Un recente provvedimento di un giudice di Roma, che impone a una madre di rimuovere le foto del figlio dai social network, torna a far riflettere su un tema di interesse diffuso. Un genitore può postare scatti dei figli e commenti sulle vicende personali e familiari, anche le più spinose? Alcune risposte arrivano da una direttiva Ue che entrerà in vigore il 25 maggio 2018: da quella data, non sarà possibile pubblicare foto di figli che abbiano compiuto 16 anni senza il loro consenso.
La vicenda del ragazzo 16enne
Un ragazzo di 16 anni ha il diritto di non vedere sbandierata la propria vita sui social network, nemmeno se a pubblicare foto, informazioni e commenti è la madre. Non solo. Sebbene non sia ancora maggiorenne, può chiedere di togliere dalla rete tutto ciò che parla di lui e delle controverse questioni familiari. La mamma iperattiva sul web, specularmente, ha il dovere e l’obbligo di rimuovere immagini e testi che riguardano il figlio. Il primo invito formale, mesi fa, non è servito a nulla. Ma se la donna continuerà a non provvedere e a diffondere scatti e testi, se non rispetterà l’ultimatum che scade il primo febbraio, dovrà pagare una maxi multa, un salasso da 10 mila euro, da devolvere al ragazzo e al padre. Lo ha stabilito qualche giorno prima di Natale il giudice di Roma cui è toccato occuparsi del caso. Una vicenda complessa e dolorosa. Il sedicenne è figlio di due ex coniugi ai ferri corti. A entrambi, in sede di separazione, è stata sospesa la responsabilità genitoriale per le “condotte gravemente pregiudizievoli” per il ragazzo. I rapporti con la madre si sono interrotti. Per fare gli interessi del minore, un adolescente fragile e in psicoterapia, sono stati nominati un tutore e un curatore speciale.
La vita di un minore messa in piazza
L’ordinanza racconta quello che ha passato il ragazzo. La mamma ha messo in piazza – la piazza virtuale – i fatti di famiglia e le vicissitudini del figlio, “rese note con un uso costante e sistematico dei social network”. E l’esistenza del sedicenne ne ha risentito negativamente, tanto che ha chiesto il nulla osta (poi accordato) per poter andare a studiare negli Stati Uniti e sottrarsi a una situazione insostenibile. “Che speranze ho qui, dove tutti conoscono la storia? Una persona che dice di volermi bene – ha ripetuto, riferendosi alle schermate di pagine social firmate dalla madre – può scrivere queste cose?”. Il giudice ha ordinato alla mamma di porre rimedio, pena la maxi multa, e ha sancito per il figlio la “necessità di seguire un percorso privo delle pressioni, anche mediatiche, che subisce nel nostro Paese”. A causa della madre “passa per malato” e i coetanei italiani “sono a conoscenza di quello che viene pubblicato sul web sul suo conto”.
Le norme che tutelano i diritti dei minori
I diritti degli under 18 vengono sempre prima. Sono garantiti, almeno in teoria, da più norme. Il principio giuridico alla base di divieti e ordini di rimozione – ricordano il Sole 24 Ore e i siti specializzati – è semplice. L’articolo 96 della legge sul diritto d’autore (datata 1941, decenni prima dell’avvento dei social) prevede che il ritratto di una persona non possa essere esposto senza il suo consenso, salvo eccezioni. La stessa cosa è disposta dal decreto legislativo sulla privacy del 2003. I minori, inoltre, hanno la protezione supplementare data dalla Convenzione sui diritti del fanciullo di New York e dalla Carta di Treviso. Dalla parte di bimbi e ragazzi c’è anche il regolamento dell’Unione europea del 27 aprile 2016, che entrerà in vigore dal 25 maggio 2018: «L’immagine fotografica dei figli costituisce dato personale» e «la sua diffusione integra una interferenza nella vita privata». Sui genitori, non va scordato, ricadono pure gli obblighi previsti dal codice civile. Gli articoli 147 e 357 impongono a madri e padri il dovere di cura e di educazione dei figli, onore che comprende la gestione della loro immagine pubblica.
Altre decisioni dalla parte dei più piccoli
Nella direzione indicata dal giudice romano erano già andate altre ordinanze emesse negli ultimi anni in altre città. Un paio di esempi. Nel settembre 2017 il Tribunale di Mantova ha imposto a una mamma, in conflitto con l’ex partner e anche lei iperattiva in rete, di togliere dai social le foto dei figli e di non postarne più: la pubblicazione delle immagini di un minore, è stato ribadito, può essere un danno per il minore stesso, perché lo espone ai rischi di cui è pieno il web. Per due genitori bresciani, divisi, è stato concordato il divieto di pubblicare foto della figlia minore su siti internet e sui social network. Gli scatti con la bambina sono stati messi al bando, come immagini di profilo, pure su applicazioni tipo WhatsApp e simili.
Servono clausole ad hoc nelle cause di separazione
Sempre più spesso, e in tutta Italia, le controversie sull’uso delle foto dei figli si incrociano con le cause di separazione e divorzio. Gli avvocati matrimonialisti suggeriscono di far inserire clausole ad hoc – il divieto di pubblicazione delle immagini dei figli sui social, in primis – nelle condizioni pattuite dagli ex coniugi, in genere poi puntualmente approvate dai giudici.
La tutela dei minori prima di tutto
Tornando all’ultima ordinanza, questo il commento dell’avvocato Grazia Ofelia Cesaro, presidente della Camera minorile di Milano e responsabile del Settore Internazionale dell’Unione nazionale delle camere minorili: “ll Tribunale di Roma ha scritto una pagina importante a tutela dei diritti dei minori. Il rapporto tra figli adolescenti e genitori, già complicato di per sé, rischia di conoscere nuovi ostacoli negli ultimi anni a causa dell’avvento dei social network. Quale è, quindi, il punto di equilibrio tra la volontà di privacy dei ragazzi e l’attivismo “social” dei genitori? Per l’estensore del provvedimento, a mio avviso del tutto correttamente, deve prevalere il diritto dei minori alla tutela della loro immagine e della loro vita privata, come previsto anche dalla Convenzione di New York sui diritti dei fanciulli”.
Il giudice può stabilire anche le sanzioni pecuniarie
“L’ordine di rimozione delle immagini e dei post e la previsione di sanzioni pecuniarie per la madre in caso di inottemperanza – spiega sempre l’esperta – si inseriscono pienamente nell’ambito dei poteri d’ufficio riconosciuti all’Autorità giudiziaria, chiamata a proteggere i minori vittime di comportamenti penalizzanti dei genitori: il figlio, nel caso romano, ha addirittura manifestato il desiderio di completare il ciclo di studi all’estero pur di sfuggire alle reiterate lesioni del suo diritto alla vita privata ed all’immagine.
La nuova direttiva Ue: i figli dovranno dare il consenso
“L’ordinanza di cui stiamo parlando – continua l’avvocato Cesaro – segna un precedente destinato comunque a diventare la regola. Il 25 maggio del 2018, infatti, entrerà in vigore il Regolamento Ue 679 del 2016: le linee guida europee prevedono l’obbligo di acquisire il consenso del minore che abbia compiuto almeno 16 anni (o anche un’età diversa, se così sarà stabilito dai singoli Stati) per poter pubblicare le sue foto o i suoi dati personali. Ne consegue che il genitore non potrà lecitamente rendere pubbliche immagini, o notizie del figlio minore, senza aver ottenuto il suo assenso”.