Si chiama Formula Equal e sarà la prima scuderia gender parity della Formula Uno. A progettarla in gran segreto è stato, negli ultimi quattro anni, Craig Pollock, noto per essere stato il manager di Jacques Villeneuve e per avere fondato la British American Racing, il team di F1 ora di proprietà della Mercedes. «La nostra ambizione è offrire e costruire opportunità e percorsi affinché le donne raggiungano il massimo livello negli sport motoristici», ha spiegato Pollock alla Cnn. Ha aggiunto: «L’idea è costruire una scuderia composta per il 50 per cento da uomini e per il 50 per cento donne. Il che è estremamente difficile da fare se hai già un team. Ma è più facile se parti da zero».
Formula Equal avrà uomini e donne in ogni settore
Formula Equal avrà il 50 per cento di uomini e il 50 per cento di donne in ogni settore dell’organizzazione: dagli amministratori agli ingegneri, fino ai piloti. Pollock ha già candidato la scuderia affinché venga ammessa nelle competizioni. Se tutto andrà come previsto, Formula Equal debutterà nel 2026. Ovviamente, si tratterebbe di uno sviluppo notevole in uno sport e in un’industria spesso accusati di assoluta mancanza di parità di genere.
Ancora troppe poche donne in Formula Uno
Un sondaggio del 2016 condotto dalla Fia, la Fédération Internationale de l’Automobile, che organizza la Formula Uno, aveva evidenziato che nel motorsport europeo le donne rappresentano il 6,5 per cento dei piloti, il 16 per cento dei dipendenti istituzionali e il 19 per cento dei volontari. La commissione Women in Motorsport della Fia, inaugurata nel 2009, cerca di cambiare queste cifre promuovendo la partecipazione femminile in pista e fuori pista attraverso eventi, iniziative e programmi educativi. Tra le sue ambasciatrici ci sono la pilota britannica Susie Wolff, che nel 2014 è diventata la prima donna dopo ventidue anni a prendere parte a un Gran Premio, e la colombiana Tatiana Calderon, che ha lavorato come collaudatrice per il team Sauber F1, ora Alfa Romeo.
L’obiettivo di Formula Equal va oltre le gare
La Fia ha anche un programma, Girls on Track, che mira a individuare e supportare le giovani di maggior talento nella loro scalata al vertice dell’automobilismo sportivo.
Per Pollock, Formula Equal non significa solo portare le donne al volante delle auto di F1, ma anche avere pari rappresentanza in tutto il team. «Sappiamo che dovremo passare attraverso i nostri sistemi accademici», ha detto alla Cnn, « e sappiamo anche che dovremo costruire tutto, perché al momento non ci sono abbastanza donne preparate fino al livello della Formula Uno e devono guadagnarsi un posto proprio lì».
Sulla griglia di partenza ci saranno piloti donne
Attualmente sulla griglia di partenza della Formula Uno ci sono dieci squadre, ciascuna con due piloti. All’inizio di quest’anno, la Fia ha aperto una procedura di candidature per trovare uno o più nuovi team di F1 da inserire nel campionato del 2025, 2026 o 2027. «La Formula Uno è un po’ come un setaccio», ha detto Pollock, «devi stare molto attento con chi parli. Ho dovuto praticamente ammettere che sì, è vero, abbiamo fatto domanda per introdurre il nostro team».
Entrare in F1 costerà circa un miliardo di dollari
Come parte del processo di selezione la Fia valuterà, tra le altre cose, il piano aziendale dettagliato, l’esperienza, le capacità tecniche e le risorse del team e il potenziale per raccogliere e mantenere finanziamenti sufficienti. Vista la sua grande esperienza nel settore, Craig Pollock è ben consapevole delle enormi quantità di denaro necessarie per fare decollare una scuderia. Solo lo scorso anno il capo della Mercedes, Toto Wolff, aveva stimato che entrare in Formula Uno a un nuovo team sarebbe costato circa un miliardo di dollari. Ma Pollock sembra avere già trovato i finanziamenti: «Siamo in trattativa con un Paese dell’area del Golfo», ha spiegato alla Cnn, «è ancora presto per parlarne, ma spero che funzioni perché ci vogliono davvero un sacco di soldi».
Formula Equal sarà finanziata dall’Arabia Saudita
Parole che hanno alimentato i gossip su un coinvolgimento dell’Arabia Saudita, un Paese con audaci ambizioni nello sport e che ha ospitato per la prima volta un Gran Premio nel 2021. La Cnn ha contattato la Federazione automobilistica di questo Paese, ma non ha ricevuto risposta. Ma sono bastati i rumors su un coinvolgimento dello stato del Golfo per scatenare mille polemiche. Non è un mistero, infatti, che in questo Paese la situazione dei diritti umani non è affatto rosea.
«Lo sport deve fare di più per difendere i diritti umani»
La gara dello scorso anno a Jeddah è andata avanti nonostante un attacco a un deposito di petrolio vicino alla pista rivendicato dai ribelli Houthi dello Yemen. Inoltre, il sette volte campione del mondo Lewis Hamilton, così come diversi gruppi per i diritti umani, ha espresso disagio per la situazione dei diritti umani in Arabia Saudita. «Andando in luoghi con problemi di diritti umani come questo, lo sport ha il dovere di aumentare la consapevolezza e cercare di lasciare un impatto positivo», ha detto Hamilton prima della gara. Ha aggiunto: «Sento che si deve fare di più».
Formula Equal: via libera a uguaglianza e sostenibilità
Avere una squadra di Formula Uno gender parity in Arabia Saudita sarebbe molto significativo, considerato che fino al 2018 alle donne saudite era vietato guidare. Pollock ha sottolineato: «Non siamo andati noi da loro, sono stati i sauditi a venire da noi. Formula Equal fornirà opportunità e percorsi per tutte le donne che vogliono cimentarsi in questo settore. Promuoveremo uguaglianza, diversità, inclusione e sostenibilità.».