Con l’entrata in vigore del nuovo Regolamento europeo sulla protezione dei dati e la privacy, cambiano anche le norme che riguardano le informazioni online, a partire dai social network. Facebook ha deciso di introdurre nuove parametri, come ad esempio limiti stringenti per gli under 15. Dopo lo scandalo per il trattamento e la cessione dei dati a società terze, con scopi di profilazione anche politica, ecco come cambia l’uso del social di Mark Zuckerberg.
Nuove norme
Dopo le scuse pubbliche, anche davanti alle commissioni Giustizia e Commercio di Camera e Senato Usa, Mark Zuckerberg ha promesso cambiamenti per evitare nuovi casi come quello Cambridge Analytica, che ha visto la cessione di 85 milioni di profili da parte di Facebook alla società britannica. Il fondatore del social ha spiegato che sono al lavoro 15 mila persone per migliorare gli standard di sicurezza, chiarendo però che ci vorranno anni. Intanto con il GRDP europeo, in vigore a tutti gli effetti dal 25 maggio, cambiano le prime regole, soprattutto per quanto riguarda i minori di 16 anni, che non potrebbero avere accesso ai social senza il consenso dei genitori, mentre Facebook ha introdotto delle restrizioni per gli under 15.
Un social “dimezzato”
“Le persone di età compresa tra i 13 e i 15 anni in alcuni Paesi dell’UE hanno bisogno del permesso di un genitore o di un tutore“. Così la società americana ha annunciato i primi provvedimenti in materia di privacy su Facebook per i più giovani. In un documento ufficiale è stato spiegato che “per compiere alcune azioni specifiche su Facebook – come vedere inserzioni sulla base dei dati dei partner e includere nel loro profilo le opinioni religiose e politiche o “interessati a”, saranno richieste apposite autorizzazioni ai ragazzi che navigano. “Questi adolescenti – si legge nel testo – vedranno una versione meno personalizzata di Facebook, con condivisione limitata e annunci meno rilevanti, fino a quando non otterranno il permesso da un genitore o tutore di utilizzare tutti gli aspetti di Facebook. Anche quando la legge non lo richiede, chiederemo a ogni ragazzo se vuole vedere le inserzioni basate sui dati dei partner e se vuole includere informazioni personali nel proprio profilo, in modo che possa scegliere cosa vuole fare”.
L’autorizzazione del genitore
Le modifiche saranno effettive entro la fine del 2018 e dunque prevedono la necessità di un consenso esplicito di un genitore perché il figlio under 15 possa usare Facebook in tutte le sue potenzialità, con particolare attenzione a informazioni sensibili, come quelle che riguardano idee, politiche o religiose, e foto da postare in bacheca o sul proprio profilo. “La legge europea, che prevede un divieto per gli under 16, arriva comunque in ritardo, perché i social esistono dal 2004” spiega l’avvocato Marisa Maraffino, esperta in Diritto dell’Informatica, che avverte: “È comunque difficile pretendere norme di controllo”.
Le criticità
Non mancano, infatti, coloro che notano alcune criticità nelle novità apportate da Facebook, a partire dal modo in cui aggirare le restrizioni. Per un minore resta la possibilità di indicare una età differente da quella reale, spacciandosi per maggiorenne o comunque 16 o 17enne. Un adolescente potrebbe anche procedere con l’autorizzazione in modo autonomo, sempre fingendo di essere il genitore o fornendo email di conferma fasulle. “È difficile controllare, anche perché non è richiesta l’esibizione di un documento di identità. È quindi onere delle famiglie vigilare: la norma è più un’esortazione a interessarsi all’attività dei figli e a insegnare loro come gestire i social” dice Maraffino. Dal momento che il social conta su oltre 2 miliardi di utenti attivi al mese nel mondo, un controllo su ciascuno di essi appare improbabile. Il fondatore ha promesso comunque una vigilanza maggiore.
E per gli adulti?
Quella sui minori non è comunque l’unica novità: Facebook ha pensato a nuovi parametri anche per gli adulti. Un secondo cambiamento riguarda tutti i maggiorenni: a tutti gli utenti del social, sarà chiesto di rivedere i parametri sulla privacy già inseriti, accedendo alla sezione “Impostazioni”. Il messaggio, che è già comparso su alcune bacheche fa esplicito riferimento a informazioni sullo stato sentimentale, le idee politiche o il credo religioso. “Il regolamento europeo sul trattamento dei dati e il caso Facebook impongono una riflessione: è un momento di svolta, le informative sono più chiare grazie ai nuovi alert. È niziata un’operazione trasparenza, che si unisce a una maggiore responsabilizzazione degli utenti” spiega Maraffino.
Quello che secondo me occorre ancora – ribadisce l’esperta – è invece un ente sovranazionale che possa intervenire in tempi rapidi su segnalazione degli utenti. Ad esempio, se circola un video a contenuto pornografico, ora è solo possibile chiederne a Facebook la cancellazione, ma i tempi sono molto lunghi. Rivolgendosi al giudice possono passare 6 mesi o un anno: troppo nel caso di immagini che possono diventare virali in poche ore” spiega l’esperta. “La Germania, nella legge sul cyberbullismo varata a ottobre, ha previsto proprio la figura di un garante a cui chiunque può rivolgersi, anche un cittadino senza la mediazione di un avvocato. Ne occorrerebbe una sovranazionale, per permettere interventi tempestivi, perché l’algoritmo su cui si basa Facebook da solo non è efficace” aggiunge l’avvocato.
Il riconoscimento facciale
La possibilità di ricorrere al riconoscimento facciale da parte degli utenti Facebook potrebbe rappresentare un ulteriore sistema di protezione dei dati, che limita le possibilità di accesso al proprio profilo da parte di estranei. Il sistema, non ancora possibile per tutti, consente di riconoscere il titolare dell’account, escludendo chiunque altro. Le novità, peraltro, riguardano anche WhatsApp, la app di messaggistica di proprietà dello stesso Zuckerberg, ma non è esente da rischi. “Ci si interroga se sia sufficiente richiedere il consenso con un flag o con un’informativa, ma forse occorreva intervenire preventivamente, perché il sistema di fatto è già in uso” spiega Maraffino.
Vita allo specchio a 360°
Grazie a questa quantità di informazioni, Facebook è in grado di conoscere non solo il luogo in cui vive e si lavora, ma anche i gusti personali, le relazioni sentimentali in corso o passate, la cerchia di amici, ecc. Grazie alle foto, inoltre, il social è in grado di riconoscere gli utenti dal viso. Secondo Georges Abi-Heila di HackerNoon, che per primo si è dedicato all’analisi dei dati personali custoditi dalla società di Menlo Park, il social è in grado di identificare un utente in una foto composta da 800 milioni di persone, in meno di 4 secondi. “Esistono già forme di utilizzo del riconoscimento biometrico e i dati richiesti saranno sempre più di più. Occorre esserne consapevoli: si va verso l’acquisizione sempre più massiva dei dati ai fini commerciali” spiega l’esperta .
Archivio dati a portata di “click”
Tra le modifiche già apportate, intanto, c’è la possibilità di scaricare un archivio di tutti i dati del proprio profilo non solo tramite il download del fil in PDF. Tutte le informazioni sono direttamente accessibili e suddivise in categorie. Si tratta di un miglioramento già attivo nei Paesi Ue e che potrà poi essere esteso anche a quelli extra europei.
In pratica è possibile conoscere quello che Facebook sa dei propri utenti: ogni giorno, infatti, la piattaforma di Zuckerberg archivia milioni di informazioni, non solo i messaggi scambiati in bacheca, i like e i commenti. Il social, tramite sofisticati software, è in grado di riconoscere i lineamenti del viso degli utenti, tramite le immagini nelle quali questi sono taggati. Da qui anche la possibilità di ricorrere, in futuro, al riconoscimento facciale.
Per ora il social ha messo a disposizione la possibilità di ottenere l’archivio, andando su “Impostazioni” e selezionando “Scarica una copia dei tuoi dati di Facebook”. Inserendo la propria password, si riceverà in pochi minuti sulla casella email un link tramite cui accedere e salvare la copia dell’archivio.
“L’acquisizione dati non andrebbe comunque demonizzata in modo assoluto, anche perché non riguarda singole informazioni, come nome, cognome o indirizzo email. La profilazione viene fatta in modo aggregato, quello che interessa è il target, come ad esempio quello di una donna di 40 anni, che vive in una città, ecc. Molte attività di profilazione possono persino essere utili, perché le aziende, tramite appositi software, aggregano dati non solo dai social come Facebook, ma anche da commenti ad altri siti, come ad esempio Tripadvisor o Amazon, per fini commerciali, con pubblicità mirate. Ma anche per scopi professionali, per consentire magari ad alcune società di trovare un influencer, una persone esperta in un certo settore, in modo da offrirgli un ingaggio” conclude Maraffino.