Dare la paghetta a un bambino per le sue piccole spese è un’abitudine educativa. Perché gli fa prendere coscienza del valore delle cose. E, negli anni, gli insegna a gestire un bilancio. Questo avviene attraverso varie esperienze: la frustrazione per aver speso tutto; la fatica di risparmiare in previsione di un acquisto e la soddisfazione che ne segue. Non solo. Parlare a vostro figlio del bilancio di casa (senza terrorizzarlo con le rate del mutuo o le tasse), lo aiuterà a capire il valore dei soldi. Nel dargli la somma di denaro, però, evitate questi errori.
Non decidete per lui come deve spendere i suoi risparmi, sarebbe come privarlo del denaro che gli date.
Evitate di usare la paghetta come uno strumento di ricatto. Per esempio, si può premiare un ragazzo che prende buoni voti, ma non infilando nel suo salvadanaio una banconota con la paghetta: meglio dargliela a parte.
Non monetizzate i lavoretti di casa: mettere in ordine la camera e preparare la tavola sono compiti che è normale chiedere a un ragazzino. Invece, lavare la macchina o tagliare l’erba possono essere retribuiti. Ma, anche in quel caso, non si tratta più di paghetta: è una somma extra.
Ultima questione: paghetta settimanale o mensile? Dipende dall’età. Un mese, per esempio, è troppo lungo per un bambino di sette anni. Dai dieci anni, invece, una somma fissa tutti i mesi è l’ideale.