Da dove arriva quel messaggio che ti sei ritrovata in timeline? Chi l’ha postato e quanto è affidabile? Sono le domande che ti sarai fatta leggendo sui social di notizie che riguardano la politica, l’economia o la salute, tanto più in tempo di coronavirus. Ora il social network, che solo qualche mese fa era finito sotto accusa per la proliferazione di fake news – Mark Zuckerberg aveva detto che non era compito della piattaforma verificare se gli annunci politici pubblicati su Facebook e Instagram fossero veri o falsi, ma di chi li postava – sembra voler iniziare quantomeno a rendere le bufale ancora più riconoscibili.

Come riporta la rivista specializzata in tecnologia The Verge, Facebook ha infatti annunciato che inizierà a mostrare la posizione esatta delle pagine Facebook e degli account Instagram definiti “high reach” –ovvero capaci di raggiungere moltissimi utenti – su ogni post che pubblicano, così da fornire a chi li legge «maggiori informazioni per aiutarli a valutare l’affidabilità e l’autenticità dei contenuti che vedono nei loro feed». In sostanza, sarai capace di vedere se un post che parla di coronavirus in Italia è stato postato dall’Italia o da un Paese straniero.

La nuova funzione serve a riconoscere gli account sospetti…

La sperimentazione di queste nuove funzioni parte come sempre dagli Stati Uniti, a seguito dell’inchiesta sull’interferenza russa nelle elezioni presidenziali del 2016, quando molti account che non erano di base negli Stati Uniti pubblicavano post, diventati spesso virali e poi bannati come fake news, indirizzati al pubblico americano. Secondo Facebook, la nuova mira a mantenere “onesti” i messaggi elettorali: «Questi cambiamenti fanno parte dei nostri più ampi sforzi per proteggere le elezioni e aumentare la trasparenza su Facebook e Instagram in modo che le persone possano prendere decisioni più informate sui post che leggono, di cui si fidano e che poi condividono».

… ma c’è ancora molto da fare sul fronte fake news

I nuovi strumenti di geolocalizzazione si vanno ad aggiungere alle altre misure che recentemente Facebook ha introdotto per cercare di garantire la sicurezza elettorale e prevenire la disinformazione sulla sua piattaforma com’era successo con le elezioni del 2016 in America (le stesse polemiche si sono verificate nel Regno Unito durante la campagna della Brexit e durante le ultime elezioni politiche in Italia). Lo scorso anno aveva infatti introdotto Facebook Protect, una serie di misure di sicurezza potenziate per gli account dei candidati e di chi lavora alle loro campagne.

Ha anche iniziato a segnalare i post falsi e ha rimosso quattro reti di account di base in Iran e in Russia che pubblicava notizie politiche “infiammatorie”. È certamente un passo in avanti, ma il lavoro da fare per combattere la disinformazione è ancora tanto: lo dimostra il grosso problema delle bufale su WhatsApp, che con l’emergenza sanitaria causata dal coronavirus hanno nuovamente ripreso vigore.