“Eliminare dal codice civile l’obbligo di fedeltà reciproca tra coniugi”. E’ quanto prevede un disegno di legge presentato al Senato da 16 parlamentari e in attesa della discussione preliminare alla commissione Giustizia di Palazzo Madama.

Un solo articolo per cancellare l’obbligo di fedeltà

La proposta è composta da un solo, sintetico articolo. Poche parole, più che sufficienti per dividere e contrapporre. Il tema è delicato, sensibile, pieno di implicazioni. Riguarda uno dei capisaldi del matrimonio, non esteso alle unioni civili. Andrebbe ad impattare sulle vite di un esercito di persone. Influirebbe su parecchi procedimenti di separazione e divorzio, con ricadute pesanti sugli ex coniugi. L’infedeltà, infatti, è una delle cause principali del naufragio di convivenze  e storie d’amore cementate dalle nozze.

Le motivazioni del disegno di legge

I promotori del ddl, nella relazione introduttiva, esprimono apertamente il loro punto di vista. “L’obbligo reciproco di fedeltà tra i coniugi – sostengono- è un retaggio di una visione ormai superata e vetusta del matrimonio, della famiglia e dei doveri e diritti dei coniugi . Ora si auspica un ulteriore passo in avanti che tenga conto della trasformazione della realtà, della società e dei rapporti tra i componenti del nucleo familiare”.

“La fedeltà non può essere imposta con una legge dello Stato”

«Grazie alle disposizioni in materia di riconoscimento dei figli naturali – incalzano i 16 senatori –  è stato superato il problema annoso della distinzione fra figli legittimi e figli naturali, distinzione odiosa che ha portato il legislatore a prevedere l’obbligo di fedeltà tra i coniugi. Il codice civile, stabilendolo, si richiama soprattutto alla fedeltà sessuale della donna: fino a non molto tempo fa – è la ragione – solo la fedeltà della medesima era un modo per ‘garantire’ la legittimità dei figli. Ma questa motivazione è stata superata: non esiste più la distinzione tra figli legittimi e figli naturali grazie all’equiparazione nei diritti di tutti i figli comunque nati”. E, ancora: “L’obbligo alla fedeltà deve essere inteso non solo come fedeltà sessuale, ma anche e soprattutto come fiducia e rispetto dell’altro, un valore importante, che però non si può ascrivere tra i doveri da imporre con legge dello Stato”.

Avvocati e persone comuni: le voci contro

Non per tutti, però, il colpo di spugna sulla fedeltà sarebbe una conquista. Anzi. Le voci contro non mancano, prima ancora della discussione in commissione Giustizia e in aula, dove non è detto che il disegno di legge riesca ad approdare entro la fine della legislatura. Katia Lanosa, vicepresidente dell’Associazione avvocati matrimonialisti italiani e responsabile della sezione dell’Emilia Romagna, si iscrive al fronte del no. “Il diritto di famiglia  – osserva il legale – negli ultimi tempi è stato travolto da uno tsunami di riforme, dopo decenni di sostanziale inerzia e indifferenza del nostro Paese rispetto ai profondi cambiamenti di costume e sociali che ci hanno investito. Ciò non significa che adesso, passata la lunga fase di stasi, si debba legiferare a oltranza. Pur salutando con favore gli interventi che si sono succeduti – continua Lanosa – ritengo che sul disegno di legge in questione vada fatta un riflessione profonda. Se si cancella l’obbligo di fedeltà, che è un valore laico e condiviso, che cosa rimane? L’egoismo? Lo stare insieme tanto per starci? Allora – lancia una provocazione – tanto varrebbe abolire in toto il matrimonio. Meglio le frequentazioni libere e spontanee”.

“Senza fedeltà non ci può essere una relazione”

Sempre a parere dell’avvocato Lanosa, quotidianamente a contatto con mariti e mogli giunti al capolinea, “senza fedeltà una relazione non può definirsi tale.  L’infedeltà – prosegue – rappresenta una delle principali cause per cui le coppie si separano e legittima l’azione volta ad ottenere il risarcimento dei danni morali. Eliminare l’obbligo di fedeltà dal codice civile significherebbe stravolgere tutto questo. La violazione del dovere di fedeltà  – ricorda – può essere causa di addebito della colpa ad uno dei due coniugi in corso di separazione, qualora sia stata la causa della crisi coniugale e non la conseguenza di un logoramento già in atto”. E a rimetterci di più, come già succede, sarebbero le parti più deboli delle coppie scoppiate, quasi sempre le donne.