Mancano antibiotici e antinfiammatori

Secondo l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, mancano 3.200 medicinali dai banconi delle farmacie. Si tratta soprattutto di antibiotici e antifiammatori la cui scarsità potrebbe rappresentare un problema, in questo periodo dell’anno in cui si registrano i picchi stagionali di influenza e raffreddore.

Per l’influenza non servono gli antibiotici

Sicuramente ha creato preoccupazione, specie tra i genitori, perché proprio in queste settimane cresce il numero di bambini e ragazzi ammalati. Ma a rassicurare sono proprio i pediatri: «Evitiamo inutili allarmismi o corse ad accaparrarsi i farmaci. Per l’influenza, ad esempio, non occorrono antibiotici e anche in caso di febbre non è il caso di precipitarsi in farmacia», spiega Rino Agostiniani, consigliere della Società italiana di Pediatria e Direttore della pediatria e neonatologia della Asl Toscana Centro.

Quali farmaci mancano?

Era da tempo che la Federazione degli ordini dei farmacisti paventava il rischio di una carenza di medicinali, pur rivolgendo lo stesso appello ad evitare «inutili corse all’accaparramento». Ma di fronte ai dati dell’Aifa, secondo cui oltre tremila farmaci sarebbero introvabili, il ministro della Salute Orazio Schillaci ha avviato un’indagine e ha istituito un tavolo di lavoro permanente per trovare strategie che evitino che si ripeta la situazione attuale. In effetti i distributori hanno parlato di un caso senza precedenti: «Avevamo iniziato a denunciare questo fenomeno già 4 mesi fa e la situazione è ormai diventata insostenibile – ha spiegato Antonello Mirone, il presidente di Federfarma Servizi – I fenomeni di carenza di farmaci che vediamo ora non li abbiamo visti neppure in piena emergenza Covid». Ma perché scarseggiano medicinali che sono ritenuti “comuni” farmaci da banco? Nell’elenco dell’Aifa figurano, per esempio, Moment, Neo Borocillina, Nurofen e Spididol, ma anche Tachipirina, Efferalgan, Tachifludec e l’antibiotico generico Amoxicillina.

Perché mancano i farmaci?

Secondo il presidente di Farmindustria Marcello Cattani, c’entrano sia il Covid (con contagi in aumento), sia la guerra in Ucraina, con maggiori difficoltà di approvvigionamento, analogalmente a quanto sarebbe accaduto per altri prodotti, come i generi alimentari. A rassicurare, però, sono i pediatri.

I pediatri: perché non bisogna preoccuparsi

«Quello della carenza dei farmaci è un argomento che merita attenzione, ma senza allarmismo perché i principi attivi che possono servire, specie in età pediatrica, si contano sulle dita di una mano o poco più. Ci vuole indubbiamente attenzione al tema, soprattutto in un periodo dell’anno in cui c’è una grande frequenza delle patologie delle vie prime aeree, come con l’influenza o il raffreddore, ma ciò che può davvero essere utile sono in particolare i prodotti contro la febbre o i malesseri connessi alle malattie: si tratta per lo più di paracetamolo e ibruprofene» chiarisce Agostiniani. «Questo ci fa capire che le corse all’accaparramento non servono e anzi generano un’ansia ingiustificata», aggiunge Agostiniani.

Quali farmaci occorre avere in casa, sempre

A preoccupare è soprattutto il fatto che la carenza di farmaci generici confermata dall’Aifa arriva in un momento in cui sono maggiormente richiesti. Ma quali sarebbe davvero bene avere in casa? «Occorre una precisazione: quando parliamo di influenza e di tutte le malattie che in genere colpiscono le prime vie aeree, tipicamente i ragazzi e i bambini, ci riferiamo a forme di tipo virale, che quindi non si curano con un antibiotico. Per questo non ha senso precipitarsi per farne scorta – chiarisce Agostiniani – Queste malattie guariscono grazie alla capacità di risposta del nostro sistema immunitario: i farmaci, quindi, sono utili soprattutto per rendere meno gravosi i sintomi, per esempio per gestire la febbre e il malessere ce accompagnano la malattia, ma non per guarire».

Quali sono i sintomi da controllare

Ma cosa serve, invece, per curare il raffreddore o il mal di gola? Quali sono i campanelli d’allarme da non sottovalutare? «In genere si pensa che la febbre sia da evitare, ma io ricordo sempre ai genitori che non deve essere presa come espressione della gravità della malattia, è solo uno strumento che il nostro organismo ha per gestire la malattia. Il problema, casomai, è ciò che l’ha causata: nel caso dell’influenza, che tipicamente dà anche febbre, viene superata anche senza aiuto farmacologico, perché i medicinali servono soprattutto per far vivere meglio al bambino il tempo necessario a guarire», chiarisce il pediatra.

Quanto ai segnali a cui prestare attenzione, l’esperto non ha dubbi: «Più che la sola febbre, occorre valutare le condizioni generali: per esempio, se il bambino appare esageratamente abbattuto, sonnolento, non mangia e non ha voglia di giocare, anche se ha poca febbre, allora è bene valutare subito. Se, invece, ha la febbre alta ma con un antipiretico questa scende e lui torna a giocare e ad essere vivace, allora siamo in presenza di una situazione che ci lascia tranquilli. Attenzione, però: ricordiamo che l’influenza non passa in due o tre giorni e questo vale sia per i più piccoli che per gli adulti».

Cosa fare se nostro figlio sta male

Ma allora quanto occorre aspettare o con che febbre va chiamato il pediatra? «Non c’è una regola fissa, neppure quella dei tre giorni di febbre: se le condizioni generali sono buone, si può aspettare anche più di tre giorni a intervenire con i farmaci, mentre se il quadro complessivo non è buono occorre intervenire anche subito. Per questo evitiamo il fai-da-te e rivolgiamoci soprattutto al pediatra – spiega Agostiniani – Ricordiamoci, comunque, che i bambini hanno un sistema immunitario molto brillante, quindi il fatto che la febbre possa essere alta (anche superiore ai fatidici 38 gradi) significa che l’organismo sta combattendo la sua battaglia contro la malattia».

Il consiglio è di rivolgersi, quindi, al proprio medico o pediatra e avere pazienza: «Come detto l’influenza dura una settimana: non affrettiamoci a uscire e considerare guarito il ragazzo o il bambino, perché altrimenti si rischia una ricaduta, potenzialmente con effetti peggiori. Piuttosto, stiamo attenti a idratarlo bene, invogliandolo a bere, e lasciamo che si riposi adeguatamente» conclude l’esperto.