potrà apporre sulle etichette di vino, birra e liquori i cosiddetti “health warning“, simili a quelli che oggi si trovano sui pacchetti di sigarette. Nel giugno scorso Dublino aveva notificato la norma alla Commissione UE. Ora, finito il periodo di moratoria senza riscontrare opposizioni dall’organo esecutivo europeo, le autorità locali potranno adottare la legge.
Legge che, sul piano dell’etichettatura, equipara di fatto vino alle sigarette. Anche su vino e alcolici si potranno infatti riportare indicazioni: “Il consumo di alcol provoca malattie del fegato“, “Alcol e tumori mortali sono direttamente collegati“.
“Alert” alla salute su etichette di vino: Italia, Francia e Spagna contro
Il dibattito su questo genere di “alert” era iniziato nel 2021. Allora la Commissione europea aveva discusso di introdurre nelle etichette delle bottiglie di alcolici delle avvertenze per la salute nell’ambito del cosiddetto “Cancer plan“.
Lo scorso febbraio, il Parlamento europeo aveva detto “sì” solo all’obbligo di introdurre i valori nutrizionali e la lista degli ingredienti. Non alle indicazioni “a tutela della salute”, sostituite da una più generica raccomandazione ad un uso responsabile.
Contro gli “health warning” si erano apertamente schierati nove Paesi europei, tra i quali Italia, Francia e Spagna, che avevano salutato la bocciatura come un successo nella difesa dei propri prodotti e relativi mercati.
Ora la preoccupazione è che l’esempio di Dublino possa spingere altri Stati ad adottare etichette simili prima di giungere a iniziative comuni in ambito comunitario.
Uiv: “Messaggi allarmistici sul consumo di vino”
Il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi, ha affermato che “il via libera rappresenta una pericolosa fuga in avanti da parte di un Paese membro” e che “il mancato intervento della Commissione europea mette a repentaglio il principio di libera circolazione delle merci in ambito comunitario, segnando un precedente estremamente pericoloso in tema di etichettatura di messaggi allarmistici sul consumo di vino”.
Il vino provoca tumore? “Ci sono degli studi – ammette Frescobaldi – che dicono che l’alcol assunto in grande quantità fa male al fegato e può provocare tumori. Non lo metto in dubbio, ma è una cosa che si può dire di qualsiasi prodotto alimentare: se mangio solo patatine fritte o bevo solo latte o mi ingozzo di burro, metto a rischio comunque la mia salute”.
Secondo Frescobaldi la cosa peggiore è la messa in discussione di alcuni fondamentali dell’Unione europea. “L’Ue nasce come Mec, mercato economico comune, dove ci sono etichette uguali per tutti e il libero commercio dei prodotti con un’etichetta, cioè l’etichetta che viene fatta in Italia poteva essere commercializzata in qualsiasi paese Ue. Questo viene messo in dubbio dalla scelta irlandese e dell’Ue”.
“Temiamo che la Direzione generale per la Salute voglia adottare questo approccio a livello europeo lasciando nel frattempo libera iniziativa ai singoli Paesi membri”, prosegue Frescobaldi. “I fatti segnano uno scenario paradossale e ingovernabile, fatto di una babele di etichette all’interno dell’Unione europea che purtroppo non risolvono il problema dell’alcolismo”.
Coldiretti: “Attacco diretto all’Italia”
Coldiretti parla invece di “attacco diretto all’Italia che è il principale produttore ed esportatore mondiale con oltre 14 miliardi di fatturato, di cui più della metà all’estero”. Sono “avvertenze terroristiche, che non tengono conto delle quantità”.
“E’ del tutto improprio assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come la birra e il vino che in Italia è diventato l’emblema di uno stile di vita lento, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre all’assunzione sregolata di alcol”, precisa il presidente Ettore Prandini, sottolineando che “il giusto impegno dell`Unione per tutelare la salute dei cittadini non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate”.
Big del vino contro l’Irlanda: “Allarme dannoso”
Il via libera dell’Ue all’Irlanda agli “health warning” su etichette di vino, birra e liquori ha fatto infuriare i produttori italiani da Nord a Sud.
“Se verrà applicata anche nel resto dell’Europa avrà risvolti incredibili“. Questa gente della Commissione europea vive in una bolla fatta di burocrazia”, afferma invece Giovanni Busi, presidente del Consorzio del Chianti. “Bisogna che qualcuno ci dimostri che il vino provoca tumore. Del resto sono gli stessi che hanno detto che l’olio d’oliva fa più male di quello di semi. Hanno intrapreso una strada irragionevole”, continua.
“Non hanno capito il danno che stanno facendo all’immagine e all’economia di un Paese – sottolinea ancora Busi – e noi siamo un Paese che ha due punte che trainano la propria immagine: la moda e l’agroalimentare. Nell’agroalimentare il vino è il prodotto più importante”.
Il problema è il danno che può subire l’importazione di vino italiano in Irlanda con le nuove etichette? “L’Irlanda non è un forte importatore di vino, quindi se ci sarà da mettere l’etichetta per la salute la metteremo e forse perderemo il 5% delle vendite in Irlanda – spiega Busi -. Il problema è l’allarme che viene lanciato”.
Cia: “Pericoloso il silenzio assenso della Ue sulle etichette di vino”
Esprime profonda preoccupazione per il mancato intervento di Bruxelles sull’adozione della legge per gli “health warning” anche Cia-Agricoltori Italiani. “Sconcertante – secondo Cia – lo scenario che si va ora delineando. Una mossa che sdogana l’autonomia decisionale dei singoli Paesi Ue e compromette il lavoro fatto fino ad ora a livello comunitario nell’ambito del Cancer Plan, a tutela della salute dei cittadini, ma senza demonizzare il consumo moderato e responsabile, di vino, da distinguere nettamente dall’abuso”.
In particolare Cia esprime il suo disappunto anche di fronte alla Commissione europea. “Sembra mostrare il fianco a facili associazioni vino-sigarette – afferma Cia – lasciando inascoltati i pareri contrari di Italia, Francia, Spagna, e mettendo a repentaglio anche il principio di libera circolazione delle merci in Europa”.