La febbre psicosomatica non si accompagna ad altri sintomi come mal di gola, raffreddore altri sintomi influenzali, consiste solo in un rialzo della temperatura. Se il primo istinto è quello di correre ai ripari, prendendo un antipiretico, gli esperti avvertono: si può trattare di febbre psicosomatica o febbre da stress. È il chiaro segnale che si sta vivendo una situazione di ansia: «Il nostro corpo percepisce un disagio prima ancora del nostro cervello, prima che ce ne rendiamo conto, e ci manda segnali sotto forma di sintomi come febbre o disturbi gastrici» spiega Paola Busonero, psicologa e psicoterapeuta.
Cos’è la febbre psicosomatica
La febbre psicosomatica è chiamata anche febbre da stress, solitamente compare senza altri sintomi di malattie, come un raffreddamento o dolori articolari, quindi ci fa preoccupare perché non ne capiamo la causa. Ma il motivo è psicologico: «Si attua un vero e proprio meccanismo da parte del corpo: invece di combattere virus e batteri è come se l’organismo volesse combattere qualcosa di altrettanto nocivo, che solitamente è un eccesso di stress. Può essere legato a un periodo lavorativo difficile, un lutto, uno shock o anche pensieri troppo negativi o emozioni destabilizzanti che la nostra mente non riescono a gestire» dice la psicologa e psicoterapeuta Pamela Busonero.
Come si distingue dalla febbre normale
La febbre è la prima risposta del nostro organismo a una “minaccia” di origine batterica o virale. Può essere fastidiosa, per questo spesso si fa ricorso ad antipiretici come il paracetamolo, anche quando non ce ne sarebbe bisogno. I medici, infatti, ricordano che i farmaci impediscono di fatto al corpo di mettere in atto una serie di misure per reagire alla malattia. «Quando compare la febbre, specie se persistente, occorre rivolgersi al proprio medico, che cercherà di individuarne la causa patologica. Ma se non ci fossero motivi fisici, allora occorre pensare a un fattore psicologico. Per distinguerla è utile ricordare che la febbre da stress solitamente compare alla sera per svanire al mattino, e non è associata a mal di gola e altri sintomi influenzali o simili» spiega la psicoterapeuta.
Il cervello ci dice di fermarci
Un gruppo di ricercatori dell’Università di Nagoya, in Giappone, ha indagato cosa accade nel nostro cervello quando compare una febbre da stress. Secondo lo studio, pubblicato sulla rivista Science, quando si è in ansia per qualche motivo, si attiva la regione anteriore del cervello, dove ha sede il sistema limbico che processa le emozioni, che a sua volta lancia un messaggio all’ipotalamo, in grado di innescare una serie di risposte nel corpo: aumento della pressione sanguigna, del battito cardiaco e appunto un rialzo della temperatura. Si tratta di segnali che ci mettono in guardia rispetto alle situazioni che ci causano tensione: «È come se il cervello ci chiedesse di fermarci o evitare la fonte di stress. Se non lo facciamo corriamo il rischio di effetti fisici, per questo si aziona un meccanismo di risposta da parte dell’organismo» spiega la psicologa.
Pandemia e febbre psicosomatica
«Durante la pandemia è stato rilevato un aumento di questo tipo di disturbi, anche se non ancora quantificabile l’incidenza. e potrebbe continuare fino a quando non saremo in una situazione di normalità. Questo per via delle maggiori preoccupazioni: prima erano legate al timore di contagio, ora invece hanno a che fare la perdita del lavoro o i problemi economici» dice la psicologa e psicoterapeuta Pamela Busonero. Le donne, poi, devono occuparsi anche della gestione contemporanea del lavoro e dei figli con la didattica a distanza e la mancanza di indicazioni sulla riapertura delle scuole.
Come curare la febbre psicosomatica
Oggi la febbre viene vissuta come un ostacolo al rendimento lavorativo o alla normale vita sociale. Per questo si registra un crescente ricorso agli antipiretici, che fa parlare gli esperti di “abuso”, perché la febbre di per sé non è una malattia. Cercare di eliminarla con un medicinale potrebbe nascondere la reale patologia che l’ha causata o un disagio psicologico. «In questo caso bisogna risalire alle cause, chiedendosi ad esempio se siamo soddisfatti del nostro lavoro o della nostra vita. Nei casi meno gravi può essere sufficiente cambiare alcune abitudini, concedersi qualche spazio in più. Ritagliarsi del tempo per l’attività fisica fa bene alla salute, aiuta a rilassarsi e a produrre serotonina, dunque a migliorare l’umore. Anche yoga e meditazione sono indicati. Ma se ci fossero miglioramenti, è bene rivolgersi a uno specialista» spiega la psicoterapeuta.