Sono figlia unica. Ecco l’ho detto. Ho ammesso la mia colpa. Quella di non aver avuto fratelli con cui confrontarmi, dividere i giochi e le attenzioni dei miei genitori. Sono una brutta persona, insomma. Almeno a detta di un sacco di gente.
Qualche sera fa stavo guardando la tv e sono capitata sulle Invasioni Barbariche. La Bignardi era alle prese con una intervista ad Alessandro Cattelan e quando lui, ignaro, ha ammesso di essere figlio unico, sul volto della giornalista e scrittrice è apparsa una smorfia di dolore accompagnata da qualche parola sul terribile destino che gli era toccato in sorte.
Ora, sì, probabilmente molti figli unici sono egoisti, egocentrici, egoriferiti. Ma non è che questa sia una legge universale. C’è anche gente normale in giro che, semplicemente, non ha avuto la fortuna di avere in casa dei bambini con cui giocare.
Io, per esempio, avrei dato tutte le mie bambole per avere qualcuno con cui condividere i noiosissimi pomeriggi passati dai nonni davanti alla tv. O, magari, non essere l’unico bersaglio dei rimproveri dei miei genitori per la-cameretta-in-disordine o la tavola-apparecchiata-male.
Non che la mia infanzia sia stata tutta sofferenza e dolore. Anzi, per anni sono stata l’unica nipote amata e coccolata da una grande famiglia.
In più essere figlia unica mi ha insegnato tante cose. Eccone alcune.
1. Abituata a stare da sola, oggi amo silenzio e solitudine (beni rari e preziosi quando in casa girano due bambine sotto i cinque anni). Non vado in crisi se il telefono non squilla, le amiche si dimenticano di wattsupparmi, le colleghe per una volta non mi invitano a pranzo.
2. Fin da piccola mi sono data da fare per stringere amicizia e ho imparato a parlare anche con i muri. Se oggi mi trovo in un gruppo di persone che non conosco, qualche parola riesco sempre a metterla insieme.
3. I miei hanno sempre lavorato. Quindi io sono sempre andata al prescuola, a scuola e al doposcuola. Praticamente li vedevo la mattina alle sei e mezza e la sera alle otto. E ho imparato subito che figlio unico non fa rima con viziato.
4. Ho capito che l’amicizia va coltivata. Un amico non è come un fratello, geneticamente programmato per volerti bene. Gli amici, se li tratti male, possono anche voltarti le spalle.
Infine, due cose che l’essere figlia unica non mi ha insegnato (ma che avrei voluto imparare prima).
1. Litigare come si deve. Quando in casa c’è un tuo pari (un fratello o una sorella) e le cose non girano come vuoi tu, impari fin da subito a farti valere e ad alzare la voce. Quando sei da solo, invece, al massimo puoi arrabbiarti con te stesso.
2. Fregarmene un po’ di più. Oggetto delle aspettative di tutta la famiglia, ho sviluppato un grande senso del dovere. Che, diciamolo, a volte è solo un inutile e pesantissimo fardello.
E a voi è piaciuto crescere come figli unici? Conoscete qualche figlio unico simpatico?