Test di ingresso a Medicina addio. Via i quiz, via la corsa contro il tempo per rispondere bene alle domande. Il primo semestre sarà libero: chiunque voglia diventare medico potrà frequentare i corsi delle materie di area biomedica, sanitaria, farmaceutica e veterinaria che siano sia propedeutiche sia professionalizzanti. La Camera ha, infatti, approvato la legge di delega per la revisione delle modalità di accesso a numero chiuso per la facoltà di Medicina con 149 sì e 63 no. I decreti attuativi, come aveva spiegato la ministra dell’Università e della ricerca Anna Maria Bernini, saranno emanati «in tempi strettissimi», così da far partire la riforma già a partire dal prossimo anno accademico. Obiettivo della riforma è garantire il potenziamento del Servizio sanitario nazionale e formare 30mila nuovi medici nei prossimi sette anni.
Il numero chiuso a Medicina non sparirà
Con il nuovo sistema non sparirà il numero chiuso. La selezione avverrà dopo il semestre comune e libero. Gli studenti dovranno sostenere gli esami e avere conseguito tutti i crediti formativi universitari, i Cfu, richiesti. Il superamento degli esami e i Cfu serviranno per entrare a far parte di una graduatoria di merito nazionale. Le modalità di erogazione della didattica e gli esami di profitto del semestre filtro, che si terranno presso gli atenei, saranno standardizzati e resi omogenei a livello nazionale, in accordo con la comunità accademica del comparto Scienze della salute. Questo per assicurare «elevata qualità della didattica e le stesse condizioni di valutazione» anche per essere inseriti nella graduatoria nazionale di merito. Il numero programmato dal secondo semestre si baserà sui fabbisogni del Servizio sanitario nazionale e sulla disponibilità degli Atenei per mantenere la formazione in area sanitaria di elevata qualità a tutela dei cittadini.
Cosa succede a chi rimane fuori
Nel caso di mancata ammissione alle facoltà di medicina, agli studenti deve essere garantito il riconoscimento dei crediti formativi conseguiti e relativi alle “discipline qualificanti comuni”, così da permettere il proseguimento del percorso universitario in un diverso corso di studi dell’area biomedica, sanitaria, farmaceutica e veterinaria e prevedendo una doppia iscrizione al fine di garantire a tutti di poter utilizzare i crediti universitari ottenuti nel primo semestre, proseguendo, in questo modo, nel caso di mancato accesso definitivo a Medicina, Odontoiatria e Medicina veterinaria, un proprio percorso di studi.
L’identificazione della Classi di laurea per i secondi corsi di studio e le discipline qualificanti comuni avverrà in base all’identificazione di comuni obiettivi culturali e formativi delle Scienze della salute. La scelta della sede dove proseguire il secondo semestre, qualora si risulti idonei, ma fuori graduatoria per l’ateneo prescelto, si baserà sulla posizione nella graduatoria nazionale, sulla preferenza indicata dallo studente all’iscrizione al semestre filtro e sulla disponibilità dei posti dell’Ateneo (e numero programmato fabbisogno nazionale). Gli stessi criteri vanno individuati per prosieguo nei secondi Corsi di Studio.
Tempi stretti per gli atenei
Gli atenei hanno tempi stretti per adeguarsi e attendono con ansia i decreti attuativi. Le novità riguardano gli atenei statali, mentre nei privati i test di accesso continuano ed essere in vigore. Esulta la ministra Bernini: «Il numero chiuso è superato, avremo 30mila studenti in più di qui ai prossimi anni e ci saranno 6 mesi caratterizzanti in cui gli studenti si formeranno. Abolizione del test a crocette, abolizione del disgustoso mercato parallelo della formazione e abolizione del turismo forzato universitario fuori dall’Italia».
La Lega si prende i meriti
Ma il collega di governo Matteo Salvini considera la novità «una vittoria della Lega». «Era un impegno – ha affermato – per permettere a tanti ragazzi e ragazze aspiranti medici di mettersi alla prova, studiando e passando i primi esami universitari anziché dover far dipendere il giudizio sul proprio percorso da una prova a crocette. Sì al talento e alla meritocrazia: dalle parole ai fatti!».
La riforma di Medicina non piace all’opposizione
Se la maggioranza esulta, l’opposizione è molto critica. Per Pd e M5S, la riforma «è l’ennesimo inganno da parte del governo Meloni agli studenti, un bluff: la tanto acclamata abolizione del test di medicina non è altro che una manovra di propaganda che nasconde un semplice spostamento della selezione al secondo semestre. La proposta di legge contiene numerose incognite, l’unica cosa certa è che si lascia libera la frequenza del primo semestre, senza però incrementare le risorse. Ciò inevitabilmente comporterà disagi e abbassamento della qualità della didattica».
Soddisfatto l’Istituto superiore di Sanità
Rocco Bellantone, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, ha così commentato l’approvazione della riforma: «Rendere l’accesso libero al primo semestre della facoltà di Medicina è indubbiamente una cosa positiva. Significa evitare che i giovani vengano scoraggiati da test poco qualificanti prima ancora di poter sperimentare la loro attitudine verso la scienza medica. Ma ancora di più e apprezzabile permettere ai ragazzi, sin dal liceo, di confrontarsi con gli indirizzi richiesti a chi vuol praticare la medicina. Tutto questo contribuisce a creare un sistema virtuoso per arruolare i giovani medici custodendo la loro passione».